Crisi delle vocazioni, mancano sacerdoti: ora la Chiesa chiede aiuto ai parrocchiani

Lunedì 2 Ottobre 2023 di Nicola Benvenuti
Il vescovo Claudio Cipolla a Lisbona per la Giornata mondiale della gioventù in agosto

PADOVA - Una Chiesa che guarda a tutti i suoi componenti in quanto battezzati e pertanto chiamati a svolgere un ruolo attivo al suo interno: le parrocchie esistono non tanto perché c’è il parroco, ma in quanto ci sono dei cristiani che ne fanno parte.
È quanto emerge in modo sempre più chiaro dal Sinodo Diocesano dopo un anno e mezzo di lavoro, dapprima nelle parrocchie, poi nelle commissioni e ora nell’assemblea diocesana. Quest’ultima, che raccoglie oltre 350 persone, sacerdoti, religiosi, ma anche tanti laici, espressione delle oltre 450 comunità parrocchiali della Diocesi che va dalla Bassa Padovana, all’ Altopiano di Asiago, passando per il trevigiano e il veneziano, si incontra da aprile, nella chiesa del Seminario Maggiore e nel pomeriggio di ieri ha maturato alcune scelte importanti per la vita futura della Chiesa padovana. 

IL FUTURO

La prima, su cui i componenti dell’assemblea diocesana sono stati chiamati ad esprimersi proprio ieri è sui “Ministeri battesimali”, che riguardano in modo particolare i laici. Papa Francesco ha infatti stabilito che i ministeri laicali del lettorato e dell’accolitato possono essere affidati a tutti i fedeli che risultino idonei, di sesso maschile o femminile.

In virtù del battesimo, ogni fedele è chiamato a vivere il sacerdozio comune che, pur differendo essenzialmente dal sacerdozio ministeriale, proprio dei ministri ordinati (vescovi, sacerdoti e diaconi), partecipa con questo all’unico sacerdozio di Cristo. La Chiesa di Padova, nello specifico, sta ragionando sui ministeri battesimali, cioè dei servizi ai quali possono essere chiamati i laici per garantire la vita delle singole parrocchie. Sono adempimenti pratici che si potranno svolgere laddove non ci sono parroco o cappellano. A titolo di esempio: dall’organizzazione dei campi scout alla Liturgia della parola la domenica nelle chiese dove non c’è un prete a dire messa.

I NUMERI

I numeri infatti parlano chiaro: in Diocesi c’erano 957 preti diocesani nel 1972; oggi sono 580. Nel 2040 presumibilmente solo 151 preti diocesani avranno meno di 75 anni. Quest’anno sono appena 13 i seminaristi. Accanto a questo vi è però una consistente presenza di laici impegnati in vari servizi e ministeri: oltre mille ministri straordinari della comunione, oltre 5mila persone impegnate nell’annuncio e nella catechesi, altri 4mila nei consigli pastorali delle parrocchie e altrettanti in quelli di gestione economica, 1300 in ambito Caritas.
Il vescovo Claudio Cipolla ieri a margine della sessione ha sottolineato: «La fatica, peraltro bella, del Sinodo è stata quella di riuscire a trovare un linguaggio comune, siamo 350 persone diverse. La cosa positiva è che per ognuno di noi si sono aperte prospettive nuove, a partire da noi stessi e ci siamo resi conto che con i ministeri battesimali tutti i cristiani sono chiamati alla responsabilità».
Per don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la pastorale e coordinatore della segreteria del Sinodo, «I componenti dell’assemblea sinodale di esprimere un voto libero sui diversi emendamenti alle proposte che sono state formulate». Nei prossimi tre mesi, il Sinodo si chiuderà a fine anno, l’assemblea lavorerà su due temi: il rinnovamento delle parrocchie partendo dal Vangelo, sullo stile delle comunità di base e l’ attuazione di una collaborazione tra parrocchie, interagendo tra singole comunità, unità pastorali, vicariati e gli eventuali gruppi di parrocchie, quest’ultima una possibile evoluzione futura.

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci