La "piva" nel sacco: dalla cornamusa alla fisarmonica, storia della musica nei territori veneti

Martedì 1 Febbraio 2022 di Nicoletta Cozza
La "piva" nel sacco: dalla cornamusa alla fisarmonica, storia della musica nei territori veneti

TEOLO - Singolare esposizione al Palazzo dei Vicari a Teolo per raccontare gli strumenti della tradizione, dalla fisarmonica all'armonica a bocca fino alla cornamusa. Oltre 250 esemplari che i visitatori possono anche provare a strimpellare

L'esposizione narra il percorso antropologico compiuto dal suono. Ricordando che sono le conchiglie, o le corna del bue, gli antenati di tromba e trombone, mentre una corda tesa sopra una tavola sonora ha generato la famiglia delle cetre, di cui fanno parte mandolino e chitarra. La rassegna, poi, propone rarità e curiosità, tra cui una piva, la cornamusa veneta di cui si è persa traccia, della cui esistenza è rimasta memoria nel cognome di numerose famiglie della nostra regione: ora, però, una copia è stata ricostruita osservando la sua riproduzione sui quadri dipinti da Cima da Conegliano, Giorgione e Jacopo Bassano.
Al MAC, il Museo di Arte Contemporanea Dino Formaggio nel Palazzetto dei Vicari a Teolo sui Colli Euganei, è stata allestita una mostra di strumenti musicali intitolata Suoni dal mondo, dove si possono ammirare i pezzi raccolti con passione dal musicista ed etnomusicologo Roberto Tombesi, tra i fondatori dell'ensemble Calicanto, che lo scorso anno ha festeggiato i quarant'anni di attività. La collezione nasce quasi per caso all'inizio degli anni '80 in coincidenza con la decisione del gruppo e del suo leader di dedicarsi alla ricerca e alla rivitalizzazione della musica dei territori veneti, un patrimonio antico che rischiava di andare perduto.
Sono circa 250 gli esemplari esposti, che testimoniano un singolare itinerario di divulgazione: «Se li guardi - dice Tombesi - senza provarli, e come se osservassi un quadro di Van Gogh con gli occhiali scuri.

E io sono a disposizione di chi vuole cimentarsi con questa bellissima esperienza».


IL PERCORSO

Ma come è nata l'idea di condividere la collezione con il pubblico? «Per festeggiare i quarant'anni di carriera del Calicanto - osserva Tombesi - Vengono scuole e associazioni, e i visitatori alla fine provano a suonare (non gli strumenti a fiato, per evitare i contagi ndr), ma le percussioni. E poi vogliamo far conoscere l'operazione di rivalutazione degli strumenti più arcaici effettuata dal Calicanto, raccontando la loro origine». «L'importanza della mostra non è legata al valore degli strumenti, perché a Teolo non sono esposti Stradivari, bensì il percorso antropologico che ha fatto il suono. L'uomo l'ha scoperto partendo dalle corna del bue, utilizzate nell'antichità per inviare segnali, come si fa oggi con gli sms: le comunicazioni tra valle e valle, o tra imbarcazione e imbarcazione, sono iniziate così, senza la valenza musicale, artistica e sonora arrivata dopo, evoluzione che ha portato alla realizzazione di trombe e tromboni».
Un altro rimando al passato remoto è rappresentato dall'arco di caccia. «È uno strumento - aggiunge il musicista - che ha una forma ricurva dalla quale si arriverà successivamente al violino. Visitando la rassegna si ha la cognizione di come nasca il suono degli antichi liuti, alcuni dei quali sono preziosi, ma questo è un aspetto marginale, perché quello che ci interessa è mostrare alle nuove generazioni qual è la genesi di violini e chitarre. A volte certe conoscenze vengono date per scontate, ma non è così».
Anche la storia della chitarra è suggestiva, che rimanda al steel guitar di David Gilmour. «Ci sono almeno cinque strumenti antesignani a essa, tra cui le casse armoniche, il cui incipit è costituito da una corda tesa, amplificata da una tavola. La forma si è evoluta, e da trapezio o triangolo, è diventata a otto, oppure bombata come quella del mandolino, o della mandola».
Tombesi ha iniziato a raccogliere strumenti 45 anni fa. «Inconsapevolmente - confessa - e adesso possiedo oltre 300 oggetti sonori. Complessi, ma anche semplicissimi, come il guscio di una ghianda, che fino a una settantina di anni fa veniva suonato dai bimbi. E poi ho raccolto oggetti realizzati una ventina di anni fa girando per i Colli Euganei, dove abbiamo intervistato gli anziani che vivono nei paesini, i quali hanno raccontato come si realizzavano gli strumenti di primavera con i polloni di castagni, salici e frassini: in pratica, utilizzando i nuovi arbusti per fare flauti e fischietti».
Una sezione della rassegna ha per protagonista la fisarmonica, per la quale il leader del Calicanto ha una predilezione. «Mi ci vogliono sempre diversi minuti per raccontare la sua storia - aggiunge -, cominciata a inizio dell'Ottocento, ma che però affonda le radici indietro nel tempo, cioè a quattromila anni fa, quando in Cina avevano qualcosa di analogo che chiamavano sheng, realizzato con canne di bambù, progenitore delle fisarmoniche attuali in quanto all'interno aveva l'ancia, la sottile linguetta mobile la cui vibrazione fa suonare gli strumenti a fiato, come clarinetto e oboe, che non si vede perché i musicisti la tengono in bocca.


ARMONICA E FISARMONICA

Nell'antico strumento cinese era di canna naturale, ma con la rivoluzione industriale è diventato di metallo: da qui, grazie all'evoluzione tecnologica, nascono le armoniche a bocca e poi gli strumenti a mantice tra cui l'organetto, l'armonium a pedale e la fisarmonica, importantissima per la musica popolare fino alla seconda Guerra Mondiale. È lo strumento più usato e di maggiore successo, perché si può trasportare, consente con la mano destra di suonare una melodia e con la sinistra di effettuare l'accompagnamento, lascia libera la bocca in modo che il musicista possa pure cantare. Insomma è una piccola orchestrina, che vediamo riprodotta in diversi quadri degli impressionisti». «Certo - ha detto poi Tombesi - era un po' osteggiata dai musicisti classici, perché a loro dire il suono non è perfetto, ma nella storia delle musica, passata e recente, è stata una protagonista assoluta: Bob Dylan è diventato il menestrello-icona con l'armonica, ripresa poi in Italia da Dalla, De Gregori e Bennato, mentre il bandoneon, parente stretto della fisarmonica suonata da Nomadi e Pfm, ha reso celebre Astor Piazzolla con il suo tango».

      
 

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