L'accoltellatore dell'operaio agricolo: «Mi dava del gay, volevo solo dargli una lezione»

Giovedì 5 Maggio 2022
L'accoltellatore dell'operaio agricolo: «Mi dava del gay, volevo solo dargli una lezione»

MORSANO - «Mi tormentavano dicendo che ero gay, non ne potevo più. Non volevo ucciderlo, ma solo dargli una lezione». Così si è giustificato Oltjon Stafa, 28 anni, albanese che abita ad Arzene, dopo aver accoltellato il compagno di lavoro, il 46enne Festim Bregu, tuttora ricoverato in Rianimazione all'ospedale di San Vito.

Lunedì mattina si era portato il coltello da casa, un modello pieghevole, con lama seghettata e lunga 11 centimetri. Non è uno dei coltelli usati sul lavoro per curare le barbatelle e questo - oltre alla gravità delle ferite inferte - ha inciso sull'imputazione provvisoria formulata dalla Procura. Oggi Stafa, difeso dall'avvocato Giancarlo Cescutti, sosterrà in videoconferenza dal carcere di Udine l'udienza di convalida del fermo. L'ipotesi di reato contestata dal sostituto procuratore Monica Carraturo è tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.


POTEVA MORIRE
Bregu è vivo, ma una delle sei ferite (non otto come era stato ipotizzato inizialmente) riportate poteva essere mortale. È quella all'addome, poco sopra l'ombelico, dove la lama è penetrata lasciando una ferita larga due centimetri e mezzo. La lesione all'intestino è stata importante ed è localizzata nel tratto dell'ileo, tanto che il chirurgo ha dovuto eliminarne una decina di centimetri. Secondo il medico legale Giovanni Del Ben, a cui si è affidata la Procura, la tempestività dei soccorsi da parte del datore di lavoro e il fatto che il campo di via Fella, a Morsano, fosse a pochi chilometri dall'ospedale di San Vito sono stati fondamentali per la salvezza di Bregu.


OPERAIO MODELLO
Stafa lavora da anni con l'azienda agricola D'Andrea di San Giorgio della Richinvelda. È un giovane di poche parole, gran lavoratore. Il suo datore di lavoro, Filippo D'Andrea, non ha mai avuto nulla da ridire sul suo operato. Lunedì mattina il 28enne era tranquillo, nessuno si sarebbe mai aspettato la sua reazione violenta. I compagni di lavoro sono convinti che sia stato colto da un raptus, un momento di follia improvviso. Nessuno ricorda litigi tali da scatenare tanta ira o tensioni. I carabinieri di San Vito e del Nucleo operativo di Pordenone stanno concludendo gli accertamenti e la raccolta di testimonianze sui rapporti tra il giovane e gli altri operai. In particolare verrà circostanziato il rapporto con Bregu al fine di trovare riscontri a quanto dichiarato da Stafa quando ha reso spontanee dichiarazioni in caserma a San Vito, subito dopo il suo fermo in località Santa Sabina.
 

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