West Nile, a Padova salgono i ricoverati nel reparto di terapia intensiva

Sabato 6 Agosto 2022 di Elisa Fais
Salgono i casi di West Nile

PADOVA - La febbre del Nilo Occidentale continua a far paura nel Padovano: salgono a cinque i decessi per West Nile registrati da fine giugno ad oggi.

L’ultima vittima, un altro anziano, risale a ieri. E intanto cresce a 68 la conta delle positività accertate dal Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 6, con sei contagi in più nelle ultime 24 ore. Si allarga anche il numero dei pazienti colpiti dalle conseguenze del virus e ricoverati all’Azienda Ospedale Università di Padova.

I ricoveri

Nello specifico, tra mercoledì e giovedì scorso, è stata accertata la positività di sei pazienti, fra i 15 attualmente ricoverati in via Giustiniani. Sono in terapia intensiva in condizioni critiche una donna di 51 anni di Polverara e un uomo di 66 anni di Maserà. In più a Malattie infettive sono assistiti un 85enne residente a Padova, un 59enne e un 52enne entrambi di Conselve. Poi c’è un 72enne di Selvazzano Dentro nel reparto di Neurologia. Dall’accesso alla certificazione del contagio possono passare dalle 24 alle 48, il tempo necessario per sviluppare tutti gli esami di laboratorio che attribuiscono con certezza la diagnosi di West Nile.

Il quadro

«Complessivamente sono attualmente ricoverati nei reparti dell’Azienda Ospedale Università di Padova 15 pazienti - sottolinea il direttore generale, Giuseppe Dal Ben -. Ben 6 di questi sono in terapia intensiva. Il resto dei pazienti è distribuito fra le Malattie Infettive, le Cliniche Neurologiche e Mediche. I casi stanno aumentando con una certa velocità e l’impatto della malattia sulle strutture ospedaliere non è trascurabile. Possiamo affermare che la West Nile ha soppiantato il Covid, per numeri, in molti reparti, anche ad alta intensità di cura». 
«È una malattia da non sottovalutare, che nelle forme più gravi riguarda soprattutto persone che hanno già altre patologie. Si tratta di pazienti immunocompromessi per le loro malattie – spiegano i medici della Direzione, impegnati nel garantire la presa in carico di questi pazienti e la loro gestione nei reparti - la West Nile provoca in questi fisici debilitati febbre, mal di testa, debolezza, per arrivare nei casi più gravi ad un forte interessamento meningeo, con meningoencefaliti ed altre forme neurologiche che possono arrivare a mettere in pericolo la vita dei pazienti».

I consigli

Finora sono cinque le persone sconfitte dall’infezione causata dal West Nile virus. Tra queste ci sono due uomini di 88 anni, un 83enne e un 77enne. «Serve grande prudenza ed adottare tutte le misure di protezione, a qualsiasi età – tiene a sottolineare il direttore generale, Dal Ben – I repellenti, la protezione dei vestiti, il rinunciare a frequentare alcuni ambienti a rischio non possono più essere norme di prudenza derogate. Attenzione anche ai corsi d’acqua oggi stagnanti a causa della siccità e alle pozze nei giardini. È lì che ai annidano più spesso le zanzare. Riduciamo gli accumuli domestici ed evitiamo gli ambienti a rischio».

Il vaiolo delle scimmie

La sanità padovana si prepara anche a fronteggiare un’altra emergenza sanitaria, quella legata al vaiolo delle scimmie. Al momento sul territorio dell’Euganea sono stati individuati 17 casi positivi al virus Monkeypox, molti dei quali sono stati presi in carico dal reparto di Malattie infettive dell’Azienda Ospedale - Università. Sono in arrivo le prime forniture di vaccino contro il vaiolo delle scimmie. In questa prima fase al Veneto sono state assegnate 400 dosi, tutte consegnate alla Farmacia dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre. Una quota, presto, arriverà anche in via Giustiniani.

Ultimo aggiornamento: 10:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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