Stop a crediti e Superbonus, migliaia di imprese a rischio crac in Veneto e Fvg. «Vendite a picco, aziende esposte»

Aziende in crisi a Nordest. Secondo l'ufficio studi di Anima Confindustria Meccanica e il suo presidente Marco Nocivelli sarebbero 14mila le ditte impiantistiche in bilico, 42mila i dipendenti che potrebbero restare senza lavoro

Martedì 24 Ottobre 2023 di Maurizio Crema
Stop a crediti e Superbonus, migliaia di imprese a rischio crac in Veneto e Fvg - Foto di 652234 da Pixabay

Lo stop al Superbonus non ha "freddato" solo l'edilizia. Anche le industrie meccaniche che realizzano l'impiantistica legata a quel settore (per esempio caldaie) sta subendo una pesante frenata. Secondo l'ufficio studi di Anima Confindustria Meccanica e il suo presidente Marco Nocivelli sarebbero 14mila le imprese impiantistiche a rischio crac, 42mila lavoratori in bilico.

Un'azienda su 2, soprattutto quelle piccole e medie, sta subendo ritardi nei pagamenti e ha crediti dei bonus edilizi incagliati

«Nei primi otto mesi di quest'anno le imprese di impiantistica italiane hanno perso quasi mezzo miliardo di vendite per il blocco del Superbonus, circa 250 milioni solo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Migliaia di imprese anche del Nordest sono a rischio se non si sbloccano i crediti incagliati - avverte Nocivelli, imprenditore lombardo presidente e Ad del gruppo Epta (impianti di refrigerazione commerciale) che nel Bellunese a Limana ha una delle sue più importanti basi produttive -. Le nostre aziende si sono indebitate per far fronte alle commesse, hanno avuto fiducia nel governo e nel Superbonus, e oggi si sono trovate senza nessuna possibilità di liquidare questi crediti e con tassi di interesse sempre più alti sui prestiti.

Chiediamo al governo un intervento in fretta altrimenti molte aziende di un settore italiano all'avanguardia e con grande export rischiano di fallire perché non possono pagare fornitori e banche». I primi otto mesi del 2023 confrontati con il 2022 secondo Anima rivelano un deciso calo delle vendite, in particolare per le caldaie murali e per gli impianti a pompa di calore. Calo di vendite indotto dallo stop dei lavori causato dai crediti incagliati.


Parliamo di un tessuto di imprese piccole e medie che rischia davvero uno strappo senza precedenti

Lo sottolinea il presidente di Anima, che prosegue: «In un territorio che sta già subendo i colpi della guerra in Ucraina e del rialzo delle bollette. Aziende del Veneto, del Friuli, della Lombardia, dell'Emilia Romagna che rappresentano la spina dorsale di un sistema industriale diffuso - avverte Nocivelli -. Nonostante siano da apprezzare i primi tentativi messi in campo da alcune Regioni o altri enti per risolvere la questione, l'intera filiera dell'edilizia rappresentata da Anima Confindustria richiede l'intervento del governo». Il presidente dell'organizzazione della meccanica impiantistica chiede una svolta: «Non si può penalizzare i più per i pochi che hanno messo in atto comportamenti illeciti. Come federazione abbiamo cercato di varare una piattaforma di scambio di crediti e debiti, sollecitato un intervento di Sace o di Poste, ma serve un'azione di più alto livello. Apriamo un tavolo comune per concretizzare subito una soluzione».

Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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