Nonna Cesarina, "battibaccalà" per 12 ore al giorno. Ora riapre il suo storico mulino

Domenica 5 Novembre 2017 di Paola Treppo
Il Molino di Mezzo a Spilimbergo

SPILIMBERGO (Pordenone) - Riapre il trecentesco Molino di Mezzo a Spilimbergo, dove nonna Cesarina batteva il baccalà seduta sul sedile di una Topolino, nel freddo, 12 ore al giorno. Da poco più di un mese è diventato uno spazio di cultura e tradizione per la comunità ed è stata riattivata la macina in pietra, la più vecchia. È un edificio che ha letteralmente vissuto la storia di Spilimbergo. L’intervento di restauro, voluto da Comune, Fondazione Friuli e Regione Fvg, è costato 30mila euro.



Grazie alla collaborazione tra Municipio, Ecomuseo delle Dolomiti Friulane Lis Aganis e Istituto di istruzione superiore il Tagliamento, è diventato un centro espositivo dell'arte molitoria con percorsi multisensoriali per bambini e ragazzi; l’ultimo piano ospita una sala multimediale per incontri, organizzati anche dalle scuole. In una stanza è stata poi allestita una collezione tassidermica con animali della zona, donata da Graziano Ponzi.
 
Esisteva dal 1391
Il Molino di Mezzo si trova in via della Repubblica, nell’area sud di Spilimbergo, vicino all’ex stazione dei treni; esisteva già dal 1391, certamente anche molto prima, e sfruttava la Roggia di Spilimbergo. Un tempo i mulini erano spazi funzionali, non di particolare importanza architettonica. Così anche quello di Mezzo era inizialmente di piccole dimensioni, con due macine e solo su un piano. Alla struttura originaria è stata poi aggiunta una stanza al piano di sopra per il mugnaio e la sua famiglia, perché lo potessero proteggere dai ladri di farine.

Comprato e venduto più volte 
Nel 1885 Alessandro Mongiat comprò da Gualtiero di Spilimbergo il mulino in cattivo stato e poco dopo la prima guerra mondiale lo vendette a Osvaldo Cazziti detto Prussia. Nel 1929 il mulino, che era dotato di tre macine a pietra, fu acquistato da Dante Gridello che poi passa il mestiere di mugnaio al figlio Guido. Fino al 1947 il mulino era dotato di tre ruote esterne in legno con alberi di trasmissione sostituiti poi con una unica ruota e un albero in ferro: si macinava granoturco, orzo, avena e frumento. In seguito è stato messo il maglio per la battitura del baccalà.

La battitura del baccalà
Guido Gridello e Cesarina Pasquon chiudono l’attività il 30 dicembre 1995 dopo aver fornito per anni i paesi vicini di farine, di spezzato per animali e dopo aver battuto tonnellate di baccalà. Cesarina batteva il baccalà seduta sul sedile di una Topolino, nel freddo, 12 ore al giorno. Era merce pregiata, specialmente il baccalà “Ragno”, quello più grande. Di seguito la sua postazione, che si vede ancora, fu sostituita con un sedile di una corriera, per farla star più comoda. E visitando il museo sembra ancora di vederla, Cesarina, nascosta, immersa nel rumore assordante delle macine, del maglio, dei meccanismi legati alla ruota.

Il cliente principale? Un'osteria che esiste ancora 
Il cliente principale del baccalà era il Bachero, un’osteria di fine 1800 che esiste ancora, a Spilimbergo. Ma c’erano anche piccoli negozianti che portavano pezzi di baccalà, come Nicolino e Polentes, e Ronzat, che aveva un negozio di alimentari in piazza.

Un luogo pieno di ricordi
È un luogo pieno di ricordi e si chiamava “di Mezzo” perché sorgeva nel mezzo ad altri due mulini. E l’esterno? «Nel giardino c’era una specie di soppalco - raccontano le storie dei nonni - dove si teneva le galline. C’erano i maiali e, per un periodo, anche i conigli. C’era un lavatoio in pietra dove mia mamma lavava. La porta era in ferro. Quando diceva “vado a fare il governo” andava a sistemare gli animali e, nella roggia, da piccole, facevamo il bagno.

Dove oggi c’è il prato c’erano l’orto e la legnaia. Era il nostro piccolo giardino, tutto recintato. Quel sasso lì c’è sempre stato e ci si sedeva. Era la “sente”. Facevamo finta di avere un bel parco». Info www.ecomuseolisaganis.it. 

Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 13:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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