Pordenone. «Ha abusato di mia figlia, non c'ho più visto». Padre di 40 anni a processo, aveva organizzato un'imboscata punitiva

L’imputato ieri presente in aula ha raccontato la sua versione dei fatti

Giovedì 30 Novembre 2023 di Giulia Soligon
Pordenone. «Ha abusato di mia figlia, non c'ho più visto». Padre di 40 anni a processo, aveva organizzato un'imboscata punitiva

PORDENONE - «Lui non sapeva che io ero il papà. Mi ha detto che un giorno ha fatto fumare a mia figlia tre canne, le ha dato una birra e, stordita, l’ha portata in camera da letto e ha abusato di lei». Questo il racconto che l’imputato, un 40enne di Aviano, ha rilasciato ieri davanti al giudice Alberto Rossi durante il processo per lesioni aggravate, minacce e sequestro di persona.


IL FATTO
Il 6 giugno 2020 l’uomo, allora 37enne, avrebbe organizzato un’azione punitiva contro un giovane di 20 anni, che nel 2019 aveva venduto hashish alla figlia 13enne, per poi abusare sessualmente di lei. La “punizione” sarebbe avvenuta nella casa dell’imputato, dove il ragazzo sarebbe stato portato con la complicità della ex compagna. «Mi ha detto che con lei c’era la persona che vendeva stupefacenti a mia figlia chiedendomi se volevo parlare con lui, io ho detto di sì e sono venuti a casa mia. Poi la mia ex e un’altra persona sono andati via e siamo rimasti solo io e il ragazzo». Una volta entrato nell’appartamento, la porta sarebbe stata chiusa a chiave per impedirgli la fuga. “Ti torturo per quattro giorni e poi ti uccido” è una delle minacce che gli avrebbe rivolto, picchiandolo e colpendolo più volte con una spranga metallica e una padella da cucina procurandogli lesioni alla spalla e al ginocchio.


L’UDIENZA
Ieri in tribunale a Pordenone l’udienza davanti al giudice monocratico Alberto Rossi.

Per l’accusa in aula il Vice Procuratore Onorario Patrizia Cau, per la persona offesa, costituitasi parte civile, l’avvocato Piero Cucchisi, mentre per la difesa l’avvocato Giuseppe Muzzapappa. Presente in aula l’imputato, che ha esposto la sua versione dei fatti.

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LA RICOSTRUZIONE
Secondo quanto dichiarato dall’uomo, quando il giovane è entrato nella casa, un appartamento al primo piano di uno stabile, non era consapevole di trovarsi davanti al padre della ragazza. «Quando mi ha raccontato di aver abusato di lei, ho perso la testa. Ci sono state colluttazioni». La porta, però, stando alla sua ricostruzione, non sarebbe mai stata chiusa a chiave, perché guasta. «Lui diceva che nemmeno sapeva che era minorenne, quando mi sono arrabbiato ha capito che ero il padre. Non potevo uscire, perché ero agli arresti domiciliari, così gli ho detto di andare in terrazzo, non potevamo stare nella stessa stanza, e che avrei chiamato i carabinieri». Ad arrivare per primi, gli agenti della squadra mobile di Sacile per il controllo della misura cautelare, ma in terrazzo non hanno trovato nessuno. Il giovane sarebbe scappato saltando dal terrazzino. L’imputato, come ha riferito in aula, ha denunciato il 20enne ai carabinieri di Aviano, riferendo anche che spacciava davanti alle scuole elementari e medie. «Quel giorno a casa mi ha detto che vendeva stupefacenti ai ragazzini, perché compravano sempre». Il giovane, come ha affermato l’imputato, è stato poi rintracciato e perquisito nella sua abitazione, dove sarebbero stati trovati stupefacenti. L’udienza è stata aggiornata al 20 dicembre quando verranno ascoltate testimonianze.

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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