PORDENONE - Piancavallo, che disastro. La stagione invernale che si è chiusa resterà negli annali come la peggiore della storia per numero di giornate di apertura degli impianti di risalita. Il poco invidiabile primato è frutto di una serie interminabile di bizze del tempo: bomba d’acqua, poca neve, troppa neve, valanga e slavina. Roba da mettere in ginocchio realtà ben più grandi di Piancavallo.
A certificare l'annus horribilis sono i numeri diffusi da Turismo Fvg che non lasciano spazio ad interpretazioni: nel periodo compreso tra l'apertura delle piste a fine novembre e il 17 febbraio, su 75 giornate di apertura programmata degli impianti del Piancavallo, ci sono state 9 giornate di chiusura per impraticabilità e ben 37 con condizioni meteo molto negative, che tradotto significa piste e impianti semi-chiusi e con nessuno sugli sci.
Le cifre sono impietose: meno 36% di sciatori presenti. Pericoli di distacchi di neve che erano, peraltro, tutt'altro che infondati, visto che le valanghe in un paio di circostanze hanno costretto alla chiusura le piste, con una slavina che ha anche distrutto un pilone della seggiovia bloccando la fruibilità per l'ultimo mese e mezzo di stagione. In totale, quindi, le giornate utili, nel periodo clou della stagione, sono state solamente 29, pari al 39% del totale, con la ciliegina sulla torta di ben otto fine settimana off-limits per piogge torrenziali o nevicate da record.
Un vero e proprio paradosso quest'ultimo visto che nella stagione fallimentare si è registrata una quantità di neve con pochi precedenti nella quarantennale storia del comprensorio sciistico pordenonese. Solo che è caduta nei periodi sbagliati (troppo a ridosso della primavera) o troppa tutta insieme. Un risultato talmente negativo che si preannunciano perfino azioni risarcitorie da parte degli utenti, taluni dei quali hanno sborsato centinaia di euro per gli abbonamenti stagionali che non hanno potuto utilizzare.
L. P.
Ultimo aggiornamento: 15:39
A certificare l'annus horribilis sono i numeri diffusi da Turismo Fvg che non lasciano spazio ad interpretazioni: nel periodo compreso tra l'apertura delle piste a fine novembre e il 17 febbraio, su 75 giornate di apertura programmata degli impianti del Piancavallo, ci sono state 9 giornate di chiusura per impraticabilità e ben 37 con condizioni meteo molto negative, che tradotto significa piste e impianti semi-chiusi e con nessuno sugli sci.
Le cifre sono impietose: meno 36% di sciatori presenti. Pericoli di distacchi di neve che erano, peraltro, tutt'altro che infondati, visto che le valanghe in un paio di circostanze hanno costretto alla chiusura le piste, con una slavina che ha anche distrutto un pilone della seggiovia bloccando la fruibilità per l'ultimo mese e mezzo di stagione. In totale, quindi, le giornate utili, nel periodo clou della stagione, sono state solamente 29, pari al 39% del totale, con la ciliegina sulla torta di ben otto fine settimana off-limits per piogge torrenziali o nevicate da record.
Un vero e proprio paradosso quest'ultimo visto che nella stagione fallimentare si è registrata una quantità di neve con pochi precedenti nella quarantennale storia del comprensorio sciistico pordenonese. Solo che è caduta nei periodi sbagliati (troppo a ridosso della primavera) o troppa tutta insieme. Un risultato talmente negativo che si preannunciano perfino azioni risarcitorie da parte degli utenti, taluni dei quali hanno sborsato centinaia di euro per gli abbonamenti stagionali che non hanno potuto utilizzare.
L. P.
