Marmolada. Mauro Corona: ​«Abbiamo fatto le cicale, la terra ci presenta il conto»

Martedì 5 Luglio 2022 di Alessia Trentin
Mauro Corona
4

A far troppo le cicale la natura, prima o dopo, ti presenta il conto. Mauro Corona lo chiama il nichilismo del terzo millennio, questo vivere di corsa consumando le risorse, distruggendo la natura e facendo spallucce davanti al futuro. Lo scrittore ertano scansa la retorica anche dopo la tragedia della Marmolada. Amante delle vette e delle scalate, Corona conosce bene il ghiacciaio delle Dolomiti. Ha sempre invitato alla riflessione, a rallentare, a rispettare la terra.
Lei è quello che l'allarme può dire di averlo lanciato già vent'anni fa. Oggi è una necessaria presa di coscienza di chi si trova davanti ad un punto di non ritorno.

L'esperto Wanner: «Escursioni in alta quota solo in primavera, in estate fa troppo caldo»


«Non si può sentire la retorica del si poteva evitare. Davvero si poteva evitare? Ma allora perché non è stato messo il divieto? Sa cosa le dico? Se non fosse accaduta questa tragedia, ieri in Marmolada ci sarebbero state il triplo delle persone perché la verità è che nessuno se l'aspettava e che se si chiude la Marmolada allora si deve vietare l'accesso anche alla Forcella Duranno e ad altre montagne e vette. Il senno di poi, a me, dà fastidio».


Non c'è nulla che si possa fare? Cambiare abitudini, forse un intervento della politica, non crede?
«La politica non c'entra, brancola nel buio e quelli lì non capiscono niente di natura. Ci ricordiamo di quello dei vincoli ambientali in Comelico? Un uomo di Venezia che, probabilmente, in Comelico non c'è mai stato. Si può fare qualcosa, ma non è mica come girare la pagina di un libro, sa, qui si parla di cambiamenti minimi nell'arco di trenta forse quarant'anni».


Qualcuno dice che sarebbe stato da vietare l'accesso alla Marmolada.
«Sì certo, ma non è stato fatto. Se chiudiamo la Marmolada allora chiudiamo anche altre montagne, stiamo in casa dove, però, possiamo essere colpiti dal terremoto. Voglio dire che le cose stanno così, la Terra è in via di consunzione e stiamo assistendo ad un innalzamento delle temperature fuori controllo. Serve cautela. Montagna, mare e pianura devono essere frequentate con tecniche diverse. Io sono stato tante volte in Marmolada e lo scorso anno sull'Adamella sentivo scorrere i fiumi d'acqua sotto il suolo, voglio dire che queste cose succedono. Il problema non è solo dei ghiacciai, ci sono le rocce delle montagne che si sfaldano, per dire. Abbiamo fatto le cicale tutta la vita e ora la Terra ci presenta il conto».


La sua posizione è dura, come vede il futuro?
«Tornerà un altro Vaia, già vediamo come i temporali devastanti siano sempre più frequenti, piogge torrenziali e grandine che azzera le coltivazioni. Abbiamo riscaldato l'atmosfera e ora ne paghiamo le conseguenza, il clima mediterraneo non esiste più, ora viviamo in un clima tropicale».

 


Lei si è sempre fatto portavoce di un ritorno alla terra e all'agricoltura, ci crede ancora?
«Sì, sono anni che propongo di far entrare agricoltori e boscaioli nelle classi delle scuole, devono parlare ai bambini e ai ragazzi e dare loro, almeno, un'infarinatura perché solo così potremo cambiare approccio e sensibilità verso certi temi».


Cosa intende per nichilismo del terzo millennio?
«Intendo il menefreghismo, a nessuno frega cosa succederà in futuro, si vive, si consumano risorse pensando che tanto la nostra presenza sulla terra è limitata, non si pensa agli altri».

Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 07:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci