La crisi affossa il mobile: crollo del mercato estero, l'export in caduta libera

Sabato 11 Novembre 2023 di Loris Del Frate
Il settore del legno è in crisi

PORDENONE/UDINE - La crisi è di quelle profonde e ha tutta la fisionomia per andare avanti diversi mesi. Già, perchè il legno arredo, il mobile e i semilavorati, insomma, è un settore che è finito nelle sabbie mobili perchè colpito da più fronti. E non solo sul territorio nazionale, ma in tutta Italia. Il costo del denaro che si è alzato, la crisi che sta interessando diversi Paesi europei, soprattutto Germania e Francia, ma anche gli Stati Uniti con i mercati quasi fermi.

In più, come se tutto questo non bastasse, almeno il 60 per cento della produzione regionale finisce all'estero. Paradossalmente stanno meglio quelle imprese che operano per il mercato italiano, anche se da settembre pure l'Italia ha rallentato sino quasi a fermarsi.

LA SITUAZIONE
La produzione dopo la caduta del 2020 (-7,3% in Fvg) causa Covid, aveva registrato nel 2021 un netto rimbalzo con un brillante + 16 per cento sempre a libello regionale. Il 2022 ha fatto registrare risultati altalenanti, ma in ogni caso alla fine dell'anno sempre con segno positivo davanti. Poi il crollo del mercati esteri con l'anno in corso e la discesa che sta portando a seri problemi. Del resto il colore rosso domina l'elenco dei Paesi di destinazione delle esportazioni di mobili prodotti in regione. Tra tutti spicca il -22,15% degli Stati Uniti, scesi da oltre 200 milioni a 156; -3,67% il Regno Unito, dal 203 a 195 milioni; -5% la Francia, da 167 a 158 milioni. E sebbene la Germania faccia +3%, da 100 a 103 milioni, la variazione negativa non è rassicurante perché è entrata in recessione e le conseguenze sono sì già visibili nel portafoglio ordini. Si tratta, dunque, per le imprese regionali di una crisi legata agli ordini, manca la domanda. Nei primi sette mesi dell'anno in corso si è registrata un'altra peste flessione del mobile che ha fatto registrare un -11,1%. In più c'è da dire che il trend non è certo positivo e tutto fa supporre che ci siano purtroppo ancora margine di discesa.

IL CONTRACCOLPO
Il segnale evidente in provincia di Pordenone, ma la stessa cosa riguarda anche le imprese dell'udinese è il balzo in avanti della cassa integrazione. «Vero - spiega Paolo Fregonese, segretario Cisl del settore - che soprattutto da settembre abbiamo registrato praticamente in tutte le imprese del settore un aumento della richiesta di cassa preventiva. È il segnale evidente di un serio rallentamento del mercato che però, almeno in questo momento, non si è fortunatamente concretizzato con allarmi specifici sulle nostre imprese del settore». Come dire che non ci sono sofferenze acute che hanno portato a chiusure e almeno questo, per ora, sembra scongiurato. «L'aumento della cassa - spiega Fregonese - per ora si limita alla richiesta, ma non tutta, fortunatamente viene utilizzata. C'è, insomma, una preoccupazione e quindi gli imprenditori si stanno tirando avanti. Quello che preoccupa di più - conclude il segretario provinciale Filca - è il mercato estero dove a cominciare dalla Germania ci sono grossi problemi di stagnazione. Non sarà certo una soluzione che potrà avvenire in tempi brevi, anche se i mercati ci hanno abituato anche a cambi repentini di fronte».

LE AZIONI
È evidente come si stia delineando una situazione delicata. Sarebbe veramente pericoloso non adoperarsi al massimo per affrontare, facendo sinergia e intensificando la collaborazione tra pubblico e privato e mettendo in campo le azioni necessarie, questo momento di difficoltà. Anche perchè il settore occupa circa 50mila persone, più c'è tutto l'indotto da tenere in conto. Tante famiglie, dunque, che avrebbero problemi. «Il sentore della crisi - spiega Guerrino Bozzetto della Uil - è già arrivato anche nel distretto del mobile del Friuli Occidentale che con il trevigiano, non possiamo dimenticarlo è diventato il primo a livello nazionale dopo aver superato quello della Brianza. Del resto sono stati due anni di boom come non si era mai visto. Oggi le cose vanno in maniera diversa e la stagnazione dei consumi sta incidendo in maniera pesante, soprattutto nel mercato estero. Il rischio vero - spiega ancora il sindacalista - è che questa è una crisi di sistema, con tutto quello che ne consegue. In questo momento il conto più salato lo pagano i terzisti. È necessario che dalla politica alle forze imprenditoriali arrivino risposte e azioni mirate. Prima che sia troppo tardi».
 

Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 16:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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