Padova. Don Luca Favarin sospeso "a divinis": «Mi sento come Mosè». La Diocesi: «Atto necessario, effetto della sua richiesta»

Sabato 17 Dicembre 2022 di Redazione Web
Don Luca Favarin sospeso
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PADOVA - Don Luca Favarin è stato sospeso dall'istituzione ecclesiastica.

L'annuncio lo dà il diretto interessato sui social questa mattina, 17 dicembre.

«Da oggi... sospeso a divinis ai sensi del can. 1333.1 del diritto canonico... Sic transit gloria mundi ... ma resta e resterà sempre la felicità e la forza di una vita che ci coinvolge per servire e amare con serenità e un cuore abitato dalla gioia» ha scritto Favarin.
E ha aggiunto: «Umiliazione? Frustrazione? Io oggi mi sento come Mosè che, spalle a un luogo diventato ormai di potere e oppressione, guarda in avanti alla ricerca di una terra promessa. Tutto questo senza che una volta, una sola volta in 20 anni, l'istituzione ecclesiastica sia venuta in comunità, mi siano state chieste le ragioni, abbiano ascoltato le radici cristiane, ecclesiali e comunitarie con cui facciamo le cose... senza guardare ma solo vedendo dalla finestra del palazzo».

La sospensione "a divinis" è una sanzione disciplinare che può colpire diaconi, presbiteri e vescovi. Al sacerdote sospeso è vietato amministrare i sacramenti, il che include tra l'altro la celebrazione della messa e la confessione.

La replica della Diocesi: le motivazioni della sospensione

La Curia padovana sulla sospensione ha rilasciato una nota: «Tale disposizione è la naturale conseguenza della richiesta – presentata dallo stesso don Luca Favarin, il 13 dicembre 2022 – di essere esonerato dai compiti legati al ministero presbiterale e di avviare il procedimento di dispensa dal ministero ordinato. Tale provvedimento, che risponde al can. 1333 comma 1 del Codice di Diritto Canonico, prevede che don Luca non possa d’ora in avanti celebrare l’Eucaristia e gli altri sacramenti e sacramentali».

La distinzione fatta dalla Diocesi

La nota prosegue: «A fronte di questa notizia che rappresenta motivo di tristezza e dispiacere per il vescovo Claudio Cipolla e per la Chiesa di Padova, è necessario precisare e ribadire alcuni aspettiNei confronti di don Luca Favarin non c’è alcun atteggiamento di avversione, ma al contrario rispetto e apprezzamento per il suo impegno sociale e per l’attenzione, dimostrata in tutti questi anni, verso le persone più povere e fragili. La richiesta di dispensa è stata presentata da don Luca Favarin lo scorso 13 dicembre 2022 e la sospensione a divinis è atto necessario e conseguente alla richiesta di dispensa dal ministero ordinato. La modalità operativa di agire in campo sociale di don Luca Favarin e la sua decisione di esonero dal ministero ordinato sono due questioni nettamente distinte e come tali vanno considerate».

Le attività sociali di don Luca

Dalla Diocesi riferiscono che «per quanto riguarda l’agire in campo sociale, le iniziative di don Luca Favarin, per quanto pregevoli, sono personali e non pensate, condivise né maturate insieme alla Chiesa di Padova. In particolare sul fronte dell’accoglienza dei migranti la Diocesi di Padova ha scelto di non porsi come “gestore” diretto delle accoglienze, ma di affidarsi a cooperative sociali qualificate, esperte su questo settore, concordi nel collaborare con i volontari e nell’inserimento degli ospiti anche in attività di pubblica utilità. La Diocesi si è impegnata per far maturare e attuare lo stile delle microaccoglienze diffuse nell’intero territorio della Diocesi, sensibilizzando le parrocchie, mettendo a disposizione spazi e soprattutto favorendo reti di relazioni con il territorio, per cooperare insieme davanti alla complessità dei problemi. Contemporaneamente la Diocesi, in particolare attraverso la Caritas e il vicario per le relazioni con il territorio, ha intessuto dialoghi, talvolta anche impegnativi, con le diverse istituzioni presenti nell’intero territorio diocesano. Un orientamento che si è rivelato fruttuoso per le persone accolte, per le persone coinvolte nei progetti, per la crescita del territorio e delle parrocchie.  La Diocesi preferisce procedere in modo ordinario, valorizzando tanti soggetti. Vanno ricordate molte altre attività di accoglienza e di sostegno a minori e vittime di tratta che vedono la Chiesa di Padova impegnata con apposite strutture gestite con umiltà e discrezione, in collaborazione con realtà religiose e tanti altri soggetti, tutti ugualmente degni di riconoscimento e di gratitudine. 

Le attività imprenditoriali: informazioni e trasparenza

La scelta di Luca Favarin - prosegue - si è, invece, indirizzata diversamente, in forma autonoma e personale, sfociando in attività imprenditoriali su cui più volte la Diocesi ha chiesto informazioni, condivisione e trasparenza, proprio per poter valutare l’autorizzazione richiesta a un prete per procedere con tali attività (cfr. CDC can. 286). Una richiesta legittimata dal fatto che le azioni e le attività di un prete naturalmente coinvolgono l’intera Diocesi: quando un prete, parla, agisce, attua percorsi e progetti chiunque immagina che lo faccia a nome e per conto della Chiesa. Don Luca non ha accolto l’invito a far proprio lo stile diocesano, ritenendo opportuno continuare per la propria strada

La scelta personale

La decisione di don Luca Favarin, prete da 24 anni, di lasciare il ministero si pone su un altro piano, da accogliere e rispettare in quanto ulteriore scelta personale che riguarda la verifica del suo essere prete, l’orientamento della sua vita e le motivazioni presentate ai superiori. Inevitabilmente, il ministero comporta una responsabilità condivisa a pieno titolo con tutti gli altri presbiteri, oltre che con il vescovo»E chiude con «Il vescovo Claudio e la Chiesa di Padova esprimono la loro profonda sofferenza per la vicenda e ribadiscono, allo stesso tempo, la vicinanza umana a don Luca».

La vicenda

Favarin, responsabile di un centro di accoglienza per migranti e richiedenti asilo, oltre che referente di una cooperativa che gestisce il ristorante equo solidale Strada Facendo, da sempre in prima linea sui temi dell'accoglienza e dei diritti civili qualche giorno fa aveva annunciato di essere pronto a lasciare il sacerdozio. Il motivo era una divergenza di metodo con la Diocesi. Una notizia che ha fatto molto discutere: in città il suo operato è apprezzato a molti livelli mentre ci sono riserve all'interno dell'istituzione ecclesiastica.

Don Favarin, una lunga esperienza di missioni umanitarie e due lauree (la prima in Filosofia e teologia, la seconda in Scienze della formazione ottenuta lo scorso maggio), era stato ordinato sacerdote nel 1998. In questi anni ha rappresentato una delle figure religiose più note e più mediaticamente presenti. Con la sua Percorso vita onlus ha portato avanti una serie infinita di progetti di accoglienza ma parallelamente si è trovato anche al centro di numerose polemiche spesso da lui stesso alimentate. La più eclatante nel 2018 quando si scagliò contro chi va in Chiesa ma poi non si dimostra accogliente nei confronti dei migranti bisognosi. «Non fate il presepe se poi non vi comportate da cristiani».

La Curia al momento dell'annuncio di Favarin aveva rilasciato una nota: «Pur riconoscendo lo spirito umanitario e solidale che anima l'operato di don Luca Favarin, da parte sua non si è trovata condivisione di metodo. Pertanto la Diocesi non può essere coinvolta nelle sue attività, che vengono ad assumere carattere imprenditoriale (il diritto canonico prevede che i chierici non possano esercitare attività commerciale se non con licenza della legittima autorità ecclesiastica)».

Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 11:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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