Luca Zaia: «Elezioni, nessuna débâcle. Il centrodestra è un'idea in evoluzione»

Mercoledì 15 Giugno 2022 di Alda Vanzan
Luca Zaia
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Ridimensiona: «Non è stata una débacle, abbiamo anche espugnato Belluno, storica roccaforte di sinistra».

Neanche discute l'ipotesi che i Fratelli d'Italia, dopo il sorpasso sulla Lega certificato domenica, pretendano nel 2025 la candidatura alla presidenza della Regione: «Discorsi fuori luogo». Il centrodestra? «È un'idea, un pensiero, ma in evoluzione. Non credo che il futuro della politica sia quello delle casacche». E non dice no a una riflessione interna alla Lega: «Dopo questa partita elettorale», anche se «il vero dato ce l'avremo con le Politiche». Così il governatore del Veneto, Luca Zaia, commenta l'esito delle Amministrative in Veneto.


Presidente Zaia, una batosta per la Lega?
«Io trovo strano che nessuno dica che abbiamo espugnato Belluno, storicamente piazza della sinistra, già al primo turno. Abbiamo avuto ottimi risultati a Cerea, Marcon, Vigonza, San Martino di Lupari, a Jesolo addirittura il ballottaggio è tutto tra il centrodestra, a Verona di fatto abbiamo la maggioranza. Sicuramente si può fare meglio: nei grandi centri non siamo mai stati forti, il calo è evidente, ma è altrettanto vero che un cittadino su due non è andato a votare. Ma l'istantanea reale l'avremo con le Politiche, questo è un test che ha interessato appena 86 Comuni».


A Padova avete sbagliato candidato?
«La verità è che Sergio Giordani, dopo cinque anni da sindaco, ha maturato un consenso personale e l'ha patrimonializzato. Francesco Peghin era un candidato civico, una brava persona che si è messa a disposizione, non gli farei un processo».


Anche a Belluno il centrodestra era unito, ma Oscar De Pellegrin ha vinto al primo turno.
«È stato vincente il combinato disposto: il valore del candidato, l'unità tra gli alleati e, rispetto a Padova, il fatto che non ci fosse un sindaco ricandidabile. Quella di Belluno è una vittoria storica».


Dice che non è stata una débacle, ma a Verona ad arrivare primo col 40% è il centrosinistra di Damiano Tommasi.
«Ogni elezione è una storia a sé: a Verona centrosinistra compatto e centrodestra diviso. Ma il centrodestra sulla carta ha 20 punti in più».


Auspica un apparentamento formale tra Sboarina e Tosi o solo l'invito a votare per il sindaco uscente?
«Questa è una prerogativa di Sboarina che immagino dialogherà con le parti e poi prenderà una decisione, intervenire al riguardo sarebbe una invasione di campo».


Considera Verona persa?
«Assolutamente no, Tommasi ha fatto il pieno rispetto alla coalizione politica del centrosinistra. Dopodiché il ballottaggio è sempre rischiosissimo, specie se si vota il 26 giugno».
In molti Comuni veneti i Fratelli d'Italia hanno preso più voti della Lega, il temuto sorpasso c'è stato. È successo a Belluno, a Padova, ancora di più a Verona, anche nei centri più piccoli.

Come lo spiega?
«Chi parla ha visto la Lega passare da 0 consensi al 38 per cento, precipitare al 3, risalire al 16, tornare giù, con tutta una serie di fasi intermedie. Sembravano montagne russe. E saranno ancora montagne russe. In tutti questi anni ho capito che la frase latina natura non facit saltus vale per tutti».


Cioè i voti variamo continuamente?
«Faccio un esempio: nel 2012 Beppe Grillo riempiva le piazze, portava cinque-seimila persone anche in piazza dei Signori a Treviso, e il mondo sembrava finito. Adesso stanno andando talmente male i Cinquestelle che si fa fatica a ricordarsi di parlare di loro. È la storia della vita, chi scende, chi sale, l'importante è avere un obiettivo ed essere coerenti. Io non me ne sono andato dalla Lega quando era al 3 per cento, figuriamoci».


Se il sorpasso di FdI continuasse alle prossime Politiche è immaginabile che nel 2025, quando lei finirà il suo mandato di governatore del Veneto, i Fratelli d'Italia pretendano la candidatura alla presidenza della Regione?
«Sono discorsi assolutamente fuori luogo. Negli ultimi tre anni abbiamo avuto il Conte 1, il Conte 2, Draghi. Da qui a tre anni accadrà di tutto in Italia, siamo entrati in un big-bang della storia per cui ci sarà uno sconvolgimento delle dinamiche del consenso e anche della partecipazione».


Ha detto che il centrodestra deve essere unito, inclusivo e rispettoso di tutte quelle aree moderate che magari non si sentono rappresentate nel panorama politico italiano, ma possono trovare una casa comune. A quali moderati si riferiva?
«C'è un'area importante di moderati che probabilmente è anche quella che sta a casa. Penso che dobbiamo fare una politica sì di centrodestra, sì, ma che sia inclusiva. Io non credo che il futuro della politica sia quello delle casacche. Il centrodestra è un'idea, un pensiero, ma che è in evoluzione».


Flop dei referendum sulla giustizia: lei ha votato?
«Sì, cinque sì. I referendum sono un istituto democratico diventato un campo di battaglia politica, un istituto che si sta spegnendo come una candela, lo si è visto negli ultimi vent'anni».


Cosa succederà adesso nella Lega? Il malcontento dopo i risultati di domenica cresce. La leadership di Salvini è in discussione?
«Intanto bisogna concentrarsi e attendere i risultati del 26 giugno, visto e considerato che siamo davanti comunque a una data veramente infelice per il ballottaggio, una data che porta con sé il fardello del primo turno quando un cittadino su due non è andato a votare il suo sindaco. Quindi di certo non ci aspettiamo la stessa affluenza al ballottaggio, potrebbe essere addirittura inferiore. Detto questo, le riflessioni all'interno del movimento le si faranno con i dati alla mano e con una visione ovviamente a 360 gradi, ma dopo aver chiuso questa partita elettorale. C'è da dire comunque una cosa: in Veneto sono solo 86 Comuni su 570 quelli interessati dal voto, per cui resta sempre fermo il fatto che il vero dato politico ce l'avremo con le Politiche».
 

Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 11:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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