Lo stop al Superbonus non ha "freddato" solo l'edilizia. Anche le industrie meccaniche che realizzano l'impiantistica legata a quel settore (per esempio caldaie) sta subendo una pesante frenata. Secondo l'ufficio studi di Anima Confindustria Meccanica e il suo presidente Marco Nocivelli sarebbero 14mila le imprese impiantistiche a rischio crac, 42mila lavoratori in bilico.
«Nei primi otto mesi di quest'anno le imprese di impiantistica italiane hanno perso quasi mezzo miliardo di vendite per il blocco del Superbonus, circa 250 milioni solo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Migliaia di imprese anche del Nordest sono a rischio se non si sbloccano i crediti incagliati - avverte Nocivelli, imprenditore lombardo presidente e Ad del gruppo Epta (impianti di refrigerazione commerciale) che nel Bellunese a Limana ha una delle sue più importanti basi produttive -. Le nostre aziende si sono indebitate per far fronte alle commesse, hanno avuto fiducia nel governo e nel Superbonus, e oggi si sono trovate senza nessuna possibilità di liquidare questi crediti e con tassi di interesse sempre più alti sui prestiti.
Parliamo di un tessuto di imprese piccole e medie che rischia davvero uno strappo senza precedenti
Lo sottolinea il presidente di Anima, che prosegue: «In un territorio che sta già subendo i colpi della guerra in Ucraina e del rialzo delle bollette. Aziende del Veneto, del Friuli, della Lombardia, dell'Emilia Romagna che rappresentano la spina dorsale di un sistema industriale diffuso - avverte Nocivelli -. Nonostante siano da apprezzare i primi tentativi messi in campo da alcune Regioni o altri enti per risolvere la questione, l'intera filiera dell'edilizia rappresentata da Anima Confindustria richiede l'intervento del governo». Il presidente dell'organizzazione della meccanica impiantistica chiede una svolta: «Non si può penalizzare i più per i pochi che hanno messo in atto comportamenti illeciti. Come federazione abbiamo cercato di varare una piattaforma di scambio di crediti e debiti, sollecitato un intervento di Sace o di Poste, ma serve un'azione di più alto livello. Apriamo un tavolo comune per concretizzare subito una soluzione».