I medici pordenonesi hanno stipendi più bassi dei colleghi di Udine e Trieste: fino al 10 per cento in meno. Fuggi-fuggi dei sanitari, tra le mete anche il Veneto

Lunedì 30 Ottobre 2023 di Loris Del Frate
I medici pordenonesi hanno stipendi più bassi dei colleghi di Udine e Trieste: fino al 10 per cento in meno. Fuggi-fuggi dei sanitari, tra le mete anche il Veneto

PORDENONE - UDINE - Cosa si fa quando si vuole prendere tempo e magari portare avanti la questione senza dare risposte concrete? Uno studio.

Ed è proprio quello che la Regione ha deciso di fare per capire perchè medici e infermieri delle strutture pubbliche della Destra Tagliamento abbiano uno stipendio più basso anche sino al 10 per cento rispetto ai colleghi di Udine e Trieste. Sempre lo studio dovrà anche servire per capire come cercare di trovare soluzioni per rimettere in pari questo problema che danneggia parecchio la sanità del Friuli occidentale. Il perchè è semplice capirlo: la provincia è tra due fuochi. Medici e infermieri guadagnano di più a Udine, ma anche nelle strutture pubbliche (o private) del Veneto. Ecco anche spiegata la grossa fuga dei sanitari pordenonesi verso altri lidi.

LA PEREQUAZIONE

Per carità, la perequazione degli stipendi a livello regionale è un problema che nasce dalla notte dei tempi. I lavoratori della sanità pubblica nel pordenonese da sempre guadagnano di meno. Sia chiara anche un’altra cosa: promesse di rimettere sullo stesso piano le cifre sono arrivata da centrodestra e da centrosinistra con un risultato pari alla zero. Lo aveva promesso l’allora consigliere Franco Dal Mas, ma anche il vicepresidente Sergio Bolzonello. Entrambi hanno portato a casa poco o nulla. Ma non sono i soli. Ovviamente. 

COSA È SUCCESSO

Ora la questione è tornata prepotentemente a galla rianimata da una mozione presentata dal consigliere del Pd, il pordenonese Nicola Conficoni che chiedeva un impegno politico a riallineare le retribuzioni in regione rendendole uguali in tutte le province. Ovviamente il documento è stato respinto con sdegno dalla maggioranza che però sa benissimo che il problema esiste e così, per non finire sulla graticola, il presidente della Commissione sanità, Carlo Bolzonello, eletto con la Lista Fedriga, ha presentato una mozione (questa sì accolta) con la quale si impegnano Giunta e maggioranza a fare uno studio approfondito sull’allineamento retributivo di chi lavoro nella sanità regionale.

É IL TERZO

Nulla di male, per carità. Anzi. Studiare prima di affrontare un problema è cosa seria e saggia. Solo che questo è il terzo studio fatto dalla Regione su questa questione. L’ultimo è del 2017 al quale aveva collaborato anche l’allora direttore generale dell’Asfo, Giorgio Simon. Prima ancora era stato fatto con Tondo presidente e un altro quando erano assessori insieme Sonego e Moretton con presidente Riccardo Illy. Tutti e tre gli studi avevano dato più o meno lo stesso risultato. Per la verità l’ultimo, quando sembrava si potesse svoltare verso una soluzione per perequare gli stipendi (presidente Debora Serracchiani) era quello più approfondito. Anche in quell’occasione, però, non se ne fece nulla.

COSA DICEVANO

In soldoni tre cose fondamentali. La prima che la differenza di stipendio era dovuta allo storico finanziamento superiore che veniva dato a Udine e Trieste che nel tempo ha consentito di fare più contratti aziendali con cifre più alte. Nel tempo si è maturata una differenza di stipendio che per un medico della stessa anzianità e stesse funzioni, va dai 450 ai 600 euro al mese in più per Udine e Trieste rispetto a Pordenone. Cosa fare? Dare più soldi alla sanità pordenonese togliendo agli altri due territori. A quel punto tutti gli studi sono finiti nel cassetto. Ora vedremo il terzo per capire se Carlo Bolzonello farà “il miracolo”. 

LA SPALLATA

Evidente che la storia dell’ennesimo studio ha scatenato il consigliere di minoranza Nicola Conficoni. «Il Centrodestra, arranca sulla sanità e insegue le richieste del Pd a favore del servizio pubblico. Dopo la bocciatura della nostra mozione che chiedeva di eliminare il tetto statale alla spesa per il personale sanitario e garantire lo stesso trattamento economico su tutto il territorio regionale a parità di anzianità e funzioni, con l’assestamento è ritornato sui suoi passi, non solo riprendendo e facendo proprie le nostre proposte cassate solo due settimane prima, ma anche approvando l’emendamento che ha introdotto nella norma la necessità di valorizzare i dipendenti del servizio sanitario regionale, in fuga verso il privato». «Speriamo - conclude - che questa vittoria non resti solo sulla carta, ma sia il preludio della svolta da troppo tempo sollecitata a favore di un rilancio della sanità pubblica. Il primo fattore di crisi è proprio la carenza di personale. Fedriga e Riccardi sostengono di dare il massimo ma, mentre prosegue la spinta verso il privato, la spesa sostenuta lo scorso anno dalle aziende sanitarie per le risorse umane è stata di 32,8 milioni di euro inferiore al tetto stabilito dalla Giunta».

Ultimo aggiornamento: 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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