Il progetto di Lorenzo Innocenti: «Cambiare Padova costruendo il futuro»

Martedì 7 Giugno 2022 di Gabriele Pipia
Lorenzo Innocenti insieme alla moglie Maria Lucrezia Castegnaro

Ha giocato migliaia di partite, ma questa è completamente diversa.

Non c’è un pallone da prendere sottobraccio e nemmeno una linea di meta da conquistare. C’è da convincere i padovani che «un progetto alternativo ai due grandi schieramenti esiste». Lorenzo Innocenti, ex rugbista di 34 anni, è il candidato sindaco di “TornaPadova” ed è stato il primo ad annunciare ufficialmente la corsa verso Palazzo Moroni. 

Lorenzo, quando è nata l’idea della sua candidatura?

«Durante il periodo più duro della pandemia, aprile 2020. Stavo leggendo un libro di Martin Buber, "Il cammino dell’uomo", e mi sono trovato davanti questa frase: “Dove sei nel tuo mondo?”. Ho sentito di volermi impegnare pubblicamente».

Cosa vi distingue dagli altri?

«Siamo una lista civica vera: nessun partito o gruppo di interesse. In più siamo preparati, concreti e abbiamo un progetto: ottenere il consenso maggiore possibile adesso, lavorare per cinque anni e ripresentarci con maggiore esperienza nel 2027». 

Un orientamento politico ce l’avrà...

«Io sono cristiano e cattolico: la mia visione della vita è condizionata fortemente da questa identità. TornaPadova è un movimento locale che si concentra su temi locali».

Cosa risponde a chi dice che lei in passato è stato vicino a Bitonci?

«Io personalmente sono distantissimo dalle idee e dai modi di Bitonci, ma Calenda è stato ingeneroso. È un bravo amministratore, solo con un carattere molto difficile, che lo rende poco adatto a una città delicata come Padova. Con qualche distinguo marginale mi riconosco nella visione di Papa Francesco, dunque la Lega di Salvini e Bitonci risulta per me agli antipodi».

Che obiettivo punta a raggiungere?

«Puntiamo al 3% per entrare in consiglio comunale senza doverci alleare con nessuno». 

Lei ha un padre molto noto, presidente della Federazione italiana rugby. Quello sportivo sarà uno dei suoi principali bacini di voti?

«Sono legato al Petrarca e al Cus Padova, ma non ho speso un secondo di campagna lì dentro. Sono ambienti complessi, in cui già tanti cercano di fare politica. Chi mi conosce mi darà la sua fiducia senza bisogno di promesse o scambi». 

Sempre a proposito di sport: cosa serve a Padova per crescere ancora?

«Investire su un sistema di trasporto che colleghi direttamente scuole e impianti sportivi. Poi aumentare il numero di giovani sportivi. Infine, investire sugli impianti. Qualcosa è stato fatto ma alcune società sono state completamente trascurate. Invito l’assessore allo Sport a visitare il campo esterno del Cus Padova Rugby. Al Cus c’è un bel progetto di ampliamento pendente da anni, che non si sblocca credo per ragioni politiche».

Parliamo del tram: lei è favorevole o contrario alla futura linea Vigonza-Rubano?

Io non l’avrei mai fatto. Il Translohr è un modello vecchio e fuori produzione. Giusto investire sul trasporto pubblico, ma dipendesse da me punterei su mezzi più innovativi. Con TornaPadova abbiamo proposto tra l’altro un sistema di vaporetti in stile veneziano in certi tratti di fiume. Ci vogliono investimenti, sì, ma da Camin si arriverebbe alle Porte Contarine in 20 minuti, senza problemi di parcheggio. Sarebbe un modo per riscoprire l’identità padovana e innovarla».

Cosa farebbe alla Prandina?

«Un parcheggio interrato con area sportiva e sociale in superficie»

Cosa contesta a questa amministrazione?

«Non mi piace parlare degli altri, ma credo sia mancata una visione ampia e ambiziosa. Al posto del Lago di Padova sorgerà un punto Bricoman? Mi sono cascate le braccia. Dobbiamo attirare Google, Alphabet, Tesla e per farlo serve aprirsi di più, legarsi a Venezia, Verona, Bologna, Monaco. Oggi l’ultimo treno Padova-Venezia parte alle 23.30».

Cosa farebbe nel suo primo mese da sindaco?

«Andrei a presentarmi e a conoscere tutti i funzionari e i tecnici del Comune. Servono ruoli chiari, stima e rispetto reciproci. E poi andrei nelle scuole e all’università a presentarmi ai giovani».

In caso di ballottaggio tra i due favoriti, si sente più vicino a Giordani o a Peghin?

«Sono persone piacevoli e perbene. A livello politico non mi sento vicino né all’uno né all’altro. Lasceremmo libertà di voto ai nostri sostenitori». 

Un messaggio agli elettori? 

«Chiedo di votare, innanzitutto. E poi di votare leggendo i programmi e sentendo parlare i candidati, almeno una volta. Di farlo in maniera libera dando fiducia a chi è più meritevole, non a chi ha il simbolo più famoso a fianco».

Ultimo aggiornamento: 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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