PADOVA - Rapina, tentata estorsione, lesioni personali, violenza privata, minacce e danneggiamento. Sono le accuse contestate a vario titolo alle baby-bulle balzate agli onori delle cronache per una serie di intimidazioni e aggressioni ad alcune coetanee avvenute tra novembre dell’anno passato e lo scorso mese di gennaio. In quattro, assistite dagli avvocati Luca Motta e Giuseppina Grofcich, rischiano di finire sotto processo. La Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Venezia, che ha coordinato gli accertamenti investigativi di carabinieri e squadra mobile raccogliendo più denunce in un unico fascicolo, ha notificato l’avviso di conclusione indagini ad una quindicenne di origini magrebine, ma nata a Padova, a due sedicenni, una originaria dell’Albania, l’altra nativa di Palermo, e ad una quattordicenne, nata a Monselice. Le quattro minori sono tutte residenti a Maserà con le rispettive famiglie.
LE ACCUSE
La posizione più grave è quella della quindicenne, indicata da più parti come la leader delle baby-bulle. La Procura minorile le contesta un primo episodio di rapina, che si sarebbe consumato a Maserà il 28 dicembre dello scorso anno. In concorso con altre minori avrebbe avvicinato in un luogo pubblico una dodicenne, che si trovava in compagnia di un’amica, l’avrebbe circondata assieme alle complici, impedendole la fuga. Con tono intimidatorio l’avrebbe minacciata pronunciando la frase «Dammi dei soldi oppure vieni lì dietro con noi». Non appena la ragazzina, intimorita, aveva estratto il portafogli la bulla si era impossessata della somma di 40 euro. Alla stessa quindicenne vengono poi attribuite una serie di tentate estorsioni ai danni di tre ragazzine tredicenni, tra novembre 2022 e gennaio 2023. Avrebbe preteso dalle vittime la consegna rispettivamente di 30, 50 e 25 euro minacciandole ripetutamente mediante comunicazioni attraverso il canale social Instagram.
L’AGGUATO
Le quattro baby bulle dovranno inoltre rispondere di tentata estorsione, violenza privata e danneggiamento per il grave episodio verificatosi il 27 gennaio scorso all’esterno del centro commerciale Ipercity di Albignasego. Quel giorno le tre vittime erano state avvistate tra i negozi da un ragazzo che fa parte del gruppo delle bulle. In pochi minuti si erano radunati sul posto circa una cinquantina fra ragazzi e ragazze che avevano portato fuori le tre giovani e le avevano accerchiate e schiacciate contro il muro del centro commerciale. Lì era cominciato l’attacco a suon di sberle, pizzicotti, spintoni, sputi e prese per il collo, nel tentativo di ottenere la consegna di somme di denaro. Una era riuscita a liberarsi e a chiamare i genitori che a fatica erano riusciti a farsi largo nel capannello di giovani. Il padre era stato preso a schiaffi mentre tentava di portare via la figlia mentre la madre, intervenuta anch’essa in soccorso delle tredicenni, si era sentita rivolgere la frase: «Io sono albanese, so dove abiti e ti vengo a tagliare la gola». La malcapitata era stata poi raggiunta da uno schiaffo al volto che le aveva provocato contusioni guaribili in un paio di giorni.
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