Rovigo. Numeri impietosi nel 2022 per le imprese che operano nel settore culturale in provincia

Le imprese con dipendenti attive nel settore Cultura sono 150 e danno lavoro a 1.140 persone, appena il 3% del totale regionale. Nel settore viene richiesto personale altamente qualificato, ma si ricorre a personale in somministrazione

Sabato 3 Giugno 2023 di Francesco Campi
Palazzo Roverella

ROVIGO - A Rovigo le imprese con dipendenti attive nel settore Cultura sono 150 e danno lavoro a 1.140 persone, appena il 3% del totale regionale; solo Belluno ha numeri inferiori, 110 imprese per 920 dipendenti. In Veneto le imprese culturali sono 4.900 con 47.270 lavoratori dipendenti, mentre a livello nazionale il totale è di 57.430 e 626.950 lavoratori occupati. La fotografia è della Camera di Commercio di Venezia Rovigo con il volume "Imprese e professioni culturali e creative, 2022" del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal e analizzato in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne.
La pubblicazione offre i dati relativi alle richieste occupazionali e ai fabbisogni professionali espressi dalle imprese nel 2022 e lo scorso anno, si spiega, le imprese "culturali e creative" hanno programmato l'assunzione di circa 278mila lavoratori: il 5,4% della domanda di lavoro totale delle imprese dei settori industria e servizi.

A queste entrate si aggiungono ulteriori 20mila entrate programmate dalle imprese del Made in Italy a contenuto culturale e, soprattutto, quasi 362mila assunzioni collegate alle imprese del turismo a prevalente vocazione culturale.


Poco presente


Turismo a vocazione prevalentemente culturale che in Polesine è ben poco presente, nonostante due musei archeologici nazionali, ad Adria e Fratta, qui nella splendida cornice della palladiana Villa Badoer. Un po' di ossigeno lo dà, come sempre, il richiamo delle grandi mostre del Roverella, che intercetta e convoglia su Rovigo flussi importanti di "turisti culturali". Ma, restando solo all'analisi della Camera di Commercio, è improponibile anche solo un confronto con Venezia. Dall'analisi sul 2021 del Sistema statistico regionale su dati Istat, emerge però come a superare il Polesine ci siano anche realtà non dissimili: fra i primi i 14 comuni non capoluogo veneti, in una graduatoria stilata in base al numero di visitatori 2021 degli istituti museali, figurano Malcesine con 106.295 visitatori, Stra 44.338, Rocca Pietore 38.390, Possagno 33.123, Arquà Petrarca 28.742, Longarone 17.748, Chioggia 14.938, Mira 14.900, Bassano del Grappa 13.794, Pieve di Cadore 12.374, Bardolino 12.001, Monselice 8.557, Vittorio Veneto 9.474, Conegliano 7.426.


Entrate previste


Quanto alla propensione alle assunzioni del "sistema produttivo culturale e creativo", le entrate previste a Rovigo erano 470, l'11,3% in industrie culturali, il 10% in performing arts e intrattenimento, il 3,2% in industrie creative, il 3,2% nel patrimonio storico artistico, lo 0,2% nel Made in Italy a contenuto culturale nemmeno una nel turismo a prevalente vocazione culturale e il 72% nella categoria "Altri settori economici". Le imprese polesane del settore culturale, intervistate nel 2022, hanno cercato in particolare giovani fino ai 29 anni d'età, nel 40,9% dei casi rispetto ad una media nazionale del 32,3% e veneta del 35,7%, con previsione della necessità di ulteriore formazione nell'86,4% dei casi, lamentando tuttavia una difficoltà nel reperimento delle figure professionali cercate per il 46,4% delle entrate previste. Non a caso, in questo settore, in controtendenza con le previsioni inerenti alle entrate di tutti i settori economici e d'impresa, si cerca personale altamente qualificato: 28,4% laureati, seppur la media nazionale sia il 40%, mentre il 32,1% personale con istruzione di scuola secondaria superiore e il 4,3% diplomati in Istituti tecnici superiori. Colpisce più di tutto la qualità dell'occupazione proposta: solo il 60,6% prevede di assumere personale dipendente rispetto al 73% a livello nazionale e 72,2% nazionale, mentre nel 31,2%, il triplo rispetto alla media nazionale dell'11,2% e il doppio di quella veneta del 16,4%, si prevede di ricorrere a personale in somministrazione e nel 7,9% ad altri lavoratori non alle dipendenze. Forse le difficoltà di reperimento dipendono anche da questo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci