Falsi permessi di soggiorno agli immigrati, assolta l'avvocatessa Soliman

Venerdì 23 Luglio 2021 di Marco Aldighieri
QUESTURA L'ufficio immigrazione

PADOVA - L’accusa era pesante: favoreggiamento alla presenza di immigrati clandestini e falso. Il pubblico ministero, davanti al giudice del Tribunale collegiale aveva chiesto una pena di tre anni di reclusione per l’imputata Sara Soliman. Invece l’abogado (titolo conseguito in Spagna), difesa dal legale Stefano Sartori, è stata assolta. L’avvocatessa stabilita, sicura della sua innocenza, aveva rifiutato di percorrere la strada della prescrizione, considerando i fatti risalenti al 2009. E alla fine ha avuto ragione, conquistando l’assoluzione. 
 

L’OPERAZIONE
Le indagini sono partite nel 2009 quando l’Ufficio immigrazione della Questura si è accorto di pratiche, per chiedere il permesso di soggiorno, non regolari. Ad esempio un poliziotto si è accorto di una famiglia che in poco tempo aveva richiesto sei badanti. Un’esagerazione. Così dopo una serie di intercettazioni telefoniche durate quasi un anno e racconti di immigrati gli uomini della Squadra mobile, hanno portato a identificare gli autori della cricca dei permessi di soggiorno in Sara Soliman e nel suo braccio destro, l’impiegata già uscita di scena con un patteggiamento a un anno e otto mes, con la sospensione della pena. 
Soliman, secondo l’accusa, aveva studiato due sistemi per “regolarizzare” i clandestini che si rivolgevano a lei. Attraverso la sanatoria che riguardava colf e badanti trovando delle false sistemazioni in case a donne dell’Est Europa. Straniere che in quelle abitazioni non hanno mai prestato servizio. Ad esempio nel solo anno 2010 avrebbe portato avanti 157 domande di permesso di soggiorno alla Questura per altrettante colf e badanti. Un altro modo poi per “regolarizzare” il clandestino era il tirocinio informativo. Attraverso una serie di documenti avrebbe fatto sembrare che l’irregolare fosse un tirocinante in un’azienda così da poter richiedere il permesso di soggiorno. In realtà il clandestino per quella ditta non ha mai lavorato un solo minuto. Inoltre, ancora per l’accusa, avrebbe aperto conti correnti intestati ai suoi clienti irregolari per mostrare che avevano soldi per mantenersi in Italia. 
 

IN AULA
Ma durante il dibattimento, nonostante una serie di testimonianze, l’ossatura dell’indagine per il giudice non ha retto.

In un primo momento Soliman era stata anche accusata in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma poi il reato è stato derubricato in favoreggiamento alla presenza di immigrati clandestini. Alla fine l’avvocato stabilito ha avuto ragione ed è stata assolta. 

Ultimo aggiornamento: 07:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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