Negozio chiuso e cartello di denuncia del degrado: «Spacciatori ovunque, ce ne andiamo in Friuli»

Giovedì 9 Gennaio 2020
Negozio chiuso e cartello di denuncia del degrado: «Spacciatori ovunque, ce ne andiamo in Friuli»
«È una zona malfamata, ci sono gli spacciatori ogni 5 metri» dice Marco alzando la voce. «Ma c'era anche un problema di affari. Nei nostri 5 mesi di attività abbiamo incassato solo 8.500 euro» aggiunge Roberta allargando le braccia. Marco e Roberta non si pentono e non cedono di un millimetro. Il 1. gennaio hanno chiuso la propria Rosticceria Veneta di Mortise appendendo alla porta d'ingresso un cartello con parole tutt'altro che al miele: «Finalmente il 2020 è arrivato. Ci trasferiamo a Reschigliano, il nostro numero di telefono è cambiato e di certo non lo comunicheremo a questo paese di m..., l'inaugurazione sarà con un altro logo, mai più in questo paese». In via Madonna della Salute quel cartello l'hanno notato tutti.
LE POLEMICHE
Apriti cielo. In quartiere si è scatenato un putiferio. Alla loro azione sono corrisposte altre azioni uguali e contrarie: un cartello che li invita sarcasticamente ad aprire un kebab e un altro foglio di insulti. Ma c'è anche chi difende la loro scelta e chi si limita a far notare che «potevano scegliere un modo più elegante per salutare». Il numero di telefono della rosticceria è stato chiuso, la pagina Facebook è inutilizzata e nel quartiere Marco e Roberta si fanno vedere il meno possibile.
LO SFOGO
I due soci, di mezza età, vivono nella cintura urbana di Padova e avevano aperto la rosticceria lo scorso 1. agosto. L'attività però non è mai decollata. «Non ho più niente da dire, tutto quello che pensavo l'ho scritto in quel cartello. Sono stufo» sbotta Marco. Da dire, però, in realtà Marco ne ha eccome. E le sue sono tutte parole taglienti. «Qui davvero non si può lavorare, c'è troppo degrado - sbuffa - . Ci sono spacciatori stranieri ovunque, gira tanta droga. Ci aspettavano sicuramente di meglio, quando abbiamo aperto non avremmo mai immaginato un degrado simile. A Reschigliano troveremo una zona più tranquilla».
LE DIFFICOLTÁ
Marco la butta sul tema-sicurezza, ma poi all'improvviso si intrometta Roberta. È la socia della prima ora e lo accompagnerà anche nella prossima apertura di Reschigliano: «Faremo l'inaugurazione il primo marzo, ma non diciamo dove». È lei a spiegare nel dettaglio cosa non è andato. «Quando abbiamo aperto avevamo grandi aspettative, io ho sempre lavorato nelle cucine e mi piace preparare cibo di qualità. Aprire una rosticceria con i miei prodotti era davvero un sogno - spiega -. Ma invece andata malissimo. Quando apri una nuova attività ti aspetti di incassare cinquemila euro al mese, invece in cinque mesi abbiamo incassato 8.500 in tutto. Se in più ci metti i costi dell'affitto e quelli delle bollette, capisci che è troppo poco per poter reggere. Il sabato e la domenica - insiste la donna - stavamo in rosticceria dalle sei del mattino alle nove di sera, ma entravamo zero persone. I pochi clienti che venivano durante la settimana si chiedevano come mai non entrava nessuno. Al sud tutti danno una mano ai commercianti, qui invece non accade. Siamo veneti e dovremmo darci tutti una mano. Per forza poi le piccole nuove attività chiudono».
I SOSPETTI
C'è una domanda che Marco e Roberta continuano a farsi: «È stata tutta colpa nostra o è anche colpa del quartiere?». La risposta è piena di interrogativi. «Non sappiamo se qualcuno ci ha boicottato e per quale motivo, di sicuro già due mesi ci siamo accorti che l'attività non andava. Dopo il nostro cartello si sono stati anche episodi spiacevoli, ci siamo trovati pure tutta la portiera della macchina graffiata e altri problemi. Ora abbiamo tremila euro di danni. Più di qualcuno ci ha preso di mira, io ho pure cambiato il numero di cellulare. Ora vogliamo solamente lasciarci questa brutta esperienza alle spalle».
Quel cartellone ha provocato anche la reazione del consigliere comunale leghista Alain Luciani, che conosce Mortise come le proprie tasche: «Capisco le difficoltà e l'amarezza di chi pensava di avviare un'azienda. Sicuramente dopo soli cinque mesi è impossibile vedere profitti, in ogni caso offendere clienti e residenti, un'intera comunità con certi epiteti perché gli affari non sono andati bene è un comportamento becero: chiedano scusa a Mortise ed ai suoi abitanti».
Le scuse negli ultimi giorni sono arrivate e le parolacce di quel cartello lasciano spazio a toni più cordiali e concilianti, ma i concetti non cambiano: «Mortise non era il posto giusto per aprire un'attività» ribadiscono i due. Nel quartiere, però, il passaparola corre tra bar e negozi: «Dimostriamo che non è così».
Gabriele Pipia
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Ultimo aggiornamento: 11:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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