Rifugio Locatelli «a un italiano del Veneto», ira sudtirolese: «Intollerabile»

Mercoledì 27 Settembre 2023 di Angela Pederiva
Rifugio Locatelli «a un italiano del Veneto», ira sudtirolese: «Intollerabile»

Quest’anno ricorre il centenario dell’esproprio del rifugio Locatelli, già Innerkofler, dall’Alpenverein al Club alpino italiano. Ma un secolo non è bastato a placare il rancore per le conseguenze della Grande Guerra sul fronte Austria-Italia: in Alto Adige è polemica per la decisione di affidare la struttura sulle Tre Cime di Lavaredo, dopo i 75 anni di gestione della famiglia di Hugo Reider, ad Angelo Pintossi, titolare di un ristorante ad Auronzo di Cadore. «Un italiano del Veneto», protesta con sdegno Sven Knoll, segretario della Süd-Tiroler Freiheit, al quale ribatte con altrettanta irritazione Gianfranco Munari, presidente del Cai di Padova: «È una falsità, il nuovo affittuario è nato in Trentino».

Il che però non è abbastanza, per il nostalgico partito secessionista che sogna un Sudtirolo di nuovo austriaco.


LE ELEZIONI
Lo scontro si consuma sullo sfondo delle elezioni provinciali, in calendario a Bolzano (e a Trento) per il 22 ottobre. «È sconcertante assistere all’indifferenza con cui un altro pezzo della nostra identità sudtirolese viene svenduto: come può Kompatscher stare a guardare una cosa del genere?», chiede lo sfidante Knoll alludendo ad Arno, l’uscente e ricandidato presidente che è l’alfiere della Südtiroler Volkspartei, il cui simbolo è la stella alpina. Edelweiß, già, come il nome della pizzeria che la famiglia Pintossi conduce sul lago di Misurina. «Angelo e i suoi familiari – dice Munari – sono le persone giuste per portare avanti nel prossimo triennio il rifugio Locatelli, il nostro fiore all’occhiello da 9.000 pernottamenti all’anno. Alla manifestazione di interesse avevano risposto in sei, al bando in quattro, di cui tre altoatesini, che però avevano poca esperienza o hanno presentato offerte più basse. Questo partito cerca di screditarci, ma noi l’avevamo scritto chiaramente che la scelta sarebbe avvenuta “a insindacabile giudizio del Cai di Padova”, quindi non vedo quale sarebbe lo scandalo». 


I CONTRIBUTI
Knoll lo spiega così: «Il Drei-Zinnen-Hütte (rifugio Tre Cime, com’è chiamato dagli alpinisti germanofoni, ndr.) ha un enorme significato non solo storico, ma anche turistico, per il Sudtirolo. Se in futuro lì non si parlerà più il tedesco e il rifugio verrà gestito come gli altri del Cai in Italia, dove si fa solo self-service e non si mangia più al di fuori dell’orario dei pasti, allora ci sarà un danno turistico per il Sudtirolo». Il consigliere provinciale sottolinea inoltre che l’amministrazione di Bolzano «paga annualmente al Cai circa 350.000 euro e quindi ha il diritto di avere voce in capitolo sulla gestione dei rifugi», per cui il Locatelli ex Innerkofler «deve rimanere in mani sudtirolesi». 
Munari sorride: «Di sicuro tutti quei soldi non arrivano alla sezione di Padova, che semplicemente riceve dagli enti i contributi per le spese rendicontate dei lavori effettuati nei propri rifugi, dall’Alto Adige per il Locatelli così come dal Veneto per il Berti. Siamo un’associazione di volontari, come ho ricordato proprio a Kompatscher, quando due settimane fa mi ha convocato per parlarmi del grosso progetto allo studio per portare a valle i reflui della struttura, con una spesa di 3 milioni. Lo scavo in roccia per un tratto di 5,5 chilometri sarebbe anche l’occasione per interrare i cavi dell’elettricità e la fibra di Internet, consentendo così finalmente il pagamento elettronico. Al netto degli stanziamenti pubblici, però, il conto per noi sarebbe di 400.000 euro: comunque troppi, gli ho fatto presente. A quel punto il presidente della Provincia autonoma mi ha detto che per loro non sarebbe un problema comprare il rifugio. Siamo in attesa di un’offerta scritta, ma al momento da parte nostra non c’è nessuna volontà di vendere». Dunque per ora il Locatelli resta di proprietà veneta, con gestione veneto-trentina.
 

Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 13:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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