Poche vie intitolate alle donne: parte il progetto per un riscatto

Sabato 22 Agosto 2020 di Daniela De Donà
L'iniziativa di intitolare più vie e piazze a donne illustre è partita dal gruppo "Non una di meno"
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BELLUNO - A caccia di donne eccezionali. Quelle, bellunesi, che hanno contribuito, in tutti i campi, a migliorare la società. Restituendo loro una voce, anche solo grazie al nome scritto su una targhetta. Belluno vuole scrollarsi di dosso una toponomastica troppo maschile. Colmando un vuoto. Tant’è che è sta muovendo i primi passi il progetto denominato “Una donna-una via” voluto dall’associazione “Non una di meno-Belluno” con il coordinamento di Margherita De Marchi. Lo scopo è far sì che non solo in città, ma in ogni paese della provincia, ci sia un luogo – vicolo, viale, via, piazzetta, piazzale, parco – intitolato ad una donna che, in ogni epoca, abbia realizzato qualcosa di significativo. L’annuncio, stringatissimo, è arrivato da un post. In questi giorni il progetto è alla fase di confronto tra le componenti del gruppo “Non una di meno”. Di certo c’è che verrà richiesto a tutti i Comuni della nostra provincia di suggerire nomi di donne, vissute nel passato o ancora viventi. Pure il semplice cittadino può farsi avanti con proposte. Anche se, poi, è la singola l’amministrazione comunale ad avere il compito di decidere. 
LE STORIE
Sta di fatto che, dedicate a Giuseppe Garibaldi ci sono, in Italia, 5472 tra piazze o vie. Per Guglielmo Marconi se ne contano 4820, Dante Alighieri è presente in 3793 piazze o vie. Nomi di donna? Vanno per la maggiore, ma neppure tanto, solo due sante e una Savoia: S.Maria e S.Lucia più la regina Margherita. Che nessuno pensi a Rita Levi Montalcini, Anna Magnani, Maria Montessori? O, magari, a Matilde di Canossa?. Per Belluno – dove a venire in mente è solo la strada intitolata ad Anna Fulcis, in zona Mier - viene facile il riferimento a Pierina Boranga, pedagoga dalle idee innovative che mise in piedi la Scuola “Aristide Gabelli”, o a Tina Merlin, la giornalista dell’Unità che attaccò coraggiosamente Sade&Company nella denuncia del Vajont (per lei qualche intitolazione già c’è in provincia). Senza dimenticare Anna Maria Puletti Rech, simbolo eroico dell’immigrazione a Caxias do Sul, in Brasile. Ma chissà quante storie di donne sono nei cassetti. 
LE TAPPE
L’idea che sta alla base di “Una donna- una via”, per intanto, è quella del lancio: pensateci. Poi il progetto verrà messo nero su bianco e divulgato anche nelle scuole. Per il momento è nota la collaborazione del gruppo “Non una di meno-Belluno” con “Toponomastica femminile”. Una associazione nata su Facebook, ufficialmente attiva dal 2014. Proprio i dati di “Toponomastica femminile” dicono che la media di strade intitolate a donne va dal 3% al 5% (Madonne e Sante comprese). Mentre le strade che ricordano uomini più o meno famosi, sono il 40%. 
 
Ultimo aggiornamento: 16:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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