MORSANO - «Mi tormentavano dicendo che ero gay, non ne potevo più. Non volevo ucciderlo, ma solo dargli una lezione». Così si è giustificato Oltjon Stafa, 28 anni, albanese che abita ad Arzene, dopo aver accoltellato il compagno di lavoro, il 46enne Festim Bregu, tuttora ricoverato in Rianimazione all'ospedale di San Vito.
POTEVA MORIRE
Bregu è vivo, ma una delle sei ferite (non otto come era stato ipotizzato inizialmente) riportate poteva essere mortale. È quella all'addome, poco sopra l'ombelico, dove la lama è penetrata lasciando una ferita larga due centimetri e mezzo. La lesione all'intestino è stata importante ed è localizzata nel tratto dell'ileo, tanto che il chirurgo ha dovuto eliminarne una decina di centimetri. Secondo il medico legale Giovanni Del Ben, a cui si è affidata la Procura, la tempestività dei soccorsi da parte del datore di lavoro e il fatto che il campo di via Fella, a Morsano, fosse a pochi chilometri dall'ospedale di San Vito sono stati fondamentali per la salvezza di Bregu.
OPERAIO MODELLO
Stafa lavora da anni con l'azienda agricola D'Andrea di San Giorgio della Richinvelda. È un giovane di poche parole, gran lavoratore. Il suo datore di lavoro, Filippo D'Andrea, non ha mai avuto nulla da ridire sul suo operato. Lunedì mattina il 28enne era tranquillo, nessuno si sarebbe mai aspettato la sua reazione violenta. I compagni di lavoro sono convinti che sia stato colto da un raptus, un momento di follia improvviso. Nessuno ricorda litigi tali da scatenare tanta ira o tensioni. I carabinieri di San Vito e del Nucleo operativo di Pordenone stanno concludendo gli accertamenti e la raccolta di testimonianze sui rapporti tra il giovane e gli altri operai. In particolare verrà circostanziato il rapporto con Bregu al fine di trovare riscontri a quanto dichiarato da Stafa quando ha reso spontanee dichiarazioni in caserma a San Vito, subito dopo il suo fermo in località Santa Sabina.