Il nodo della Pediatria: impennata di visite e carenza di medici. «Le famiglie non sanno gestire una semplice febbre»

Lunedì 13 Febbraio 2023 di Marco Agrusti
Il nodo della Pediatria: impennata di visite e carenza di medici. «Le famiglie non sanno gestire una semplice febbre»

Chi lavora nei reparti vede molto lontana la luce in fondo al tunnel. Gli esperti del settore parlano infatti di «ancora qualche anno difficile all'orizzonte». Durata imprecisata, stime non precise. Conta il presente, fatto di un nuovo "buco" che si sta aprendo nella già difficile gestione del personale nel comparto sanitario del Friuli Venezia Giulia. E ancora una volta neppure la Regione, intesa come Ente, può fare molto per "governare" il fenomeno. Colpisce, però, come l'ennesima emergenza interessi una branca sanitaria delicatissima: la cura dei bambini, dalla nascita ai primi problemi di salute. La pediatria, infatti, sta andando in corto circuito.

E il problema si avverte in tutto il Friuli Venezia Giulia.


L'EMERGENZA
«Tra qualche anno - spiega il primario di Pediatria dell'ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone, Roberto Dall'Amico - fortunatamente potremo contare su tanti specialisti in uscita dalle varie università». Una buona notizia, in questo caso, con tanto di numeri a disposizione: dall'Università di Udine usciranno circa 20 nuovi pediatri. Altrettanti ne garantirà nel tempo l'ateneo di Trieste, mentre da Padova (storica fucina di specialisti) usciranno in previsione una quarantina di medici dedicati - per percorso e vocazione - alla cura dei più piccoli. Ma il problema è adesso, perché tutto questo si verificherà solamente tra qualche anno, come spiegato dagli esperti. L'emergenza si risolverà, ma intanto va ad aggiungersi a quelle "storiche" del territorio: dal Pronto soccorso alla Radiologia, passando dalla medicina di famiglia che respira solo grazie alla proroga volontaria a 72 anni dell'età pensionabile.


LE CAUSE
Perché la Pediatria fatica a garantire i livelli di assistenza? La frase non è nostra. È stata scritta nero su bianco dall'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale in un documento che recava la ricerca di due specialisti per il territorio dopo la gara deserta. Le problematiche alla base dell'ennesima crisi di "manodopera" all'interno del comparto sanitario sono diverse. Si parte da un difetto cronico, quello di una mancata programmazione del fabbisogno organico dei reparti, ed è un problema nazionale. Quindi a monte. Ma alla base della nuova emergenza ci sono anche ragioni interne, che gli esperti della Pediatria del Friuli Venezia Giulia seppur a denti stretti tendono a "confessare". Il "mantra" che si sente ripetere in corsia è uno: nove punti nascita in tutta la regione sono troppi. «Ne basterebbero tre o quattro». Quindi ad esempio uno per provincia. Ma si tratta solamente di uno degli "angoli" del problema. La chiave, anche in questo caso, sta sul territorio. E lo spiega ancora una volta il primario pordenonese Roberto Dall'Amico.
«Bisognerebbe aumentare il numero di bambini seguiti dai pediatri di libera scelta che esercitano la professione negli ambulatori - illustra una possibile via d'uscita il professionista -, a patto però che i pediatri stessi siano dotati di una struttura organizzativa completa di infermieri e segretari per gestire tutte le pratiche». Al giorno d'oggi i pediatri di libera scelta seguono negli ambulatori circa un migliaio di persone. I medici di medicina generale, invece, arrivano a coprire anche un "monte" fatto di 1.800 pazienti. Nell'area giuliano-isontina si sfora fino a duemila.


LE FAMIGLIE
Ma c'è un ultimo aspetto che mette in crisi la struttura della Pediatria in regione. E non ha nulla a che fare con la sanità in senso stretto. «I genitori di adesso - è lo sfogo del pediatra pordenonese - non sanno più gestire nemmeno una febbre senza chiedere un consulto medico. La richieste di visite sono aumentate a dismisura. È cambiato proprio l'approccio: al primo disturbo si va subito dal medico». Quando c'è.

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