Roghi boschivi, la dura prova dei piloti di Elifriulia sfidando fiamme e fumo

Lunedì 8 Agosto 2022 di Cristina Antonutti
Gli elicotteri sganciano acqua sugli incendi (Foto Paolo Giovannini)

Sfidano fiamme, fumo e ostacoli insidiosi per gettare centinaia di ettolitri di acqua sui boschi che ardono. Protagonista dagli anni ‘70 delle attività di soccorso in Italia, Elifriulia con i suoi piloti ed elicotteri ha avuto un ruolo determinante nello spegnimento dei roghi che hanno devastato Carso e Prealpi. In regione è una realtà unica e, a livello nazionale, le società in grado di garantire attività di elisoccorso e protezione civile sono soltanto cinque. Federica Dal Cin, accountable manager responsabile di tutte le operazioni di terra e volo, racconta come l’azienda nata a Ronchi dei Legionari a supporto dell’agricoltura, quando i suoi elicotteri venivano usati per spargere sostanze in campi e vigneti, si sia evoluta fino a espandersi oltre i confini regionali e nazionali.

Come è avvenuto il cambio di rotta?

«Abbiamo compreso che l’elicottero, oltre che all’agricoltura, poteva dare supporto anche alla collettività: salvare vite e proteggere il territorio.

Abbiamo investito molto su tecnologia, formazione del personale e certificazioni. Con l’elisoccorso abbiamo 30 anni di esperienza, con la protezione civile molti di più».

Quanto incide la tecnologia?

«La tecnologia significa motori, quindi sicurezza ed efficacia, anche se le problematiche durante il volo si prevengono con la manutenzione».

Come avete operato durante l’emergenza incendi?

«Si lavorava a “batteria”. C’era una sorta di pit stop con tecnici pronti a fare in modo che l’elicottero non avesse problemi. Nel team ci sono pilota, tecnico e coadiutore, quest’ultimo raggiunge i luoghi di intervento con una cisterna di carburante per evitare che il velivolo torni in base per i rifornimenti. Operiamo anche a Lucca e mentre bruciava il Friuli Venezia Giulia bruciava anche la Toscana, ma siamo abituati a lavorare sotto stress».

Quale stress per i piloti?

«Spegnere incendi significa garantire il servizio dall’alba al tramonto. I piloti lavorano a temperature alte, gli occhi sempre puntati verso il fuoco, problemi di visibilità a causa del fumo, serve una concentrazione altissima. A Gorizia, poi, il fuoco innescava anche le bombe. Un pilota può volare al massimo sei ore al giorno su un incendio. C’è possibilità di deroga, ma abbiamo evitato di applicarla per non metterli sotto pressione, tanto che alcuni dei nostri piloti e tecnici sono rientrati dalle ferie. Ad aumentare le difficoltà era il fatto che il fuoco era vicino a case, ferrovie e strade. Sono i piloti a decidere se volare attraverso il fumo. Hanno una benna, la bambi bucket, agganciata al gancio baricentrico. Il sacco viene riempito d’acqua, ma deve esserci un po’ di profondità, come nell’Isonzo. Sul Tagliamento, la Protezione civile riempie una piscina e ci rifornisce».

Che tipo di elicotteri usate?

«Abbiamo 20 aeromobili, tra cui sei AS350, quattro Robinson per la scuola di volo, quattro H145 per l’elisoccorso. Operiamo anche in Catalogna e con Dolomiti Emergency a Cortina. Diamo supporto agli autodromi di Monza e del Mugello. Quando Valetino Rossi è stato coinvolto in un incidente di gara lo abbiamo trasportato noi».

Quanti piloti avete e da dove provengono?

«Sono oltre 25, la maggior parte sono friulani e sono stati formati dalla nostra scuola di volo. I tecnici arrivano dal Malignani, investiamo sul territorio, così pure per gli ingegneri e i manager. Nei mesi invernali accogliamo anche gli stagisti del Malignani, scuola dove i nostri manager vanno a far lezione».

Quanto investite in addestramento?

«È uno sforzo per tutti in termini di tempo. Nel 2021 abbiamo investito oltre 200mila euro, ma la sicurezza non ha prezzo».

Che rischi ci sono per i piloti che volano sopra gli incendi?

«Vanno considerate tutte le emergenze: scarsa visibilità, problemi alla macchina, ostacoli, come possono essere i cavi. Gli interventi sono chirurgici, con il verricello o il baricentrico basta prendere male le dimensioni e succede il finimondo. Facciamo formazione in Germania con un simulatore, per fare tutte le manovre di emergenza in super sicurezza. L’obiettivo del pilota è pilotare, non deve pensare a che cosa c’è sotto. Abbiamo anche una psicologa per discutere su questo tipo eventi, vedere come gestirli e se i piloti hanno bisogno di supporto psicologo».

L’appalto con la Regione Fvg è scaduto.

«Per elisoccorso e Protezione civile ci sarà un’unica gara, vi partecipiamo quest’anno. È una novità in Italia e un valore aggiunto per il Fvg aver integrato le due realtà».

Progetti all’estero?

«In Catalogna operiamo come elisoccorso e partecipiamo a una gara in in Danimarca sempre per elisoccorso. Abbiamo già lavorato a supporto in parchi eolici con un partner tedesco: portavamo con il nostro elicottero un tecnico a far manutenzione alle pale nel mare del Nord. Abbiamo fatto quest’esperienza perché forse nel Mediterraneo l’eolico sarà il futuro. Collaboriamo anche con Eliadriatic in Croazia».

Ultimo aggiornamento: 14:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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