Coronavirus. Contagio ai minimi, terapie intensive vuote e boom di tamponi: ecco perché il Fvg chiede di ripartire in anticipo

Giovedì 30 Aprile 2020 di Marco Agrusti
Coronavirus. Contagio ai minimi, terapie intensive vuote e boom di tamponi: ecco perché il Fvg chiede di ripartire in anticipo
PORDENONE e UDINE - La notizia l’ha data lo stesso ministro - Francesco Boccia - che appena arrivato a Palazzo Chigi (ma quelli erano tempi di relativa pace) aveva impugnato due ordinanze della Regione Friuli Venezia Giulia. Non un grande inizio, guerra fredda più che distensione. Ieri invece è stato sempre lui a dare una speranza alla stessa regione che aveva “preso di mira”, annunciando che dal 18 maggio l’approccio del governo sul tema delle restrizioni anti-contagio terrà conto delle differenze regionali.

E il Friuli Venezia Giulia, campione territoriale quanto a contenimento del virus ed esempio di buone pratiche per quanto riguarda la risposta sanitaria del sistema, si qualifica in pole position per far parte del gruppo delle regioni pronte a ripartire in anticipo rispetto al 1 giugno, quando secondo le indicazioni del premier Giuseppe Conte l’Italia intera potrà permettersi di riaprire anche bar e ristoranti. Per arrivare pronti all’appuntamento, però, non basta volerlo. Bisogna presentare alla “dogana” di Palazzo Chigi un passaporto praticamente illibato, inattaccabile. E solo una tenuta (o un miglioramento) della situazione attuale potrà far inserire il Fvg con le regioni più virtuose, come ad esempio alcune del Centro e altre del Sud e delle isole.

I PARAMETRI
L’esame per avere la “patente” di regione a basso rischio, partirà con la domanda più semplice. Sarà quella relativa al contagio, che da qui al 18 maggio dovrà essere basso o in diminuzione. E il Fvg parte con una buona situazione alle spalle. Dal 29 marzo, infatti, la curva dei nuovi tamponi positivi è praticamente sempre stata in discesa. Lo testimonia l’analisi settimanale dell’Università di Udine: il 29 marzo erano stati registrati 606 casi in sette giorni, mentre il 26 aprile i tamponi positivi in una settimana sono stati 172. Non plateau, non fase piatta dell’epidemia, ma marcata discesa. Un altro indicatore fondamentale è quello che misura l’incidenza dei casi su mille abitanti: il Friuli Venezia Giulia in questo campo è l’indiscusso “campione” del Nord Italia, con 1,02 positivi su mille residenti. Al secondo posto c’è la Val d’Aosta, con un valore di 1,66 casi. Anche la percentuale dei tamponi che risultano positivi in base a quelli effettuati è la più rassicurante dell’Italia settentrionale, stabilendosi allo 0,6 per cento. Lo stesso dato, in Lombardia, aumenta di più di dieci volte. Il governo terrà conto anche dello spazio disponibile nei reparti di Terapia intensiva: è un fattore fondamentale, perché se la riapertura dovesse provocare anche alcune decine di casi gravi da curare, il sistema non potrebbe farsi trovare spiazzato. E ancora una volta il Fvg dimostra di essere un passo avanti: ieri è stato toccato il livello minimo di saturazione delle sale di Rianimazione, ora occupate da 12 persone. Ma quello che conta è la disponibilità potenziale: in regione in un attimo si può risalire a 135 posti di Terapia intensiva dedicati al Covid. Oggi solo 70 letti sono attivi, ma solo perché la situazione è in miglioramento da settimane. In breve, il 92 per cento dei posti dedicati al Covid-19 è attualmente libero. E anche nel momento peggiore dell’emergenza, l’occupazione non ha mai superato il 60 per cento dei posti allora disponibili, che erano 90 e non 135 come oggi.

LA PREVENZIONE
Per essere inseriti nelle regioni con “diritto” di rinascita anticipata, non bisognerà solo presentare dati epidemiologici a basso rischio, ma anche dimostrare di aver allestito una macchina della prevenzione in grado di monitorare il maggior numero di casi sospetti. E ancora una volta il dato è migliore di quello del resto del Paese: in Fvg dall’inizio dell’emergenza sono stati effettuati 64.151 tamponi. È stato testato il 3,4 per cento della popolazione, quando la media in Italia è al 2 per cento. Oggi i laboratori possono processare circa 3mila tamponi giorno, potendo arrivare a 4500-5000. In regione sono partite le unità di continuità assistenziale che monitorano i pazienti a domicilio e ormai da dieci giorni si testa anche il metodo sierologico per mappare la porzione di popolazione che ha contratto il virus.
Ultimo aggiornamento: 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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