Padova. Rivolta al Due Palazzi per le limitazioni Covid, 6 condannati e 4 assolti

La sommossa è avvenuta nel 2020 e la Pm aveva chiesto complessivamente 100 anni di galera

Sabato 24 Giugno 2023 di Marco Aldighieri
Condanne per 42 anni per la sommossa

PADOVA - Il processo sulla sommossa al Due Palazzi dell’8 marzo del 2020, si è conclusa con sei condanne per un totale di 42 anni. In quella occasione i detenuti hanno dato vita a una protesta, contro l’introduzione delle limitazioni imposte dal piano governativo per evitare la diffusione del Covid 19. Alla sbarra, davanti ai giudici del Tribunale collegiale, erano finiti in dieci reclusi. Il pubblico ministero Maria D’Arpa, titolare delle indagini, ha chiesto una pena complessiva di 100 anni. Ma ieri sei sono stati condannati ognuno a sette anni e quattro sono stati assolti.

Chi sono

I detenuti condannati sono Aren Bartolomeo 26 anni di Trieste, Ivan Baricevic 34enne trevigiano, David Wisedom 49 anni di origini liberiane, Madalin Nagler 29enne romeno senza fissa dimora, Adriano Halilovic 27enne di Arzignano (Vicenza) e Giovanni Sanguedolce 34 anni di Mazara del Vallo (Trapani). I quattro assolti sono invece Domenico Lucisano 44 anni residente a Cilavegna (Pavia), Giuseppe Morano 36 anni residente a Padova, Radouan El Madkouri 28 anni marocchino di Riva del Garda (Trento) e Ivan Marini 52enne di Latisana (Udine). Tutti gli imputati erano stati accusati in concorso di devastazione e saccheggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. Le parti offese sono undici agenti di polizia penitenziaria.

Il fatto

La sommossa era scattata una domenica sera. Al segnale lanciato da Lucisano, secondo l’accusa, che avrebbe fatto finta di ingerire del liquido corrosivo, una quarantina di detenuti ha iniziato a devastare le sezioni A e B al quarto piano del Due Palazzi prima dando alle fiamme vestiti e materassi, accatastati a ridosso dei cancelli delle sezioni in modo da creare delle barricate, poi sfondando le telecamere della videosorveglianza e le pompe idrauliche. Ma l’azione più pericolosa era stata quella di piegare verso l’esterno un paio di sbarre di una cella: se gli agenti penitenziari avessero caricato sarebbero rimasti infilzati.

I poliziotti, sotto una pioggia di oggetti e bombolette di gas accese, che esplodevano innescando ulteriori focolai di incendio, sono stati costretti a intervenire. La calma, almeno apparente, era tornata dopo qualche ora. Alla fine una decina di agenti è rimasta ferita e intossicata dalle inalazioni di fumo. La rabbia dei detenuti è stata provocata dalle limitazioni imposte dal piano governativo per evitare la diffusione del Covid-19 in assenza di adeguate misure di tutela sanitaria.

Ultimo aggiornamento: 12:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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