Padova. Mamme arcobaleno, via libera alla registrazione dei figli in Comune: il tribunale respinge il ricorso della Procura

Il sindaco Sergio Giordani: «Oggi vincono l'amore e l'interesse primario dei piccoli»

Martedì 5 Marzo 2024 di Redazione web
Padova. Mamme arcobaleno, via libera alla registrazione dei figli in Comune: il tribunale civile respinge il ricorso della procura

PADOVA - Il tribunale civile ha respinto il ricorso da parte della Procura in merito alle mamme arcobaleno, via libera dunque alla registrazione all'anagrafe dei figli di due mamme in Comune a Padova.

L'avvocato delle Famiglie Arcobaleno Michele Giarratano spiega al Gazzettino: «Stanno notificando tutte le decisioni del tribunale che dichiarano inammissibile l'atto della procura». Le 32 famiglie arcobaleno registrate dal sindaco di Padova Sergio Giordani, per le quali la Procura aveva presentato ricorso, saranno dunque riconosciute.

«Un passo importante per le bambine e i bambini e le loro mamme, oggi vincono l'amore e l'interesse primario dei piccoli», ha dichiarato il sindaco Giordani.

Le motivazioni del tribunale

Il ricorso della Procura sul "doppio cognome" dei bambini con due mamme non può avvenire contro l'atto dell'ufficiale di stato civile dell'anagrafe, che li ha registrati coerentemente con le indicazioni date dai genitori, ma deve riferisi alle diverse (e più articolate) azioni di status del minore, che vanno percorse con rito ordinario. È uno dei motivi per i quali il Tribunale di Padova ha dichiarato inammissibili i ricorsi della Procura per affermare l'invalidità degli atti di nascita di oltre 30 bambini e bambine di coppie omogenitoriali. «Il procedimento di rettificazione degli atti di stato civile - si legge in proposito l'ordinanza - è ammesso solo nei casi in cui debba disporsi l'integrazione di un atto incompleto, o la correzione di errori materiali, o l'eliminazione di eventuali omissioni nelle quali si sia incorsi nella redazione dell'atto, quando debba provvedersi alla ricostruzione dei registri distrutti o smarriti».

Al di fuori di questi casi, prosegue il tribunale, quando si deve procedere ad accertamenti costitutivi «influenti sullo stato delle persone», il giudizio «deve svolgersi nelle forme del processo ordinario di cognizione, con la partecipazione dei soggetti che hanno interesse a contraddire alla domanda».

I giudici di Padova fanno riferimento alle stesse sentenze della Corte di Cassazione in materia (13000/2019, e 951 del 1993) sottolineando «in altri termini, nell'azione di rettificazione degli atti di stato civile occorre escludere che lo stato che si vuol documentare sia oggetto di controversia».

Perché «mentre per il procedimento di rettificazione l'oggetto formale immediato del giudizio è l'atto, nel giudizio di stato la (eventuale) rettifica dell'atto di stato civile sarà la conseguenza del giudizio svolto sul fatto posto a suo fondamento».

Le reazioni

«Hanno vinto coraggio e buon senso, contro un accanimento ideologico. Ha vinto la rete di avvocati che ha presentato una difesa inattaccabile. Hanno vinto i nostri figli, che al momento possono continuare a chiamarci mamme», commenta Laura, una delle mamme arcobaleno di Padova oggetto del ricorso della Procura contro la registrazione dei figli con il cognome anche della madre intenzionale. 

Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, aggiunge: «Si tratta di un atto di civiltà e di tutela dei minori figli e figlie di coppie di mamme, in un momento in cui l’Italia e questo governo in particolare, hanno deciso di calpestare i loro diritti. Non smetteremo mai di lottare per arrivare a quello che è già garantito in ogni paese occidentale, il diritto dei minori a vedersi riconosciuti legalmente entrambi i genitori dello stesso sesso. Nel mondo soffia un preoccupante vento di omolesbobitransfobia, lo abbiamo visto in Russia e in molti paesi africani, è il momento di decidere da che parte stare. L’Italia decida se vuole prendersi la responsabilità di proteggere i diritti di tutti i minori o continuare a perseguitarli». 

Il gruppo legale di Famiglie Arcobaleno conclude: «Questo risultato è frutto di un lavoro condiviso e di una squadra di avvocati e avvocate che credono nella giustizia e nella capacità del diritto di colmare i vuoti della politica. È una grande soddisfazione che il tribunale abbia accolto la nostra linea difensiva dichiarando inammissibili i ricorsi e confermando di fatto gli atti di nascita con doppia maternità».

Il fatto

Lo scorso giugno la Procura padovana ha chiesto a 32 coppie di donne omosessuali di rettificare l’atto di nascita dei propri figli attraverso la cancellazione del nome della madre non biologica. Parliamo di famiglie omosessuali (tutte formate da due donne) che a partire dal 2017 hanno potuto ottenere dall’Ufficio Anagrafe di Palazzo Moroni un certificato che attesta che il bambino o la bambina sono figli di entrambi i componenti della coppia. L’intervento della magistratura ha fatto seguito alla circolare inviata a marzo dall’allora prefetto padovano Raffaele Grassi in cui si invitavano tutti i sindaci della provincia a rispettare la sentenza della Cassazione che bloccava i riconoscimenti anagrafici per i figli nati con maternità surrogata.

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Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 10:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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