Iov in lutto, la dottoressa Zamarchi stroncata dal male a 60 anni

Sabato 5 Giugno 2021
Rita Zamarchi

PADOVA  - (Ni.Co.) Un male incurabile fulminante, scoperto di recente, non le ha dato scampo ed è mancata lasciando un vuoto incolmabile in famiglia e all'Istituto Oncologico Veneto. Mercoledì è prematuramente scomparsa la dottoressa Rita Zamarchi, 60 anni, dirigente medico dell'Unità operativa complessa di Immunologia e Diagnostica Molecolare dello Iov, apprezzata ricercatrice di livello internazionale.

Poco prima di Pasqua era venuta a conoscenza della diagnosi infausta, ma nulla lasciava presagire che se ne sarebbe andata così repentinamente, tanto che colleghi e collaboratori sono rimasti increduli e profondamente addolorati quando hanno appreso la notizia della sua morte avvenuta all'ospedale Sant'Antonio. Lascia il figlio Michele e i funerali sono stati fissati per oggi alle 10,30 nella Basilica del Carmine.


Rita Zamarchi aveva iniziato a lavorare allo Iov già nel 1988 quando si era laureata in Medicina al Bo e da allora è sempre stata considerata un medico oncologo di grande professionalità e umanità. Ha dedicato la sua vita alla ricerca per sconfiggere i tumori, tanto che aveva all'attivo oltre 130 pubblicazioni scientifiche e una lunga esperienza in particolare sulla tecnica della citofluorimetria. Dal 2006, poi, aveva approfondito gli studi sulle cellule tumorali circolanti (CTC) nelle masse solide, attraverso la piattaforma CellSearch, situata alla Torre della Ricerca, dove aveva il suo studio e dove ha lavorato fino a qualche settimana fa, prima che il male le togliesse completamente le forze.


IL RICORDO
Il dottor Antonio Rosato, direttore dell'Unità operativa dove la dottoressa operava, la ricorda così: «Rita era sempre sorridente e positiva, e in tutte le circostanze ha dimostrato di saper affrontare le problematiche più complesse con determinazione e forza d'animo, sia in ambito personale che lavorativo. Era una ricercatrice di valore, apprezzata sia in Italia che all'estero, e alcuni suoi studi sulle cellule tumorali circolanti possono essere considerati pionieristici e di enorme rilevanza, in quanto consentono con un semplice prelievo di sangue di individuare la presenza di metastasi anche in fase iniziale e quindi non rilevabili con le indagini strumentali».
 

Ultimo aggiornamento: 10:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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