Migranti, il prefetto: «Dopo il no di alcuni imprenditori ho chiesto aiuto al Vescovo»

Mercoledì 11 Ottobre 2023 di Gabriele Pipia
Il prefetto Messina è a Padova da 100 giorni

PADOVA - «Ogni pomeriggio faccio una bella passeggiata da Prato della Valle alle piazze. Mi piace guardarmi attorno e mi fermo volentieri a parlare con le persone». Francesco Messina, nominato prefetto di Padova lo scorso 3 luglio dopo una prestigiosa carriera che lo ha portato ad essere anche vicecapo della polizia, oggi taglia il traguardo dei primi 100 giorni in città. Rilascia una lunga intervista al Gazzettino subito dopo aver ricevuto a Palazzo Santo Stefano i vertici del Calcio Padova. Seduto nel suo studio (completamente trasformato rispetto all’epoca dei suoi predecessori) parla di tutto. Dallo spaccio di droga alle infiltrazioni mafiose, dall’emergenza migranti al trasporto pubblico. 


Cento giorni a Padova. Che realtà ha trovato?
«Una realtà avanzata sotto tanti punti di vista, una realtà che ha ancora moltissimo margine di progressione.

Vedo una vocazione innovativa, un’economia trainante e un polo universitario che è una vera potenza. Tutto ciò fa di Padova una delle città con i migliori standard di vita in Italia». 


C’è un aspetto che non conosceva di Padova e che l’ha colpita?
«La cultura della legalità. Il rispetto delle regole, l’educazione civica, la volontà collettiva di seguire una via maestra senza cercare scorciatoie».


L’ultima classifica del Sole 24 Ore pone però questa provincia alla trentacinquesima posizione in Italia per indice di criminalità. Aumentano furti, rapine e truffe...
«Un tasso di criminalità è fisiologico perché non esistono realtà perfette. Questo dato va letto proprio in relazione al grande senso di legalità che c’è qui, visto che questi numeri si basano sulle denunce presentate. Se a Padova ci sono più denunce rispetto a Caserta non significa che qui c’è una dimensione criminale maggiore, ma che c’è una maggior vocazione alla denuncia».


Però lo spaccio di droga resta un problema serio. Padova è terza in Italia e i residenti continuano a lamentarsi, soprattutto nell’area nord della città...
«Anche qui dobbiamo considerare che se si calcolano tanti reati è perché ci sono tante denunce. E siccome si procede d’ufficio, significa che qui c’è un’azione elevata di contrasto. Stiamo facendo il massimo sforzo, anche se Padova è una realtà particolare da questo punto di vista...».


Per quale motivo?
«A differenze di altre città Padova non ha una vera e propria piazza di spaccio. Non c’è una struttura fortificata con ruoli ben definiti, non c’è una vera organizzazione che governa il territorio. Ci sono tante situazioni sparse». 


Quindi come si agisce?
«Da un lato con le operazioni ad alto impatto, importanti anche perché la presenze di molte forze dell’ordine incide anche sulla percezione di sicurezza della gente, dall’altra con un’attività investigativa profonda e capillare. Ma va detto che la normativa non ci aiuta».


In che senso?
«La legge impedisce l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per chi spaccia modiche quantità di effetti stupefacenti. E chi spaccia lo fa anche perché sa bene che non è prevista la carcerazione per le modiche quantità. Servono quindi accurate attività investigative che attestino l’attività sistematica di spaccio».


Cosa risponde ai residenti delle zone più critiche, come per esempio piazza De Gasperi, che invocano maggiori controlli?
«La realtà padovana è complessa proprio perché c’è una situazione di spaccio diffuso, ma i numeri di denunce dimostrano che stiamo facendo tanto e faremo ancora tanto. Ai comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica affrontiamo sempre questo argomento. Ma nel complesso ci tengo a dirlo: ho trovato una città molto sicura». 


Anche per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose?
«Qui l’economia è molto effervescente e il Veneto ha una tradizione di reati economico-finanziari con un sistema che mette assieme evasioni fiscali e false fatturazioni. Da quando sono qui non ho ricevuto segnali particolari ma so che in passato ce ne sono stati diversi. Il nostro livello di attenzione è alto».


Ad agosto si è trovato a gestire un’emergenza complessa come quella dei migranti. Qual è stato il momento più difficile?
«A ferragosto. Avevo avuto dei colloqui con alcuni imprenditori padovani che si erano detti disponibili a dare un aiuto ma poi non hanno più voluto darlo, mettendoci in difficoltà. Il loro è stato un comportamento davvero inatteso e inspiegabile». 


Nei giorni più concitati l’abbiamo vista anche confrontarsi animatamente con il sindaco Giordani...
«Io amo discutere e ragionare, tutti assieme. Quello era un normale confronto per trovare una soluzione condivisa. Alla fine devo dire che sia il sindaco che il provveditore Natale si sono fidati di me. Avevo garantito che le palestre sarebbero liberate e così è stato: oggi viene completamente liberata anche Feriole. Avevo garantito che non ci sarebbe stato alcun maxi-hub e lo confermo. All’aeroporto non abbiamo mai superato il centinaio di ospiti».


Come intendete usare l’Allegri nei prossimi mesi?
«Per ora resta una struttura temporanea per piccoli numeri come adesso, in futuro vedremo. Dipenderà anche dalle politiche europee e se ne sta discutendo in questi giorni, ma di sicuro non abbiamo un piano per hub o tendopoli».


Ad agosto lei aveva contattato le cooperative per chiedere disponibilità di ampi spazi dotati di allacciature...
«Con le 13 cooperative c’è sempre stato dialogo costante. In quel momento in piene emergenza avevo formulato quella richieste per capire se vi fossero aree dove poter realizzare casette o comunque alloggi stabili, non certo roulotte o tende». 


Servono ancora spazi o l’emergenza è calata?
«Attualmente stiamo reggendo ma dobbiamo farci trovare pronti nel caso in cui ci sia un altro afflusso massimo, per stare tranquilli senza dover ricorrere a scelte estreme. Per questo motivo mi sono rivolto al vescovo chiedendo disponibilità di spazi della Diocesi. Non so quali perché non spetta a me deciderlo e non posso mettere fretta al vescovo, ma mi ha detto che mi darà una risposta e io sono fiducioso. Padova ha gestito l’emergenza benissimo, una risposta positiva dalla Chiesa sarebbe la ciliegina sulla torta». 


Quali sono i numeri attuali?
«Tra centri d’accoglienza e alloggi delle coop abbiamo duemila posti e per fortuna non sono tutti occupati, ne abbiamo ancora un po’ di liberi. I migranti sono appunto meno di duemila. Ne abbiamo 300 ucraini, 300 bengalesi, 270 pakistani e il resto dall’Africa. Abbiamo i Cas (centri di accoglienza straordinaria gestita dalle cooperative, ndr) in città e in 58 comuni della provincia. La metà dei migranti arriva a Padova ma se ne va dopo pochi giorni». 


Intanto una delle cooperative che gestisce l’accoglienza si è trovata coinvolta in un’inchiesta a Ferrara. Le accuse sono truffa e frode in pubbliche forniture nell’ambito della gestione dell’accoglienza in Emilia Romagna...
«Noi svolgiamo un’importante attività di vigilanza sull’attività delle cooperative in provincia di Padova e se riscontriamo irregolarità interveniamo. C’è un procedimento penale in corso, se si arriverà ad una eventuale sentenza di condanna sarà valutata la situazione anche da parte nostra». 


Un altro tema caldo è quello del trasporto pubblico locale. Busitalia alle prese con una difficile situazione economica, i pendolari che protestano, un principio di incendio su un autobus con 50 studenti a bordo...
«La situazione non è semplice. Da un lato c’è l’esigenza di garantire un servizio di livello, dall’altro ci sono le spese e i bilanci. Sergio (parlando del sindaco si esprime sempre così, chiamandolo per nome, ndr) ha in mano davvero un cubo di Rubik. Vedo che ci sta mettendo tantissima energia per risolverlo».


Potrà occuparsi anche lei della situazione?
«Il tema non è ancora sul mio tavolo. Arriverà se ci saranno dei problemi di sicurezza o situazioni particolarmente conflittuali, ma io sono ottimista». 


Rimanendo sul fronte della viabilità, qual è il suo pensiero sulle proteste degli automobilisti multati dai due autovelox di Cadoneghe? Decine di migliaia di multe e un’inchiesta della Procura in corso...
«Ai cittadini posso solo dire che esistono strumenti previsti dalla legge per impugnare le sanzioni amministrative. La protesta non può mai sfociare in un autovelox fatto esplodere o portato via con un trattore. Invito tutti a restare dentro i binari della legalità».


Da un’inchiesta all’altra. I tifosi del Padova invocano da anni la nuova curva dell’Euganeo...
«Sugli appalti è bene che ci siano sempre controlli massimi e se sono state ravvisate delle irregolarità è giusto che il cantiere sia stato fermato per consentire alla magistratura di fare piena luce sulla situazione. Per il resto posso dire che ho appena incontrato il presidente e l’amministratore delegato del Padova che mi hanno invitato a vedere una partita allo stadio e lo farò sicuramente presto». 


Poco più di tre mesi a Padova. Ha già dei luoghi prediletti?
«Penso di sicuro alle piazze, bellissime e vivaci. E poi devo dire che sono un grande amante del gelato e passeggiando lungo via Roma trovo sicuramente soddisfazione». 

Ultimo aggiornamento: 19:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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