Lotta al granchio blu, i pescatori di Porto Tolle alla Regione: «Ottantamila euro sono solo una goccia nel mare»

Venerdì 4 Agosto 2023 di Anna Nani
Una cassetta di granchi blu pescati a Porto Tolle

PORTO TOLLE (ROVIGO) -  «Bene gli 80mila euro stanziati dalla Regione, ma occorre fare di più». Così Luigino Marchesini, presidente del Consorzio pescatori del Polesine, sulla cifra messa a disposizione dalla giunta regionale per la lotta al granchio blu. «Questa cifra coprirà unicamente i costi per le ‘celle’ che stiamo acquistando per lo smaltimento dei crostacei recuperati e delle altre attrezzature che stiamo mettendo in campo per combatterli. Questa specie ha invaso e devastato le nostre lagune». 

EMERGENZA EPOCALE

Marchesini si focalizza sull’incontro a Roma con il sottosegretario al Ministero dell’agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra con l’Alleanza delle coop e le associazioni di categoria: «Abbiamo sollecitato lo stanziamento di ulteriori fondi per la calamità naturale che si è abbattuta sul nostro settore. L’invasione dei granchi blu ci ha fatto perdere la semina su cui abbiamo investito per quest’estate e il prossimo inverno, oltre che quel po’ di seme naturale che era nato. È inutile girarci intorno: serve uno strumento immediato per i ristori ai pescatori che devono far fronte a un’emergenza epocale». Delle 4.000 imprese che operano tra Emilia Romagna e Veneto - da Comacchio a Goro, da Rosolina a Porto Viro e a Porto Tolle - più della metà hanno sede in quest’ultima località (1.500 quote di vongole più gli impianti di ostriche, cozze Dop ed offshore compreso tutto l’indotto). C’è un intero paese che rischia di crollarePoro Viro. «Noi pescatori continueremo ad impegnarci fino all’ultimo per pescare più granchi che possiamo, dato che al momento sembra essere l’unica strada percorribile - prosegue Marchesini - Nel mentre confidiamo che scienza e tecnologia facciano il loro corso rapidamente, magari confrontandosi con chi ha già avuto a che fare con questa specie».

MIGRAZIONE DI QUOTE 

A chi continua a proporre di mangiarlo per la sua bontà il presidente risponde: «Non escludiamo di riuscire a trasformarlo in una risorsa, stiamo incontrando aziende interessate alla trasformazione del prodotto, ma è un’iniziativa di medio-lungo periodo e noi siamo attualmente in piena emergenza. La nostra economia è un’eccellenza con una storia di marchi riconosciuti in tutto il mondo: le vongole veraci, le cozze Dop, le ostriche rosa sono prodotti che ci hanno fatto conoscere e che sono il fondamento delle nostre aziende a cui non possiamo e soprattutto non vogliamo rinunciare». La prima azienda della provincia, per fatturato e numero di lavoratori, rischia di sparire: «Le quote in Canarin, circa 400, si stanno spostando tutte in Sacca di Scardovari e in Barbamarco nelle quali comunque è in corso la depredazione. Una criticità che va ad aggravare la già poco rosea situazione della semina naturale che stavamo riscontrando a fronte dell’annosa questione della vivificazione. Al momento non siamo in grado di quantificare quanto prodotto venga mangiato giornalmente, ma se continuiamo a pescarne 120 quintali al giorno, va da sé che il contenimento è lontano. Siamo davvero preoccupati per quello che da sempre è il nostro periodo migliore per le vendite».
 

Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 08:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci