Perizia "addomesticata" sull'incidente mortale: chiesti tre anni e mezzo per il prof. Montisci

Giovedì 15 Dicembre 2022 di Serena De Salvador
L'incidente costato la vita a Cesare Tiveron il 13 settembre 2016 in via Gattamelata, a Padova


PADOVA - Ieri sarebbe dovuta essere la giornata decisiva. Invece sarà necessaria un’udienza straordinaria, il 18 gennaio, per arrivare alla sentenza nel processo che vede alla sbarra il professor Massimo Montisci e il medico del Suem Giacomo Miazzo in merito al decesso di Cesare Tiveron. L’uomo morì a 72 anni il 13 settembre 2016, giorno in cui rimase coinvolto nell'incidente tra il suo scooter e una Fiat della Regione guidata (contromano) da Giorgio Faccini e con a bordo l’allora direttore generale della Sanità veneta Domenico Mantoan. Per Montisci il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi per i reati di favoreggiamento e depistaggio.

Per 8 ore il giudice Mariella Fino ha ascoltato la requisitoria del pm Sergio Dini e le arringhe degli avvocati di parte civile Pietro Sartori e Carlo Augenti e di Maria Giulia Marongiu, legale del coimputato Miazzo. Rinviato l’intervento conclusivo di Emanuele Fragasso, che difende Montisci. Il professore, ex direttore dell’Unità di medicina legale e tossicologia dell’Azienda ospedaliera, è stato accusato di favoreggiamento, depistaggio, falso ideologico e truffa aggravata poiché, nominato consulente tecnico della Procura all’epoca dell’indagine sulla morte di Tiveron, avrebbe redatto una relazione autoptica in cui si sostiene che l’anziano morì non per l’urto con l’auto bensì pochi istanti prima, per un malore. Un modo per eludere le indagini in corso su Faccini e, di conseguenza, per proteggere Mantoan.

«Le capacità medico legali di Montisci sono indubbie – ha sottolineato il pm – Troppo per pensare che le lacune della sua consulenza siano frutto di un abbaglio. Gli elementi evidenziano la volontarietà, anche a fronte del fatto che il consulente della difesa fosse il professor Santo Davide Ferrara, di fatto il superiore di Montisci e figura in stretta relazione con Mantoan. La condotta del professore si delinea come quel tipico agire per compiacere i superiori: anche se non ci sono prove di un mandato esplicito di Mantoan o Ferrari a Montisci, è evidente che Mantoan abbia beneficiato del suo operato». 

Posizione condivisa anche dagli avvocati dei quattro figli e dell’allora compagna di Tiveron, che hanno chiesto 750mila euro di risarcimento. «Montisci è entrato in un contesto in cui già si era cominciato a parlare della causa della morte come di un malore – hanno spiegato Sartori e Augenti – in un binario già tracciato. In altre parole, scelta la linea (del malore, ndr) si è dovuto adattare. Elemento che tocca anche la condotta di Miazzo e si inserisce nella teoria della medicina difensiva, in cui i medici coinvolti sapevano perfettamente che la morte di Tiveron andava a tangere Mantoan».
Miazzo è stato accusato di falso ideologico poiché quel 13 settembre, nel verbale d’intervento del 118, barrò la casella “malore” come motivo della richiesta di soccorso. «Non so nemmeno da cosa debba difendersi – ha dichiarato il suo avvocato – Il suo è un palese errore dovuto alla fretta, tanto che nello stesso verbale parla dello scontro con l’auto e descrive l’incidente». Nei confronti del 40enne il pm ha chiesto una condanna a 8 mesi.
 

Ultimo aggiornamento: 09:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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