Ore decisive per Iras e Casa Serena: la Regione non vuole la demolizione, il Comune non ha i soldi per la ristrutturazione

Mercoledì 5 Aprile 2023 di Elisa Barion
La casa di riposo

ROVIGO - Per il futuro di Iras e di Casa Serena sono giorni di attesa. La trattativa tra Comune e Regione, che dovrebbe salvare la più grande casa di riposo del Polesine e stabilire come sarà impiegato l’enorme immobile di via Bramante, sembra aver subito l’ennesima frenata. Palazzo Nodari, infatti, non ha ancora ricevuto una risposta formale dalla Regione in merito all’ultima versione della proposta di accordo inviata dal Comune stesso, lo scorso 23 marzo. Tuttavia, il dialogo tra il sindaco Edoardo Gaffeo e l’assessore regionale Manuela Lanzarin sta proseguendo e anche ieri mattina tra i due c’è stata una telefonata che ha messo qualche carta in più sul tavolo della trattativa sempre in salita. E stando a quanto è emerso, la Regione è pronta a dire no all’ipotesi di demolizione, anche parziale, di Casa Serena.
Ipotesi spuntata tra l’altro solo di recente, attraverso una specifica clausola inserita nel testo della bozza e sulla quale Gaffeo aveva dato spiegazioni nel corso dell’ultimo consiglio comunale. «La questione relativa alla possibilità di procedere a una operazione di demolizione e ricostruzione non era stata inizialmente ideata dall’amministrazione perché su una parte di immobile abbiamo delle tempistiche legate al Pnrr da rispettare. Sull’altra parte non è escluso di procedere con una demolizione e ricostruzione e l’abbiamo sottoposta alla valutazione della Regione, in modo libero, inserendo una specifica clausola».

PARERE CONTRARIO

A quanto pare, però, la Regione sembra orientata a bocciare l’ipotesi: Casa Serena resta così com’è e il Comune, una volta sciolta la convenzione che lega l’immobile di via Bramante a Iras, se la riprenderà tale e quale, potendo solo intervenire per ristrutturare la parte di propria competenza, mentre un’altra porzione, sempre secondo la proposta di accordo, dovrebbe essere acquistata dall’Ater. Dunque il Comune dovrà mettere mano al portafoglio, sborsando le risorse necessarie alla ristrutturazione che non sono poche. Secondo le stime, la cifra che il Comune dovrà mettere sul tavolo si aggirerebbe intorno ai 17 milioni. Non proprio noccioline, considerando che il bilancio comunale si attesta sui 50 milioni complessivamente. Per questo, forse, sarebbe stato più conveniente demolire e ricostruire.

PIANO DI RISANAMENTO

Altro nodo che ancora non è stato sciolto e sul quale Palazzo Nodari sembra irremovibile, tanto da inserirlo anche nell’ultima bozza di accordo, è la richiesta di ottenere dall’Iras un «apposito piano risolutivo di risanamento, asseverato, previo documentato assenso da parte dei soggetti terzi coinvolti nel piano stesso, che dimostri il conseguimento di una effettiva e prolungata redditività della gestione, in grado di consentirne nel medio-lungo periodo il rientro della esposizione debitoria residua». Questo perché il Comune, prima di erogare all’Iras i famosi 3,1 milioni in via transattiva per lo scioglimento consensuale della convenzione che affidava la gestione di Casa Serena allo stesso Iras in cambio delle spese di manutenzione, vuole essere certo che il piano di risanamento sia solido. Nel frattempo, Ater, in virtù di una deroga concessa dalla Regione alle graduatorie di assegnazione degli alloggi, sta cercando una nuova sistemazione per gli ultimi inquilini rimasti a Casa Serena, il cui edificio avrebbe dovuto essere liberato entro il 31 marzo. Il fatto di aver sforato i tempi, comunque, non rappresenta un problema, dal momento che Casa Serena ritornerà al Comune solo dopo lo scioglimento della convenzione che a sua volta avverrà solo dopo la firma dell’accordo di programma, quando che quest’ultimo sarà stato approvato dal consiglio comunale. Sempre che Comune e Regione raggiungano la fatidica intesa.
 

Ultimo aggiornamento: 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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