Sempre più ragazze in campo: la sezione Aia di Padova conta già sette tesserate

Mercoledì 2 Novembre 2022 di Gabriele Pipia
CALCIO - Sempre più donne si avvicinano al ruolo di arbitro divertendosi

PADOVA -  «Sono sempre stata una grande amante del calcio, fin da ragazzina. Poi un giorno ho sentito dire che gli arbitri potevano entrare gratis negli stadi e mi sono fiondata a fare il corso. Avevo già 26 anni, non era facile mettersi in gioco così tardi. L’ho fatto e ora che ne ho 40 me la godo ancora tantissimo». 
Elena Lunardi parla con gli occhi che brillano mentre racconta una passione viscerale trasformata in un vero mestiere. Oggi lavora in un’azienda nel campo commerciale ma ogni fine settimana sale in macchina o in aereo per raggiungere i palasport di tutta Italia. Arbitra in serie A di calcio a 5 ed è una delle sette donne iscritte alla sezione padovana dell’Associazione italiana arbitri. A queste si aggiungono altre quattro ragazze che hanno appena iniziato il corso. Negli ultimi due anni, nonostante la pandemia, il numero è raddoppiato ed è sempre più comune trovare le donne con il fischietto sui campi di calcio e calcio a 5. 
I NUMERI
L’Aia di Padova conta 245 associati con un importante incremento nell’ultimo biennio visto che nel 2020 gli iscritti erano 203.

All’apice troviamo Daniele Chiffi, arbitro internazionale ormai abituato a dirigere anche le partite più importanti della serie A, ma a crescere è l’intero movimento compreso quello femminile. Qui le eccellenze sono soprattutto nel calcio a 5 con due padovane nell’élite, Elena Lunardi e Martina Piccolo. Troviamo poi la veterana Anna Scapolo (arbitrava l’Eccellenza in tutta Italia, ora per raggiunti limiti di età si diverte ancora in Seconda Categoria e intanto fa parte dell’organo tecnico dell’Aia padovana) affiancata da una piccola pattuglia di arbitre di calcio che si sono appena affacciate alla categoria Giovanissimi. Il loro numero crescerà in fretta: nel nuovo corso per arbitri da poco iniziato ci sono altre quattro ragazze. 


LE REGOLE
Il regolamento Aia dice che è possibile arbitrare dai 14 ai 40 anni con possibilità di doppio tesseramento giocatore-arbitro fino ai 18, una novità importante che sta aiutando a crescere l’intero sistema arbitrale. I gettoni oscillano generalmente tra i 30 e i 50 euro a partita a seconda della distanza, più l’opportunità di entrare gratis negli stadi italiani. 
Se il movimento arbitrale femminile è in forte ascesa come dimostra il recente debutto in serie A della livornese Maria Sole Ferrieri Caputi (e prima di lei la francese Stéphanie Frappart era arrivata a dirigere addirittura una finale di Supercoppa Europea), anche a Padova la tendenza è molto positiva. «Si sta creando un volano sempre più importante - conferma Matteo Michieli, presidente padovano dell’Aia dal 2020 -. L’aspetto da sottolineare è che le nostre arbitre sono brave, non è che vengono inserite per rispettare delle quote rosa. Raggiungono gli stessi standard dei ragazzi, hanno preparazione, occhio, atletismo e capacità di farsi rispettare». Le qualità migliori? Il presidente Michieli non ha dubbi: «A parità di età rispetto ai ragazzi vediamo che hanno più grinta e più scrupolosità». 


LA CARRIERA
Elena Lunardi, laureata a Padova in Scienze Economiche, è arrivata ad alti livelli in fretta ed è sempre prodiga di consigli per le altre ragazze esordienti. «Dopo aver partecipato al corso arbitri ho capito che ero portata, ho fatto sia l’arbitro che l’assistente nel mondo del calcio tra settori giovanili e categorie dilettanti. Poi ho sperimentato il calcio a 5 e mi sono innamorata di questo sport: per dinamicità e velocità mi pareva cucito su misura per me». 
Anche lei batte forte su un tasto fondamentale: «Parliamo di meritocrazia, non di favori legate alle quote rosa. L’associazione sta puntando forte sul movimento femminile per avvicinare sempre più ragazze e questo è molto importante, ricordandosi sempre che in campo non conta essere uomo o essere donna. Conta solo saper arbitrare bene, sfruttando la propria preparazione e conoscendo i propri limiti».
Ma qual è per lei la partita perfetta? «Quella in cui passo quasi inosservata e mi godo tutto - sorride Lunardi -. Il metro di misura della mia soddisfazione dopo un arbitraggio è proprio questo: quanto mi diverto, quando riesco ad avere il giusto feeling in campo con tutti. Mi piace il dialogo con i giocatori, non sono uno sceriffo». E il complimento migliore? «Quando mi dicono che ho personalità». 

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