Monselice. La mamma di Edoardo, ucciso da un pugno, scrive una lettera: «Fate la cosa giusta, chi sa deve parlare»

Indagini ancora aperte, troppi i lati oscuri. Chi era presente nel centro sportivo non avrebbe fornito agli investigatori i giusti elementi per ricostruire la situazione

Mercoledì 24 Gennaio 2024 di Marco Aldighieri
Edoardo Zattin

MONSELICE - Il 24 febbraio dell’anno scorso, giusto undici mesi fa, lo studente di 18 anni Edoardo Zattin è morto per le gravi conseguenze causate da un violento pugno sulla testa. Un colpo ricevuto due giorni prima, mentre si stava allenando nella palestra di arti marziali Iron Dojo Team di Monselice. La Procura, con il pubblico ministero Maria D’Arpa, ha aperto un’indagine per fare piena luce sul decesso del ragazzo. Ma a distanza di quasi un anno, non è emerso nulla di utile agli inquirenti per chiudere il caso. Quella sera del 22 febbraio del 2023, chi era presente nel centro sportivo non ha fornito agli investigatori i giusti elementi per ricostruire quanto sarebbe accaduto sopra il ring. La Procura ha nominato il medico legale e professore dell’Università di Trieste, Stefano D’Errico, per eseguire l’autopsia sul corpo di Edoardo. Il responso è stato cristallino: il ragazzo è morto a causa di un violento colpo sopra l’orecchio sinistro riconducibile a un pugno. Alla medesima conclusione sono giunti i consulenti tecnici Giovanni Cecchetto in rappresentanza della mamma del ragazzo con l’avvocata Paola Rubini, e Luca Massaro per il padre Enrico Zattin affiancato dalla legale Sara Baldon. Gli inquirenti hanno anche ordinato una serie di accertamenti sul caschetto protettivo utilizzato dal ragazzo. Se per il professor D’Errico quella sera del 22 febbraio il 18enne lo stava indossando, per gli altri due medici legali non è così. È un aspetto delle indagini da chiarire. Tra i presenti quel giorno in palestra, c’è chi afferma che Edoardo calzava il caschetto e chi no. Il ragazzo salito sul ring insieme al diciottenne, già sentito dai carabinieri, ha giurato di non averlo mai colpito nè in testa e nè al volto.

Pure l’allenatore, Simone Lazzarin, ha assicurato di non avere visto volare pugni contro Edoardo.

Quel giorno lo studente si era recato a scuola. Alla fine delle lezioni era rientrato a casa. Alle 18.50 ha varcato la porta d’ingresso della palestra. Si è cambiato ed è sceso sul ring per iniziare la seduta di allenamento. Edo, prima del colpo letale, avrebbe incrociato i guantoni con un compagno di 35 anni residente a Rovigo. Il pugno molto violento sopra l’orecchio sinistro, lo avrebbe incassato tra le 19.15 e le 19.25. Questo lasso temporale è stato accertato grazie a una serie di riscontri medico legali. Il Suem 118, quella sera, è stato chiamato alle 20.18. Quindi, quasi un’ora più tardi dal terribile pugno incassato dallo studente. L’ambulanza è arrivata poco dopo, alle 20.27. Il ragazzo, dopo essere stato sottoposto a una serie di manovre di rianimazione, è stato trasportato al pronto soccorso dell’Ospedale civile di Padova dove è arrivato intorno alle 22. Sui soccorsi gli avvocati della famiglia dello studente nutrono diversi dubbi. Non sarebbe chiaro se all’operatore del Suem, nelle due telefonate, è stata riportata l’esatta gravità delle condizioni in cui versava lo studente. Edoardo, dopo il pugno alla testa, è stata all’interno della palestra per un’altra ora. Il diciottenne è stato ricoverato nel reparto di Neurochirurgia, dove è stato sottoposto a una delicata operazione. Ma purtroppo la mattina del 24 febbraio è stato dichiarato clinicamente morto.

La lettera della mamma

Manuela, mamma di Edoardo, a Natale ha consegnato una lettera appello alla palestra Iron Dojo Team. Di seguito il testo integrale.

«La vita è fatta di affetti, momenti condivisi, persone care.

Io non vi conosco però c'è una persona che ci unisce, EDOARDO. "Zatta" per gli amici. "EDO piccolo" per mamma, papà e Giorgia. 

Edo, 18 anni appena fatti (4.2.2023), spirito guerriero, un amico di tutti, no anzi l'amico di tutti, quello che è come un fratello. Lui pronto ad intervenire se una persona aveva bisogno. I suoi amici, quelli veri, raccontano che se era in piazza e qualcuno stava male chi chiamavano per capire cosa fare? "ZATTA, e Zatta mollava tutto e tutti. Arrivava e sapeva sempre fare la cosa giusta o diceva la cosa giusta".

22.02.2023
22.03.2023
22.04.2023
22.05.2023
22.06.2023
22.07.2023
22.08.2023
22.09.2023
22.10.2023
22.11.2023
22.12.2023

Ecco il tempo trascorso senza di te Edo.

Tempo infinito che è risucchiato in un buco nero fatto di lacrime calde, respiri strozzati, sensazione di bruciore alla pelle e vuoto infinito. Quel dolore non finisce mai.

Io non vi conosco, non distinguo i vostri volti ma voi sapete chi sono. Voi avete conosciuto Edo anche se per poco tempo e a lui non avete riservato la gentilezza che lui aveva con tutti: non avete fatto la cosa giusta. Vorrei accompagnarvi nelle mie giornate senza Edo, da quando mi sveglio a quando chiudo gli occhi. É devastante, innaturale, disumano perdere un figlio. Passare e vedere la sua foto sulla bacheca delle epigrafe, dover gestire il respiro, perché è difficile anche fare quello. É un macigno portare il peso della sua mancanza, il dolore è un mood che con le lacrime trasparenti accompagnano le giornate.

Non so se avete figli, non so neanche quanti anni avete, se siete maschi o femmine, non vi conosco, ma quel 22 febbraio eravate in palestra. Vi penso e mi chiedo come siete riusciti a dimenticare quello che ancora io non so.

Le Nike bianche, i giubbotti neri, il camminare tipico dei ragazzi spensierati come lui ogni giorno mi fa venire le lacrime agli occhi. Tutte le mattine vado a prendere la corriera e l'abbraccio caldo dei suoi amici che incontro mi coccola un po'. Quando mi chiedono come sto... è difficile rispondere e le lacrime fanno capolino.

Difficile, disumano.

Cerco di andare avanti ma mi trovo a vagare nel buio, nella nebbia perché ancora non so. Vi penso, non metto a fuoco i vostri volti perché non vi conosco. Quando penso al 22.02.2023 penso che vicino a Edo io non c'ero ma voi si. Quando era "nel momento del suo massimo dolore" le sue mani non erano tra le mie. Forse posso pensare di condividere con voi il mio dolore ed è per questo che quando sono stata ad Assisi, davanti alla tomba di san Francesco gli ho chiesto di pregare per me e per i miei cari. Con la preghiera chiedo sostegno e aiuto. Ho chiesto ai frati di pregare per tutte le persone che erano presenti il 22.02.2023 perché abbiano il coraggio di dire la verità.

Ecco il mio regalo: la possibilità di fare la cosa giusta. I giorni per me ora hanno un peso e un significato diverso perché scandiscono i giorni senza Edo. FATE LA COSA GIUSTA». 

Manuela, mamma di Zatta

Ultimo aggiornamento: 19:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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