Boccia. «Se quelli del Nord aprono ugualmente saranno fuorilegge: in caso di focolai i governatori ne risponderanno penalmente, civilmente ed economicamente»

Giovedì 30 Aprile 2020
Francesco Boccia, scontro sulle riaperture con le Regioni
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Uniti nel firmare la lettera per chiedere più autonomia decisionale nella Fase 2 dopo il 18 maggio, invocando più poteri e la possibilità di allentare il lockdown anche per i settori produttivi, i governatori di centrodestra si dividono sul lungo periodo. Quelli del Centro-Sud, come Jole Santelli (Calabria), Nello Musumeci (Sicilia), Christian Solinas (Sardegna), Marco Marsilio (Abruzzo), Vito Bardi (Basilicata) Donato Toma (Molise), Donatella Tesei (Umbria), dove l'epidemia morde di meno, in vista dell'estate invocano confini blindati. Alzano muri. Obiettivo: evitare che dal Nord, in particolare dalle Regioni ad alto tasso di contagio R0 come la Lombardia e il Piemonte, giungano turisti-untori. Lo stesso vale per l'emiliano Stefano Bonaccini, il pugliese Michele Emiliano, il campano Vincenzo De Luca. Lo slogan: bloccare i vacanzieri provenienti dalle aree a rischio Covid-19.

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Questa spaccatura, fatta di diffidenze, paure e sospetti, è saltata fuori durante la videoconferenza degli assessori regionali alla Sanità. La riunione doveva servire a stabilire i criteri per nuovi lockdown d'emergenza nel caso di un riacutizzarsi dell'epidemia dopo l'allentamento previsto per lunedì prossimo. Ma, durante il vertice, si è materializzata la ferma richiesta delle Regioni a basso indice R0, di vietare gli spostamenti interregionali in vista dell'estate. Le Regioni del Centro-Sud, infatti, sono spaventate da spostamenti in particolare dal Nord-Ovest dove c'è una curva dei contagi che oggi è ancora alta. E chiedono al governo di fermare i viaggi dei turisti. Confidando evidentemente di fermare anche i cittadini meridionali che lavorano al Nord e che la prossima estate dovrebbero rinunciare a ritornare a trascorrere le ferie nei luoghi di origine.

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Nel Vietnam in cui si sta avvitando la fase 2, è caldo anche il fronte tra governo e governatori di centrodestra. Per provare a disinnescare uno scontro che Sergio Mattarella continua a suggerire di evitare pur senza entrare nel merito delle singole questioni, il ministro dem agli Affari regionali Francesco Boccia ha provato a usare il metodo del bastone e della carota. No alle ordinanze regionali fai da te, altrimenti il governo le impugnerà. Ma avanti con la prospettiva di un allentamento del lockdown su base regionale anticipato al 18 maggio, senza aspettare il primo giugno, per bar e ristoranti, parrucchieri, centri estetici, massaggiatori. E ieri sera la governatrice della Calabria Jole Santelli ha fatto il primo passo, annunciando che da oggi «sarà consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all'aperto».

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Lo sconto di pena verso la fase 2 non necessariamente varrà per tutto il territorio nazionale. Anzi, varrà soprattutto per le Regioni del Centro-Sud dove il virus morde di meno. A due condizioni. La prima: l'allentamento del lockdown di lunedì prossimo, che riporterà al lavoro 4,5 milioni di persone, non dovrà provocare un aumento dell'indice R0 di contagio. La seconda: le Regioni, per accedere allo sconto, dovranno assicurare un servizio sanitario adeguato e un numero sufficiente di terapie intensive nei Covid-hospital, in modo da poter fronteggiare un'eventuale (e temuta) recrudescenza dell'epidemia.

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L'AVVERTIMENTO DI BOCCIA
Tanto più che Boccia, durante la lunga videoconferenza, ha fatto un discorso ai governatori risuonato più o meno così: «Il governo non impugnerà le vostre ordinanze difformi dal Dpcm, dato che al 4 maggio mancano pochi giorni. E non lo farà anche perché sarebbe una sconfitta per tutti andare davanti a un giudice per decidere se aprire o meno ristoranti e parrucchieri dieci giorni prima. Ma da domani, se verranno emanate ordinanze non coerenti» con il piano nazionale, «una lettera di diffida indicando le parti incoerenti e la richiesta di rimuoverle. Se le ordinanze non verranno ritirate, sarò costretto a ricorrere al Tar o alla Consulta». «E se quelli del Nord decidessero di aprire ugualmente», sostiene una fonte vicina a Boccia, «saranno fuorilegge e andranno incontro a guai seri: in caso di nuovo focolaio epidemico i governatori ne risponderanno penalmente, civilmente ed economicamente».

Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 14:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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