Lo scrittore e il giornalista si interrogano sul Metaverso: «Stampa e mondi paralleli non sono agli opposti»

Domenica 17 Settembre 2023
Lo scrittore e il giornalista si interrogano sul Metaverso: «Stampa e mondi paralleli non sono agli opposti»

PORDENONE - l fondatore di “AnotheReality”, Lorenzo Cappannari, un nerd da quando aveva otto anni, ieri nello spazio di Alea “Atelier digitale” di Christian Fiorot, all’interno della cornice di Pordenonelegge è stato intervistato da Andrea Zambenedetti, capocronista della redazione di Pordenone e Udine del Gazzettino. “Il futuro impossibile non ci sarà”, anticipa il giornalista, perché tutto è tecnologicamente realizzabile. Un mondo interdimensionale privo di ipertesti, un luogo per spostarsi senza continuità alla Spielberg. Il metaverso non è defunto, è la stella polare verso cui approdare. «Oggi è possibile tecnologicamente anche comprare un’app di Apple e portarla su Android e viceversa - riferisce in una sala gremita l’autore di “Futuri possibili”, edito da Giunti - ma le politiche di business lo vietano». La tecnologia è studiata dal 1989, la Cyberpsychology viene ritenuta trasformativa, perché può letteralmente cambiare gli esseri umani. L’Università di Barcellona ha condotto ricerche sul Bodyment, facendo indossare a una parte di persone l’avatar di Einstein e ad altre ancora quello di una persona qualunque. I ricercatori hanno svolto un test di intelligenza, prima dell’esperimento e dopo. Risultato? Per settimane chi aveva vestito i panni del genio aveva un quoziente d’intelligenza più alto. Ovvero, la realtà aumentata può far diventare più intelligenti, ma anche più ignoranti, più crudeli. «Il mezzo è potente e senza un’educazione adeguata può generare mostri». “Meta” nell’ottobre 2021, ha visto l’opportunità di aumentare la ricerca e sviluppo iniziata nel 2014, con l’acquisizione del primo visore. In piena pandemia, erano fondamentali le riunioni virtuali, continuare a vendere prodotti, condividere non solo dati, ma gradualmente intere stanze dove confrontarsi. «Nel frattempo, i ragazzini del pianeta, invece di andare in piazzetta, zampettavano su Roblox, Fortnite, Minecraft». Zambenedetti continua a sperare che il Gazzettino possa nutrire i lettori (anche nel metaverso) e la carta non venga spazzata via, mentre Cappannari parla di un futuro vicinissimo, dove tutti indosseremo gli occhiali per andare ad esplorare ambienti 3d. Si spendono 54 miliardi di dollari all’anno per le scarpe dell’avatar: la marca ha il suo perché nella vita reale, come in quella parallela. Le generazioni zeta e alfa passano in media il 25% del proprio tempo libero sui videogiochi e il 18% sui socialnetwork come Tik tok. Sessanta i milioni di utenti attivi su Roblox. Nel mondo virtuale si entra attraverso un software 3d, multiplayer online divenuto un socialnetwork. Eppure, già negli anni ’40 i simulatori esistevano, ad esempio nella strumentazione militare, in medicina. «Ci fermeremo qua? La scena può essere aumentata con oggetti olografici. Con l’uscita di Meta Quest 3 il metaverso verrà raggiunto dalle grandi masse. Prima tra tutti, Apple, sta educando a una transizione da smartphone a qualsiasi cosa più vicina agli occhiali indossati. Luxottica sta investendo con Meta», riferisce l’autore. Le nostre vite saranno costellate da ologrammi, i magnati già ora investono in aziende che testano sullo spazio la riproduzione di copie degli organi in assenza di forza di gravità, poiché nella Terra non è possibile, per essere in futuro impiantati al fine di essere immortali. Pensiamo a quanto potrà essere impattante la tecnologia se addirittura rievoca le emozioni della vita reale, la paura, l’amore, la solitudine. «I ricercatori – riferisce Cappannari – sostengono che si potranno scaricare i dati del cervello in un chip e metterli in un altro corpo. Potrà esserci l’hackeraggio delle menti. Anche gli Nft (Non-fungible token, certificati “di proprietà” su opere digitali, ndr) hanno creato danni, invece ci sono risvolti interessanti sui visori per la didattica, o la customer experience, che consente ad esempio di mostrare una nave senza il modellino in legno, estremamente laborioso». Dipende tutto dal grande manovratore, l’uomo. Dalla sua forza, ma soprattutto dalle sue debolezze. 

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