ROVIGO - L'appello fatto a fine agosto non è stato ancora raccolto. E ora al movimento spontaneo di cittadini Retake Rovigo non resta che documentare la situazione che si è creata dopo il recente sfalcio dell'erba lungo l'argine dell'Adige. Riguarda in particolare, segnalano, i «300 metri di argine dall'altezza del campanile di Boara alla torre dell'acquedotto. Ma è ridotto così più o meno tutto l'argine tra il ponte ferroviario di Granzette e la torre dell'acquedotto, per un'estensione di circa un chilometro, dove si contano migliaia di bottiglie di plastica, vetro, lattine, tessuti, carta e vestiti, più uno stendino e un cofano d'auto e altri rifiuti abbandonati».
I volontari di Retake Rovigo si impegnano in pulizie di aree verdi, interventi diretti di miglioramento e abbellimento, eventi di recupero di beni storici da atti vandalici, in progetti di educazione civica dei bambini e degli adolescenti nelle scuole.
ALLARME VANO
Dopo aver paventato che senza la raccolta dei rifiuti lungo l'argine sarebbero stati «macinati dal tagliaerba in occasione del primo sfalcio, oppure portati via dalla prima piena», ora «quello che immaginavamo succedesse, si è avverato: l'indignazione per la situazione è tanta e quella per l'indifferenza di chi vede senza far niente ancor di più».
Ai volontari sorge la domanda: «Chi esegue gli sfalci non vede o ha l'ordine di eseguire ugualmente? Cosa che comunque non dovrebbe essere, in quanto chi opera dovrebbe raccogliere prima.
La politica, concludono i volontari Retake, «e non ci sono colori politici perché il territorio comunale è di tutti, dovrebbe cominciare a prendere dei provvedimenti: gli abbandoni ci sono sempre stati e non è colpa del nuovo sistema di raccolta. Adesso, invece, è cresciuta la coscienza delle persone. E sarebbe interessante capire, una volta per tuttte, chi ha la competenza su tutto questo».
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