Belluno. L'appello di Svaluto Moreolo: «Il Comune renda dignità alle tre stanze della tortura. Ricordiamo il sacrificio dei partigiani»

Lo zio di Svaluto Moreolo era un partigiano che in quelle sale è stato torturato fino alla morte

Lunedì 10 Aprile 2023 di Federica Fant
L'ex chiesa dei gesuiti

BELLUNO - L'ex caserma Tasso riveste un'importanza speciale anche sotto il profilo della storia contemporanea. In particolare in riferimento ai fatti legati al secondo conflitto mondiale. Ne sa qualcosa Mario Svaluto Moreolo, presidente dell'associazione volontari della libertà e segretario del Circolo Pd dell'Oltrardo. L'interrogativo riguarda i progetti che ha quest'amministrazione comunale in merito all'utilizzo del convento della chiesa dei gesuiti, divenuta poi ex caserma Jacopo Tasso, in particolare in relazione alle stanze nelle quali vennero torturati i partigiani dalle truppe nazi-fasciste.

L'intervento sul complesso

«Si sta intervenendo sul convento dei gesuiti - sottolinea Mario Svaluto Moreolo -. Più volte in passato avevo segnalato al Comune l'opportunità di valorizzare come una forma di rispetto le due o tre stanze a sinistra in basso del fabbricato. Le ho visitate più volte, sono state teatro della più feroce e tragica azione delle milizie naziste nei confronti di partigiani ed anche di civili: torture efferate e assassinii». La famiglia di Svaluto Morelo, come tante atre, è stata toccata da vicino. «Questa triste pagina di storia bellunese ha un risvolto anche personale perché Renato De Zordo, mio zio partigiano, lì ha subìto per ben tre volte in sequenza atroci torture sino alla morte.

Le varie amministrazioni si sono impegnate a dare a quegli spazi la dignità ed il rispetto dovuti. La forma, ovviamente, sarà individuata dalla sensibilità e sobrietà dell'amministrazione».

L'appello

Poi Svaluto Moreolo si rivolge direttamente al sindaco Oscar De Pellegrin eletto con una coalizione di destra: «Sono certo che la sua personale cultura e la sua esperienza di vita la porteranno a porre la giusta attenzione a quanto esposto». A ricordo del sacrificio di Renato De Zordo, in gennaio nel salone della parrocchia di Cavarzano era stato proiettato un video che ne ricostruisce la storia tragica. Si legge nelle cronache del tempo che "urlava, ma non parlava. Che invocava quel nome che per tutti noi è il più caro al mondo, chiamava: mamma". In quell'occasione venne anche data la testimonianza delle sorelle Dina e Iva Boni di Caralte di Perarolo di Cadore e di Belluno, che erano presenti alle torture in quel 18 febbraio 1945. «Per dare un segno emblematico e duro della conquista della nostra democrazia senza proporre parallelismi inattuali l'associazione volontari della libertà - ricordava a febbraio Mario Svaluto Morelo - che presiedo propone la visione della storia di un partigiano che pur di non tradire i compagni muore sotto le torture del tenente Karl nel febbraio 1945 nella cella delle torture della caserma Tasso». 

Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 11:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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