Un armadio pieno di vestiti e assolutamente nulla da indossare. Il problema affliggeva addirittura Carrie Bradshaw nella - fornitissima - cabina armadio che ha fatto sognare generazioni, e con lei lo ripetono tipo mantra le donne di tutto il mondo, solitamente davanti a guardaroba straripanti che in merito non hanno nessuna colpa.
La spiegazione dell'esperta
«Non si tratta di una mancanza effettiva di capi da indossare – ci spiega Chiara Salomone, esperta di neuroscienze applicate alla moda e creatrice della pagina Instagram Moda e Psiche – quanto di non riuscire a trovare niente che riesca a vestire il modo in cui ci sentiamo in quel momento. Eppure tutti possediamo capi che, ovviamente, ci piacciono, altrimenti non li avremmo comprati. Il problema è che spesso corrispondono al nostro io ideale più che a quello reale, con il quale dobbiamo invece convivere». Il fast fashion, in questo senso, ha fatto i suoi bei danni. Così come i social, che ci propinano ogni minuto la perfetta influencer di turno con il suo look studiato nei minimi particolari.
«Questa continua stimolazione è come una goccia cinese nella nostra mente – spiega Alessandra Ambrosini, personal stylist italiana di base a Glasgow, Scozia – un tempo avevamo le idee molto più chiare su chi eravamo. Bisogna fare un passo indietro e partire da dentro, indagare sulla propria personalità, su ciò che d'istinto ci attira e sul messaggio che vogliamo trasmettere». Come uscire dall'impasse? Per molte è diventata questione di prim'ordine la ricerca di un più o meno fantomatico stile personale a suon di palette di armocromia accuratamente studiate e disquisizioni morfologiche (fisico a pera, a mela, ad arancia e via dicendo). Tutti concetti che però ci hanno un po' annoiate: secondo le esperte, più che a un'inarrivabile perfezione, è meglio puntare sull'accettazione. Come facevano le icone di stile passate alla storia: Anna Magnani, Maria Callas, Lady Diana. «Non erano perfette ma bellissime perché trasmettevano, attraverso uno stile personale ben definito, una profonda consapevolezza di sé – spiega Ambrosini – Quindi seguire i trend a tutti i costi non serve».
Lunghezza e forme
Anche perchè il concetto di ciò che “va di moda” è ormai datato e in fatto di stile paga soprattutto l'originalità. Impazzire perché i jeans “del momento” non ci stanno bene è acqua passata, insomma, anche se qualche giovanissima purtroppo lo fa ancora, racconta Ambrosini. «In realtà in questo periodo storico abbiamo più libertà di manovra – spiega la stylist - Per esempio i blazer oversize che spopolano sui social non stanno bene a tutte, ma online e nel second hand possiamo senza tanti sforzi trovare altri modelli». Magari scegliendoli non per far risultare la nostra figura più proporzionata, ma in base a come ci fanno sentire. «Quello che mi chiedono più spesso ultimamente è “voglio sentirmi forte” - sottolinea Salomone – abiti strutturati danno una posizione più eretta, utile per emanare sicurezza. Così come un accessorio per noi importante, magari la borsa che ci ricorda una persona cara, o quella spilla che ci hanno regalato il giorno di un traguardo, ad esempio la laurea».
Comprare meno, comprare meglio
E il famigerato guardaroba capsule, composto da pochi pezzi (ma buoni) può davvero esserci utile per non sguazzare nel dilemma ogni volta che apriamo l'armadio. La strategia vincente? “Comprare meno e meglio”, per dirla con la compianta Vivienne Westwood. Le regole da seguire sono poche e semplici. Un occhio alla lunghezza e alle forme (per stare comode), puntare sui colori che ci fanno sentire meglio anche nei giorni “no”, spiega l'esperta di neuroscienze. Ma bisogna anche fare i conti con la realtà e guardare alla routine delle nostre giornate: belli gli abiti da sera, ma difficile che ci servano per accompagnare i figli a scuola. Scegliendo capi basic, invece, non si sbaglia: un trench, un denim che calzi a pennello (sì, trovarlo è possibile), una giacca e un paio di scarpe comode.
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