Notaio rinviato a giudizio, l'accusa è abuso d'ufficio e estorsione con metodi mafiosi

Martedì 12 Aprile 2022 di Gianluca Amadori
Notaio rinviato a giudizio, la Gdf ha raccolto la denuncia dell'impresario edile

SAONARA - La procura Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio di un notaio di Saonara, Gianluigi Maculan, con l'accusa di abuso d'ufficio ed estorsione con metodi mafiosi ai danni del costruttore edile Mario Borella, consigliere comunale a Camponogara dal 2014 al 2019, e candidato sindaco a Mira per la Lega nel 2012.
L'udienza preliminare a carico di Maculan, 46 anni, era fissata per la mattina di ieri, di fronte al gup Laura Alcaro, ma è stato necessario disporre un rinvio al prossimo 27 giugno in quanto non vi era prova dell'avvenuta notifica all'imputato. A sostenere l'accusa è la sostituto procuratore antimafia Paola Tonini, la quale aveva perquisito il notaio padovano nel 2019, nell'ambito di un'inchiesta a carico di alcuni presunti esponenti dell'ndrangheta calabrese affiliati a Grande Aracri, la cosca facente capo alla famiglia Bolognino, che portò all'arresto di una trentina di persone per numerosi episodi.
Tra i principali indagati in quella operazione figurava Antonio Genesio Mangone, 56 anni, originario di Cosenza, il quale fu incastrato dalle confessioni di due imprenditori veneti, Leonardo Lovo, di Campagna Lupia, e Adriano Biasion, di Piove di Sacco, i quali raccontarono di aver emesso false fatture per conto dell'ndrangheta.

L'ESTORSIONE

A Mangone viene addebitato un ruolo di protagonista nella presunta estorsione denunciata da Borella che, nel 2015, gli aveva venduto un negozio, a Sanbruson di Dolo, del valore di 75 mila euro. Secondo gli accordi, il pagamento sarebbe dovuto avvenire entro un anno, ma i soldi non furono versati e così Borella iniziò a protestare. Successivamente Mangone propose all'imprenditore di cedergli in cambio un appartamento, che poi risultò ipotecato. Infine, nel febbraio del 2018, gli disse di aver trovato i soldi e i due si trovarono di fronte al notaio Maculan per chiudere la partita. Borella sostiene che Mangone minacciò lui e la sua famiglia per fargli firmare a titolo di quietanza un documento nel quale attestava di aver ricevuto il denaro, e lo stesso notaio avrebbe fatto forti pressioni a tal fine. L'imprenditore afferma che il denaro non gli fu versato: ricevette soltanto la fotocopia di un assegno, peraltro non coperto.
Dopo l'arresto di Mangone e dei suoi complici, nel 2019, Borella si recò dalla Guardia di Finanza per raccontare tutto ciò che gli era accaduto, fornendo importanti riscontri agli investigatori, a cui spiegò che Mangone gli era stato presentato dall'amico Adriano Biasion, di cui si fidava. Ora l'imprenditore è intenzionato a costituirsi parte civile contro il notaio con l'avvocato Emanuele Compagno. Maculan, assistito dall'avvocatessa Anna Desiderio, è pronto a difendersi davanti al giudice per dimostrare la propria estraneità alle accuse.

Dopo la perquisizione spiegò che Mangone gli era stato presentato da Biasion, di cui era notaio di fiducia.

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