Francesco, primo trapiantato al mondo a cuore "bloccato": «Sono stato praticamente morto per 20 minuti»

Mercoledì 29 Novembre 2023 di Marco Scarazzatti
Francesco con il professor Gino Gerosa

ROVIGO - Da sei mesi ha un cuore nuovo e la sua vita è nettamente migliorata. Francesco, 46enne rodigino, racconta l’intervento al cuore subìto a Padova: un intervento eccezionale, il primo al mondo in cui il cuore è stato fermo per venti minuti.

«Tutta la vicenda nasce con una cardiopatia congenita, scoperta dal medico pediatrico, Reca, alla fine degli anni Settanta, per caso. Il 20 aprile 1982, quando avevo 4 anni e mezzo, ho avuto il primo intervento, operato dall’equipe del famoso professor Vincenzo Gallucci. Mi è stato chiuso un canale antiventricolare sinistro, quindi una vena, un soffio nel gergo comune. La mia vita in tutti questi anni è continuata con tutte le limitazioni del caso: non potevo fare sforzi di nessun tipo, e non ho mai potuto praticare alcun tipo di sport. Ho rinunciato alle varie attività con gli amici. Però ho seguito lo stesso le discipline che mi piacciono, anche se in maniera secondaria: il calcio, arrivando a fare lo steward a San Siro per i disabili, e poi il rugby, diventando aiutante nella Rugby Rovigo nella preparazione delle partite. Nel 2017 sono andato a fare una visita di controllo all’ospedale di Rovigo, dopo svariati anni trascorsi al Policlinico di Padova».

Il 10 febbraio 2017 il cardiologo Silvio Aggio, con un’ecografia, riscontra in Francesco un problema: si era riaperto il “soffio” e in più c’era un’insufficienza mitralica notevole. «Sono andato dal dottor Riccardo Zanella, il quale mi ha prospettato le terapie che avrei dovuto fare. Nel marzo 2017 ho il primo incontro con il professor Gino Gerosa, il quale mi dice che da lì in poi sarò seguito solo dalla sua equipe. Resto in contatto con Assunta Fabozzo, cardiochirurga del suo team. Iniziano i controlli approfonditi anche con la dottoressa Daniela Mancuso, cardiologa, la quale nel marzo del 2018, a seguito di una serie di esami, decide di ricoverarmi. Il 25 luglio 2018 vengo sottoposto, dopo 36 anni, al secondo intervento, con la ricostruzione plastica della valvola mitrale e tricuspide. Vengo operato dal dottor Maurizio Rubino. L’operazione da un lato va bene, ma la mitrale continua ad avere un’insufficienza importante. Resto per oltre 13 ore sotto i ferri. Vengo dimesso con la speranza che le cose siano a posto, ma in realtà mi sentivo peggio di prima».

IN LISTA PER IL TRAPIANTO

Francesco viene ricoverato varie altre volte. «Nel 2020 ho fatto una prova da sforzo e il medico dello sport mi ha detto chiaramente che c’era un’insufficienza grave. Con queste carte sono ritornato dal professor Gerosa, il quale mi ha detto che l’unica soluzione era quella di mettermi in lista per essere trapiantato. Il 12 ottobre 2020 sono stato messo in lista e da qui è iniziata l’attesa. Da una parte ero sollevato, da un’altra angosciato, avevo paura anche a uscire di casa. Ho esposto il problema al professore, il quale assieme alla sua equipe mi ha rassicurato. Alla sera non ce la facevo più a respirare. A marzo di quest’anno ho avuto un altro colloquio con Gerosa e qui ho avuto il primo rapporto diretto con il dottor Nicola Pradegan, che tutt’ora mi segue».

L’OPERAZIONE

Venerdì 5 maggio, alle 19, «ricevo la telefonata del dottor Pradegan, il quale mi avvisa che il giorno dopo sarei dovuto andare a Padova, per firmare una carta. L’appuntamento è stato poi spostato a lunedì 8 maggio, giorno nel quale dò il mio consenso per il trapianto a cuore morto, con il nuovo protocollo nazionale, emesso qualche giorno prima. Sono stato il primo caso al mondo di una persona trapiantata con attività cardiaca e cerebrale fermate contemporaneamente, per 20 minuti sono stato tra la vita e la morte. Vengo ricoverato il 10 maggio: mi chiamano da Padova alle 10.25, alle 11.45 sto già facendo il tampone. Sono stato operato l’11 maggio, giorno del compleanno di mio padre. L’intervento è iniziato alle 15.30. Abbiamo dovuto attendere l’arrivo del cuore asportato da Treviso, messo sotto una pompa con appositi macchinari. Superata l’operazione, sono stato ricoverato per venti giorni in terapia intensiva, fino al 1. giugno, quando sono stato trasferito in semi-intensiva. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, è venuto a vedermi quando ancora ero in terapia intensiva. Il 21 giugno sono stato dimesso, dopo i canonici 40 giorni dei trapiantati. Mi hanno salvato la mia grande forza d’animo e la mia carica di guerriero, come mi ha detto il cardiochirurgo Maurizio Rubino».

Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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