Muore dopo l'intervento: addio a "Brio", il documentarista che raccontava le sfumature umane

Giovedì 13 Ottobre 2022 di Daniela De Donà Brado Fioravanzi
Roberto Bristot

LIMANA - Su questa terra non girerà più documentari. Né disegnerà loghi per associazioni di volontariato. E verrà meno anche la sua indefessa attenzione per il benessere dei bambini, che fossero bellunesi o africani. Roberto Bristot - nome d'arte “Brio” - è morto ieri mattina all'ospedale di Treviso. Designer e regista seppe mettersi in gioco, sia in minoranza che in maggioranza, a livello amministrativo: tra il 1999 e il 2009 fu assessore alla cultura nel suo Comune, Limana, con Elvi Sommacal sindaco e Edi Fontana, vice. Persona eclettica, per certi versi un “controcorrente”. Così lo ricorda Angelo Paganin che, da direttore del Centro di Servizi per il volontariato di Belluno, lo chiamò nei primi anni del Duemila a seguire il laboratorio “Inquadrati” volto alla produzione di filmati e loghi sulla solidarietà sociale: “Roberto era spirito libero, ironico, sensibile e graffiante, sempre in lotta contro l'ipocrisia.” Classe 1961, “Brio”, proprio per la sua capacità di cogliere le sfumature umane, aveva firmato molti video e disegnato molti loghi, sia per il Csv che per il Rotary Club. A Paganin viene in mente il video del progetto “Stacco” sul tema della domiciliarità degli anziani, e quelli per il Rotary denominati “Indipendente” e “Ambientiamoci”. A legare Roberto Bristot a Edi Fontana non è solo l'appartenenza alla stessa comunità: “Ci conosciamo sin da ragazzi, con lui ho fatto tanta strada. E' una grossa perdita non averlo più vicino”. Fontana tiene a sottolineare quello che fu l'impegno di Roberto verso i più piccoli tra i cittadini. Un'attenzione che lo portò a sostenere progetti di adozione a distanza e a farsi promotore di iniziative che portarono a Belluno, attraverso il progetto  “Il futuro è bambino”  Gino Strada e Giobbe Covatta. Appoggiò il suo progetto Pro Africa. E in Africa Bristot andò più volte, riportando a casa video bellissimi. Da assessore alla cultura, con l'appoggio di tutta la giunta, mise in piedi varie attività che ancora oggi, dopo vent'anni, sono un fiore all'occhiello: “Fu lui a ideare la rassegna “Fantalibrando”, che ancora oggi è viva, dedicata a bambini e ragazzi.” E non vanno dimenticati, nell'elenco dei suoi cortometraggi, quelli che mostrano l'amore per la Valbelluna. Un amore che Brio ha saputo raccontare in immagini: dal buzzatiano “Miracoli di Valmorel” alla leggenda del Mazarol. Fino al “corto” con il tappeto di alberi abbattuti, spezzati e stremati dalla tempesta Vaia. Non si sa ancora quando si terrà l'ultimo saluto a “Brio” che, dopo essersi sentito male venerdì scorso per un problema al cuore, era stato portato a Treviso.

«Abbiamo fatto davvero tutto ciò che era nelle nostre possibilità per salvargli la vita, ma purtroppo le sue condizioni cliniche erano già gravemente compromesse fin da quando è giunto qui a Treviso alle ore 10 di venerdì – sottolinea il dottor Giuseppe Minniti, Direttore di Cardiochirurgia al Cà Foncello di Treviso – L’intervento chirurgico per salvargli la vita, nonostante l’elevata complessità tecnica, era comunque riuscito completamente. A stroncarlo è stato quindi un collasso multiorgano avvenuto nei giorni successivi all’operazione e dovuto alle sue pregresse e ormai critiche condizioni cliniche inevitabilmente aggravatesi dopo l’operazione». Il 61enne soffriva infatti da tempo di una grave e cronica insufficienza respiratoria e, al momento dell’accesso all’ospedale di Belluno, era risultato anche positivo al Covid. Una positività al virus che aveva dunque costretto i medici ad un suo trasporto d’emergenza a Treviso via ambulanza non potendo l’elicottero trasportare pazienti Covid. Una volta arrivato a Treviso, il suo quadro clinico presentava una dissezione aortica, la rottura della valvola aortica, un versamento pericardico ed uno choc cardiogeno. Una situazione critica che ha portato l’equipe medica di turno ad organizzare in tutta velocità una sala operatoria ad hoc, vista anche la positività al Covid, permettendo così la buona riuscita dell’intervento salvavita. Dopo ben quindici ore ininterrotte di lavoro, con tanto di corpo posto in ipotermia a 25°, i medici gli hanno sostituito l’aorta ascendente, la valvola aortica e parte dell’arco aortico, oltre ad aver proceduto ad un bypass coronarico a causa del distacco della coronaria destra. L’uomo, una volta uscito dalla sala operatoria, è poi stato trasferito nel reparto di Rianimazione Generale dove è stato subito sottoposto a ventilazione meccanica massiva e dialisi, ma dopo sei giorni di sedazione è purtroppo spirato anche a causa di una insufficienza renale e di una capacità coagulativa ormai troppo compromessa.
 

Ultimo aggiornamento: 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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