Veneto, raccolta rifiuti senza gara
Conte: «Concorrenza costruttiva»

Venerdì 9 Maggio 2014
Veneto, raccolta rifiuti senza gara Conte: «Concorrenza costruttiva»
VENEZIA - Cosa deve fare un Comune quando deve affidare un servizio pubblico? Ha due possibilità e la più semplice è fare una gara, esattamente come quando deve appaltare la costruzione di un'opera e dà l'appalto a chi presenta la migliore offerta. Oppure il Comune si gestisce il servizio da sé o attraverso una propria società partecipata, con l'obbligo però di dimostrare le ragioni della convenienza dell'affidamento "in house". Ecco, in Veneto sta avvenendo l'esatto contrario: non si fanno le gare e la gestione "casalinga" dei servizi è più cara. Più cara, ovvio, per i cittadini. Stiamo parlando dei rifiuti, quindi di raccolta e smaltimento delle immondizie. Prima ha cominciato Venezia, adesso Padova. E siccome tutto fa presagire che anche nel resto del Veneto gli altri Comuni seguiranno le orme dell'affidamento diretto senza andare a gara, stanno cominciando ad arrivare le proteste. Di singole aziende che avrebbero voluto partecipare agli appalti. E pure di Confindustria. Da ultimo, si è mosso un consigliere regionale, Diego Bottacin (Verso Nord), da sempre in prima fila sul fronte della libera concorrenza, che ha presentato una interrogazione al governatore Luca Zaia.



Gli aspetti della vicenda sono due. Uno ha a che fare con le gare. L'altro con il costo del servizio che ricade sui cittadini. Fise Assoambiente, Associazione delle imprese dei servizi ambientali di Confindustria, ha scritto al presidente Zaia, all'assessore Maurizio Conte, al presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, al presidente della Settima commissione Nicola Finco e a tutti i consiglieri regionali, per segnalare «l'interferenza di Etra spa in merito all'attuazione della riforma del settore rifiuti voluta dalla legge regionale del Veneto numero 52 del 2012». Etra è l'azienda che gestisce il servizio idrico integrato, il servizio rifiuti e altri servizi nel territorio che si estende lungo il bacino del fiume Brenta, dall'Altopiano di Asiago al Bassanese e alla Provincia di Padova. Etra, come già era successo per Veritas con i Comuni del Veneziano (ma in questo "solo" per 9 anni), si è vista confermare dai Comuni soci l'affidamento del servizio in house fino al 2033. Diciannove anni, altro che proroga. Secondo Confindustria in questo modo si ostacola la riforma regionale che riguarda i bacini. Ma secondo Savi Servizi Srl - un'azienda vicentina che contro la «deriva delle società in house, controllore e controllata del servizio pubblico» ha ingaggiato una battaglia anche a colpi di carte bollate - a rimetterci saranno i cittadini.



Scrive la società vicentina in una lettera indirizzata ai Comuni soci di Etra e alla Procura della Corte dei conti: «Numerosi comuni stanno usufruendo del servizio in house eseguito dalla partecipata Etra a prezzi di gran lunga superiori ai prezzi di mercato. (...) Valga a titolo di esempio illuminante la tabella allegata relativa al confronto tra le tariffe assicurate dal limitrofo "Consorzio Padova Sud" che eroga i servizi mediante una concessione affidata con gara e pubblicate sul sito istituzionale dello stesso Ente, con le tariffe applicate da Etra a parità di dimensione demografica. Si noti in proposito che i prezzi di Etra sono superiori a quelli del Padova Sud del 25% nei comuni di fascia 5.000/15.000 abitanti, del 33% nei comuni con più di 15.000 abitanti e addirittura del 42% nei comuni con meno di 5.000 abitanti». Dunque: dov'è la convenienza del servizio in house?



Maurizio Conte, assessore all'Ambiente, dice che bisognerebbe arrivare ad una «concorrenza costruttiva». «Posso capire i Comuni - dice Conte - Magari temono che, facendo una gara, gli arrivi in casa una ditta napoletana o francese. Con la definizione dei bacini potremmo arrivare a un chiarimento, magari potrebbero esserci più gestioni». Ma per Diego Bottacin bisogna intervenire subito: «Si blocchino subito questi monopoli che ostacolano la concorrenza e applicano, di fatto, una tassa occulta facilmente quantificabile in non meno del 30-35% alle tariffe che i Comuni applicano ai cittadini».
Ultimo aggiornamento: 17:00
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