Residenti prigionieri del cantiere di via Curiel: costretti a fare chilometri per arrivare alla statale

Sbarre e blocchi, una diatriba pubblico-privato che va avanti da anni con domande senza risposte

Giovedì 27 Aprile 2023 di Olivia Bonetti
Residenti prigionieri del cantiere di via Curiel: costretti a fare chilometri per arrivare alla statale

SACILE - Un dedalo di strade private, sbocco strategico sulla Pontebbana, bloccate da sbarre, blocchi di cemento e tappezzate di segnali di divieto.

Sarebbero la soluzione in questi lunghi mesi di lavori sulla rotonda di San Liberale per le migliaia di residenti della zona di via Curiel costretti ogni giorni a un'odissea per uscire di casa. Ma quelle strade sembrano "intoccabili": si tratta di vie la cui nuda proprietà è effettivamente privata, ma sulle quali, anche tramite delle cause legali, si è discusso se esista o meno una servitù di uso pubblico. In particolare parliamo delle vie Fermi, Galilei e Buonarroti-Vecellio. In passato, quando vennero "aperte" d'imperio, sentenze diedero torto al Comune, costretto a sborsare decine di migliaia di euro di danni. Ma davvero non si può fare nulla? L'unica soluzione, dicono dagli uffici comunali è solo l'esproprio, che ovviamente nessuno in questo momento si sognerebbe di attivare.


LA VIABILITÀ?
Resta il fatto che per una zona residenziale in cui la pianificazione anni 60 70, ma anche quella successiva con forte edificazione nei primi anni Duemila (via dei Vido in particolare), non è mai stata prevista una viabilità adeguata. Parliamo di migliaia di residenti, che per uscire di casa e raggiungere la statale 13, lontana solo una cinquantina di metri, ora senza lo sbocco a San Liberare, sono costretti a percorrere diversi chilometri, con l'incognita del passaggio a livello chiuso. Una situazione che andrà avanti almeno fino al 15 luglio: è questa la data segnata sull'ordinanza della chiusura della viabilità nell'area dove si sta costruendo la rotonda.


LE SBARRE
In passato, anche fino a 20-30 anni fa, quelle strade private erano aperte. Poi, una dopo l'altra, le palazzine sorsero come funghi e il passaggio nella "scorciatoia" di chi voleva evitare le code al semaforo di San Liberare si intensificò. Così uno ad uno i proprietari delle vie iniziarono a mettere prima dei bidoni provvisori, poi delle sbarre amovibili, infine le opere definitive. Una tendenza che a Sacile negli anni si è vista anche in alcune vie pubbliche: basti pensare agli alberi piazzati nella centralissima via Gasparotto, che bloccavano il passaggio alle auto, o ai divieti in via Luigi Nono. Strutture che, poi, a seconda del colore delle amministrazioni che si succedevano venivano rimosse o autorizzate. Per le strade private della zona di via Curiel fu il sindaco Roberto Cappuzzo a ordinare la rimozione delle sbarre che chiudevano le vie. Il provvedimento si rese necessario a seguito dell'avvio dei lavori per la sistemazione idraulica della via Curiel. Un altro particolare non considerato dalle edificazioni massicce che ci sono state negli anni.

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