Un minuto nel bagno del bar e poi il vuoto: «Da 12 anni cerchiamo nostro padre scomparso»

Domenica 12 Dicembre 2021 di Angela Pederiva
Mario Bonduan
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Si dice che la speranza sia l'ultima a morire. Così anche a Nordest oggi gli edifici pubblici saranno illuminati di verde, un colore che per certe famiglie più di altre è il simbolo dell'attesa infinita, della tenacia inossidabile, della resilienza inevitabile. Il 12 dicembre è la giornata nazionale delle persone scomparse, che nel primo semestre del 2021 in Veneto sono 73 e in Friuli Venezia Giulia risultano addirittura 641, contando anche i 620 migranti di cui si sono perse le tracce.

Sono numeri, quelli contenuti nella relazione del commissario straordinario Silvana Riccio, dietro cui si celano vite, storie, drammi. Soprattutto per chi resta e non sa, allora cerca, però non trova, ma non si arrende. Come succede a Stefania e Angela Bonduan, due sorelle trevigiane che da una dozzina di anni attendono notizie sul loro papà Mario, sparito nel nulla durante le festività natalizie.


RAMMARICO E RABBIA

Accadeva il 30 dicembre 2009 a San Candido, in provincia di Bolzano, dove la famiglia di Casier si apprestava a festeggiare il Capodanno. Mario Bonduan, all'epoca 67enne e colpito da decadimento cognitivo, entrò nel bagno di un bar dov'era andato con un amico: un minuto di assenza, moltiplicato per dodici anni di angoscia. «Di quelle prime ore ricorda la figlia Stefania mi restano il rammarico e la rabbia. Siamo convinte che avremmo potuto trovare papà quella sera stessa, o al massimo l'indomani, se solo fossero state attivate subito le ricerche. Sapevamo che il Trentino Alto Adige era all'avanguardia nella mobilitazione in caso di soccorso, per esempio nelle valanghe, eppure non venne dato ascolto alle nostre richieste, non fu presa in considerazione la disponibilità del neurologo e della psicologa che lo avevano in cura a far capire che non si trattava di un allontanamento volontario, non fu accolta la nostra reattività nel mettere a disposizione immediatamente amici, volontari, cinofili. Non potrò mai dimenticare le parole di un commissario a mia mamma Anna (mancata nel 2018, ndr.): Signora, o suo marito è andato a uccidersi, o si farà ritrovare quando vorrà. Insomma, le operazioni sono cominciate solo tra il 9 e il 10 gennaio, troppo tardi per pensare di trovare riscontri».


TRE PISTE

Dopo tutto questo tempo, la famiglia Bonduan ha conservato tre piste di possibile spiegazione, che continua a battere. La prima: «Papà è morto in montagna, a ridosso della scomparsa. C'erano stati un avvistamento sulla strada verso Dobbiaco e una segnalazione sul treno verso Fortezza, ma le indagini sono state fatte per modo di dire, senza approfondire nessuna testimonianza. Così tuttora ci arrangiamo noi: Angela e io svela Stefania spesso andiamo da quelle parti e perlustriamo le zone più impervie, nel dubbio che nostro padre possa essere caduto in qualche avvallamento e possa esserne rimasto qualche resto. È difficile da spiegare, ma per noi è un modo di provare a elaborare il lutto e però anche di percepirne la presenza». La seconda: «Papà è morto sul Montello, come potrebbe suggerire una segnalazione arrivata a settembre del 2010 che abbiamo sempre ritenuto molto attendibile, perché citava particolari fisici che non avevamo mai divulgato». La terza: «Papà è vivo, magari ospite di qualche comunità religiosa o laica, oppure aggregato a qualche gruppo di senzatetto, riteniamo del Triveneto. Abbiamo perso il conto di quante strutture abbiamo contattato, eppure abbiamo ricevuto pochissime risposte e tutte negative, sempre che fossero veritiere. Di sicuro l'ultimo avvistamento che reputiamo credibile risale a dicembre del 2014, quando un uomo molto somigliante a lui è stato notato ai mercatini natalizi di Treviso. Poi più niente».


SPIRAGLIO

Da attiviste nell'associazione Penelope, le sorelle Bonduan si battono perché venga ridotto da 10 a 5 anni il periodo che deve intercorrere dalla sparizione di una persona prima che possa esserne dichiarata la morte presunta. «È una richiesta di civiltà spiega Stefania per tutte quelle famiglie che, oltre al dolore, devono sobbarcarsi pure la burocrazia. Nel nostro caso, pur avendo già superato il decennio previsto dalla norma attuale, non abbiamo però ritenuto di ricorrere a questo strumento. È come se volessimo tenere aperto lo spiraglio di ritrovare papà: ancora non riusciamo a mettere un punto a questa storia, siamo ancora sospese nella scomparsa».

Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 14:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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