Balaso: «Un 2022 fantastico, con la maglia azzurra sono diventato campione d'Europa»

Lunedì 2 Gennaio 2023 di Massimo Salmaso
PALLAVOLO - Un 2022 straordinario per Fabio Balaso campione d'Europa con l'Italia

PADOVA - Un anno così è impossibile da dimenticare. E questa volta la retorica non c’entra nulla, le frasi fatte men che meno, sono i fatti a dire che il 2022 è stato, per Fabio Balaso, un anno assolutamente unico. In questi dodici mesi nella vita del “libero” di Trebaseleghe è successo tutto questo: è diventato campione d’Italia con la Lube, si è sposato con Sara, è diventato campione del mondo con l’Italia, è stato premiato miglior libero del mondiale. Ogni commento è veramente superfluo. «Sì, è stato un anno davvero speciale – dice l’interessato – da maggio in poi mi sono capitate veramente delle cose bellissime e straordinarie, e che sono arrivate comunque dopo un finale di 2021 che mi aveva portato a diventare anche campione d’Europa con la maglia azzurra. Un periodo veramente magico, per certi versi».
Forse solo una cosa era programmata...
«Sì, ovviamente. Avevo chiesto alla Federazione, con un anno di anticipo, quando avrei potuto avere una settimana libera per sposarmi. Si è liberata questa finestra verso la fine di luglio e il 30 ho fatto il grande passo». Senza viaggio di nozze, però. «Lo sapevamo che non sarebbe stato possibile farlo. Pazienza. La preparazione con la nazionale è iniziata esattamente due giorni dopo il matrimonio. Ci prenderemo del tempo più avanti. Non abbiamo ancora deciso dove, ma sarà certamente un posto di mare e con tanto caldo. Questa, per ora, è l’unica certezza».
A proposito di famiglia: come hanno vissuto questi dodici mesi papà Leonardo e mamma Adriana?
«Per loro è stato un anno un po’ complicato a livello fisico e, quindi, sono stato ancora più felice di avergli regalato queste gioie. Mia mamma è felicissima che mi sia sposato e mi ha già chiesto più volte quando potrà diventare nonna! Le ho detto di avere un po’ di pazienza e che se il destino lo vorrà ci sarà spazio anche per questo!».
C’è qualcosa di nuovo e di “raccontabile” dei festeggiamenti post-vittoria mondiale?
«So che pochi ci credono ma sono stati veramente dei festeggiamenti tutto sommato “sobri”. La notte abbiamo festeggiato in albergo, anche con le altre nazionali. Ma la mattina avevamo l’aereo molto presto per tornare in Italia ed essere ricevuti dal presidente della Repubblica. Non abbiamo esagerato, siamo stati dentro i limiti. Tra l’altro c’erano anche degli scioperi e così ci hanno portato in Italia con un volo privato».
Dopo il Mondiale, a Trebaseleghe, è stata quasi festa nazionale.
«Mi hanno accolto alla grande. C’erano striscioni dappertutto. Mi ha fatto un piacere tornare al mio paese subito dopo l’oro mondiale».
A proposito di casa: sono ormai cinque anni che vive a Civitanova e ha altri quattro anni e mezzo di contratto. Si sente a casa anche lì?
«A Civitanova sto benissimo. Non avrei davvero nessun motivo per cambiare. Mi hanno proposto questo prolungamento di contratto e ho accettato con grande gioia. Tra Civitanova e Macerata tutti parlano della Lube, si respira molta pallavolo. C’è molto entusiasmo, ma allo stesso tempo si vive con grande tranquillità. Sì, per me, ormai, è davvero come sentirmi a casa. E poi la società ha storia, tradizione e programmi per il futuro».
A soli 27 anni sta diventando la bandiera di una delle squadre più prestigiose del mondo. Siete in pochi, ormai, gli “affezionati” di lungo corso a una maglia.
«Qui a Civitanova Jiri Kovar ha fatto undici stagioni, è suo il record. Io arriverò almeno fino a nove. È molto bello riuscire a rimanere così a lungo in una società. Un po’ come Volpato a Padova. È vero non ci sono più tante “bandiere” tra i giocatori, ma io sono contento di iniziare ad esserlo».
Sia sincero: avrebbe mai pensato di arrivare così in alto?
«No, non lo pensavo proprio. Da piccolo ero lontanissimo da certi pensieri. Ero già felice di essere approdato alla Pallavolo Padova quando mi chiamarono dal Silvolley, poi mi fece piacere sapere che la Lube mi stava cercando e di essere poi qui, a Civitanova. Ma solo immaginare che avrei vinto tutto quello che ho vinto in questi anni... proprio no, non lo immaginavo. Ovviamente il merito è anche di tutti compagni di squadra e degli allenatori che avuto la fortuna di incontrare sin qui».
La sua bacheca è piena di tutti i titoli immaginabili, sia di squadra che individuali. Eppure ne manca uno.
«Sì, la Supercoppa italiana. Quella non è ancora arrivata. Probabilmente perché è un trofeo che si gioca in apertura di stagione quando la forma non è ancora al top. Ma non è un problema (ride, ndr), in fin dei conti è anche la meno importante».
C’è qualcosa o qualcuno con cui si sente di condividere in modo particolare questo anno straordinario?
«Sicuramente con Sara, mia moglie. Tre anni fa ha deciso di venire a Civitanova per starmi accanto, lasciando anche il suo lavoro. Le devo molto. E poi i miei genitori, sempre orgogliosi di quello che faccio. Uno dei momenti più belli è stata certamente la videochiamata che ho fatto con loro dopo la vittoria ai Mondiali».
L’”uomo dell’anno” è questo.

Semplice, cordiale, educato, rispettoso, modesto. Ma caparbio come pochi altri. E determinato a continuare una carriera che gli ha già regalato praticamente tutto. Ma che lui vuole rendere ancora più prestigiosa, senza mai dimenticare le sue origini, la sua Trebaseleghe, la sua Padova, e tutte le persone che hanno creduto in questo straordinario ragazzo. Il più piccolo dei quattro fratelli Balaso, ma il più “grande” per il mondo della pallavolo.

Ultimo aggiornamento: 16:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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