Terza dose per tutti? «Lo valuteremo con tutta la comunità scientifica, in questo momento stiamo partendo dalle categorie più fragili», ha detto ieri il ministro Roberto Speranza a Mezz'ora in più su Rai 3. Il governatore Luca Zaia va oltre e aggiunge una richiesta agli esperti: «Ci dicano se è valida e sostenibile la misurazione del titolo anticorpale nella popolazione generale, perché dalla trincea in cui mi trovo sento dire che la gente vorrebbe saperlo».
I DATI
Zaia ne parla in un frangente in cui il livello di rischio, anche in Veneto, è passato da basso a moderato per l'aumento dell'incidenza dei contagi. «È innegabile premette il presidente della Regione che non siamo nella fase iniziale, ma non siamo neanche fuori del tutto: siamo dentro la pandemia.
L'INIEZIONE
Secondo il rendiconto diffuso ieri, i cicli completi hanno raggiunto quota 3.645.880, a cui vanno aggiunge 106.207 terze dosi (nella giornata di nuovo più numerose delle prime: 4.963 a 1.428). «Da quello che riscontro a livello nazionale afferma Zaia mi sembra di capire che le autorità scientifiche vadano verso l'indicazione dell'iniezione booster, cioè quella che dà il carico di anticorpi, anche sotto i 60 anni a sei mesi dalla seconda. Visto che ormai siamo a novembre, è fondamentale che ci sia una decisione, anche alla luce del fatto che è stato autorizzato pure Moderna oltre a Pfizer, per cui abbiamo più di 800mila dosi in magazzino. Ma a mio parere il lasso temporale richiede un approfondimento per gli anziani, come gli ultra 70enni, che in larga parte hanno ricevuto AstraZeneca a marzo e dunque il richiamo a giugno. Chiedo alla comunità scientifica di valutare se sia un problema il fatto che queste persone maturano i sei mesi a dicembre, cioè in pieno inverno».
IL TITOLO
Il dubbio riguarda la copertura rispetto al rischio di infezione. «Gli scienziati mi dicono riferisce Zaia che c'è anche un'immunità cellulare oltre alla produzione anticorpale. Da quello che ho capito, ci sono parametri che misurano la quantità di anticorpi neutralizzanti, al di sopra della quale si può ragionevolmente pensare che la persona sia protetta. Sarebbe fantastico riuscire a fare a tutti il dosaggio anticorpale, secondo un approccio che non si basi solo sulle fasce d'età. Non so però quale mole di lavoro possa comportare un'attività di questo tipo su vasta scala, considerando che il titolo anticorpale è una misura individuale e che nel frattempo dobbiamo continuare a garantire i tamponi e le vaccinazioni. Propongo allora di effettuare una valutazione scientifica su questo aspetto, perché sento le persone chiedere quanti anticorpi hanno per decidere se e quando sottoporsi alla terza dose. Fermo restando che la madre di tutte le soluzioni sarebbe la scomparsa del virus...».