Alla fine, sono come degli alberghi.
LA RICOGNIZIONE
Si va verso un aumento delle rette giornaliere in autunno. Questo sembra ormai “pacifico”. Ma la crisi che saranno costrette ad affrontare le case di riposo della nostra regione potrà essere anche più tosta, costringendo diversi enti o Asp ad intaccare addirittura quote del proprio patrimonio. Cosa mai successa negli ultimi anni. L’allarme è reale e risuona anche nelle province di Udine e Pordenone.
Si parte con una provocazione, lanciata dal direttore di più strutture Alessandro Santoianni. «Saremo costretti a fare come fanno i commercianti, che espongono le proprie bollette in vetrina». Le vetrine vere e proprie le case di riposo non ce l’hanno, ma la situazione sta per diventare drammatica. «L’aumento del gas - spiega sempre Santoianni - è previsto nell’ordine di quattro-cinque volte quelli che sono i costi attuali, mentre l’energia costerà due volte e mezza di più». E per quanto riguarda le rette, ci sono già piani in tutta la regione che prevedono un loro aumento progressivo nei prossimi mesi.
Giovanni Di Prima, direttore dell’azienda per i servizi alla persona Umberto I di Pordenone, parla di «costi spropositati» e soprattutto di quelle che diventeranno «inevitabili criticità di bilancio». Per ora, limitatamente alle due case di riposo che ha in gestione diretta, non si parla di un certo aumento delle rette. «Ma per ottobre vedremo».
I DATI
I numeri rischiano di essere semplicemente insostenibili. A San Vito, ad esempio, le utenze della casa di riposo (si tratta di uno dei poli più grandi del Friuli Occidentale, se si parla di assistenza agli anziani) costano circa 350mila euro l’anno. Se arriverà il raddoppio (ma in realtà gli aumenti minacciano di essere anche più cospicui) si rischierà di sfiorare il milione di euro solamente per mantenere “accesa” la casa di riposo. E non si tratta di fabbriche o abitazioni, dove si possono abbassare i gradi del termostato. Le condizioni di fragilità della maggior parte degli ospiti non lo permetterebbero. I due poli pordenonesi, invece, adesso totalizzano circa 220mila euro solamente di bollette. E il rutto al netto dei rincari previsti.
«Il serio rischio - ha concluso sempre Alessandro Santoianni - è quello di chiudere l’anno in perdita e di andare a “mangiare” il patrimonio aspettando tempi migliori». Un timore che serpeggia anche a Cordenons. «Siamo paragonabili a un albergo - è chiara Valentina Battiston, direttrice - e c’è grande preoccupazione. Affronteremo un problema di liquidità imminente e abbiamo messo l’emergenza al primo posto tra le discussioni urgenti dei prossimi consigli di amministrazione».