Da 50 anni si prende cura del figlio tetraplegico, Mariarosa: «Abbiamo un cordone ombelicale d’acciaio»

Domenica 27 Agosto 2023 di Germana Cabrelle
Diego Gillino con mamma Mariarosa, medici e infermieri

CITTADELLA - “Il mio nome di battesimo è Mariarosa ma per tutti sono la mamma di Diego”. La frase riassume tutto: il legame simbiotico che Mariarosa Gillino, 70 anni, ha da cinquant’anni con il figlio Diego, e le cure quotidiane che gli riserva in casa, ininterrottamente da mezzo secolo. “Abbiamo un cordone ombelicale d’acciaio” – ironizza Mariarosa mentre guarda amorevolmente il figlio che la ricambia con un sorriso dolce. “Lui mi parla con gli occhi, con gesti ed emissioni vocali. Io capisco, perché si fa comprendere. Cognitivamente Diego c’è, interagisce e partecipa attivamente alla vita. Ho sempre portato mio figlio a votare, per esempio, ad esercitare i suoi diritti”. Cinquant’anni sono una vita dedicata, fatta di rinunce, poche vacanze ma sempre organizzate con Diego al seguito. La famiglia Gillino arrivò in Veneto nel 1979, quando il marito di Mariarosa, per garantire un futuro a Diego, si trasferì a lavorare in aziende dell’Alta Padovana. “Dopo la scuola dell’obbligo Diego è stato il primo ragazzo in carrozzella ad essere inserito nella Cooperativa sociale Fratres - racconta Marirosa - i cui operatori, coordinati dal dottor Ugo Campagnaro, non finirò mai di ringraziare, per la straordinaria umanità e professionalità che hanno sempre garantito a mio figlio. Con l’Associazione Volontari Ospedalieri il rapporto continua tuttora, per gli spostamenti di cui necessitiamo, e all’ospedale di Cittadella, dalla Chirurgia, alla Medicina, all’Odontostomatologia, alla Terapia Antalgica fino alla Rianimazione, ci conoscono tutti i reparti. Nel mese di maggio di quest’anno Diego ha subito un intervento di Peg per l’applicazione della nutrizione enterale: un duro colpo per lui, perché la sua più grande gioia era gustarsi il cibo che gratifica il palato”. Mariarosa, con le istituzioni cittadellesi e altri volontari, nel 1991 ha fondato l’associazione Airone, per far emergere i bisogni delle famiglie che vivono la diversità. Grazie all’attività di Airone, Cittadella è stato il primo Comune del Veneto a dotarsi del Peba, il piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche. D’intesa con l’Ulss Euganea, l’associazione Airone ha anche avviato l’iniziativa “Un sorriso per tutti”, tuttora attiva, per assicurare cure dentistiche alle persone disabili. Inoltre Mariarosa, insieme ad altri volontari, ha girato le scuole superiori presentando il progetto “Pianeta Handicap” per sensibilizzare gli studenti su cosa si può concretamente fare per la disabilità. 


Mariarosa, il suo è il bilancio di 50 anni. Come li ha vissuti? 
«Con fede, una forza spirituale che possiedo fin da bambina.

Mia mamma è mancata quando avevo 9 anni e le domeniche le ho trascorse con lei al Cottolengo di Torino, dove ho visto la sofferenza da vicino. Mamma mi ha insegnato, nelle difficoltà, a recitare l’Ave Maria: ogni preghiera del rosario – diceva - sono come i pioli di una scala. Non so se intendesse per arrivare a lei o alla Madonna, ma ciò mi ha confortato e mi solleva tuttora. Io mi emoziono, mi commuovo e piango. Ma non dispero mai». 


Come definirebbe la sua vita fin qui? 
«Una vita realizzata, nonostante tutto. Dedicata a Diego, a mio figlio Glauco, a mio marito Paolo e a chi mi vuole bene. Con la consapevolezza che la vita di Diego non è un’esistenza inutile». 


L’associazione Airone è ancora attiva?
«Come tutte le cose belle, dopo 29 anni l’Airone ha preso il volo. Magari un giorno ritornerà». 


Ci racconta com’è Diego?
«Un esteta, un principino. Ama le cose raffinate, è affascinato dalle bionde, ha senso dell’umorismo, è premuroso per gli altri e tifoso del Cittadella calcio, la cui società è stata fondata nella sua stessa data di nascita. Con la dirigenza, alcuni giocatori ed ex giocatori si è instaurata una profonda amicizia».


Un’emozione bella vissuta in questi 50 anni?
«Il 30 maggio scorso, quando il gastroenterologo della Peg si è rivolto a me e mio marito esclamando: “Questo figlio lo avete riempito d’amore. E si vede”».


E un fatto spiacevole? 
«Quando è arrivata la cartolina per la leva militare di Diego. Mi ha mandato in crisi constatare che lo Stato non era e non è a conoscenza della situazione che viviamo». 


Cosa si augura per il futuro? 
«Un “Dopo di noi”, perché ora i ragazzi sono adulti e noi genitori anziani. Il Comune di Cittadella ha annunciato la costruzione di una casa alloggio nella frazione di Santa Maria. Lo spero davvero con tutto il cuore, per avere anche noi un futuro di speranza».


Un consiglio per chi ci legge?
« Non dare nulla per scontato, superare gli stereotipi e la paura della diversità senza voltarsi dall’altra parte. Vivere appieno ogni minuto per non avere rimpianti». 

Ultimo aggiornamento: 28 Agosto, 11:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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