Sinner: «Mamma non vede le mie partite. Non lavo i piatti. La terra rossa? Non è la mia superficie preferita»

Jannik parla anche negli aspetti di vita oltre che in quelli di campo

Mercoledì 17 Aprile 2024
Jannik Sinner

Jannik Sinner sta lavorando in vista di Madrid, ma soprattutto per arrivare pronto agli Internazionali di Roma, trampolino di lancio per il Roland-Garros. Il tennista altoatesino ha parlato di sé ed è venuto fuori che un difetto forse potrebbe averlo: «Non lavo i piatti quando finisco di mangiare, li lascio lì e me ne occupo due giorni dopo».

L'azzurro si è raccontato, entrando più negli aspetti della vita al di fuori dal campo: «Su di me, forse, si è andati un po’ oltre. A me è sembrato di fare cose normali: vedi uno che non sta bene, lo aiuti; incontri un bambino, c’è una palla, fai due tiri. Non sto nemmeno a pensarci. È il mio modo di vivere. In campo sono serio, faccio i miei rituali, ma dopo il match mi piace scherzare. Sono così, sono sempre stato così. La differenza è che adesso ho più telecamere addosso, più attenzione. E tutto viene amplificato.

Ma non esageriamo, dai...».

Il suo difetto nel gioco

«Anche io mi arrabbio, come è giusto che sia. Nella vita bisogna capire i momenti, c'è un momento per scherzare e uno per arrabbiarsi. Difetto nel tennis? A volte ho troppa fretta, voglio imparare tutto subito. Ho capito che quando ho fretta perdo lucidità e questo invece di aiutarmi mi frega».

Sinner, come sta dopo l'infortunio a Montecarlo? Ecco quando torna in campo, la tappa a Madrid in vista di Roma e Parigi

La stagione sulla terra rossa

Stagione sulla terra rossa: «Adesso cambia tutto: mi aspetta un periodo complesso, ma anche interessante. Non è la superficie su cui sono più a mio agio». Poi aggiunge: «A Indian Wells ho invitato il mio migliore amico: ha visto che, vinco o perdo, sono sempre il ragazzo conosciuto a scuola».

Sinner e le Olimpiadi

«Mamma continua a non guardare le partite perché si agita, e se la chiamo spesso non risponde perché ha da fare. Vincere ha un peso, ma la cosa più importante sono gli affetti». Poi sulle Olimpiadi di Parigi: «La bandiera deve portarla chi vive per i Giochi e basa la carriera sulle Olimpiadi. Poi se vogliono darmela sono felice ma come tennista ho i quattro Slam, i nove Master 1000, la Coppa Davis... Per me l’Olimpiade è un torneo, un di più. Per altri è il torneo. Ho letto un’intervista a Usain Bolt in cui diceva: io mi alleno quattro anni per correre cento metri in nove secondi. Questo mi ha colpito».

Ultimo aggiornamento: 15:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci