«Il mio incontro con il re: parlammo di montagna». Paolo Terribile ricorda l'amico alpinista Andreoletti

Aneddoti e storie dell'ex presidente di Unioncamere, che conobbe il sovrano

Mercoledì 5 Luglio 2023 di Dario Fontanive
«Il mio incontro con il re: parlammo di montagna». Paolo Terribile ricorda l'amico alpinista Andreoletti

BELLUNO - Paolo Terribile classe 1931, un nome che ha fatto la storia del mondo economico bellunese. Non solo come imprenditore ma anche come ambasciatore della terra bellunese nella veste di presidente della Camera di Commercio per ben dieci anni e come presidente dei Distretti industriali italiani.

Una vita fitta di incontri e di relazioni pubbliche, ma anche di amicizie e di incontri con personaggi importanti non solo del mondo economico-industriale, della politica e della cultura. Una attività nella quale Paolo Terribile ha avuto occasione di incontrare e conoscere tante persone, e proprio nel leggere sulle pagine de Il Gazzettino la storia di amicizia tra il capitano degli alpini Arturo Andreoletti e del suo attendente Mansueto Fontanive ha voluto raccontare la sua storia di amicizia e gli incontri con il commendatore Andreoletti.

Alpini e montagna

«L'amicizia della mia famiglia con Arturo Andreoletti parte da lontano - racconta Paolo Terribile - e fu un'amicizia importante in quanto tutte le volte che Andreoletti veniva in provincia di Belluno si fermava da noi a pranzo. Aveva una rapporto di interessi molto stretto con mio padre Francesco tra i quali il mondo della montagna e degli alpini». Terribile ricorda: «Mio padre "Chechi" (diminutivo di Francesco) aveva conosciuto Andreoletti in quanto durante la guerra a Belluno non esisteva più la sezione del Cai così decise di iscriversi a quella di Milano. La sezione aveva indetto per i soci un concorso di fotografia sulle montagne redente o liberate e mio padre mandò sei foto sulle Pale di San Martino foto che vinsero il primo premio che consisteva in una medaglia d'Oro che gli consegnò lo stesso Andreoletti». «Iniziò così questa lunga amicizia - prosegue l'ex presidente della Camera di Commercio - che si protrasse per lungo tempo. Tra di loro infatti c'erano molte affinità, non solo perché avevano entrambi combattuto durante la guerra con gli alpini ma anche perché Andreoletti aveva effettuato la prima ascensione della Gusela del Vescovà e mio padre, un po' dopo, l'aveva ripetuta.


I racconti

«Ricordo - continua Paolo - che con me, Andreoletti si intratteneva a parlare quando veniva a casa nostra. Ma parlava poco della guerra. Ricordo solo che mi parlò di un fatto successo sul fronte della Marmolada, di un alpino che si auto lesionò sparandosi ad un piede, fatto questo che lo aveva turbato particolarmente. Spesso con l'inizio dell'estate Andreoletti arrivava con suo cugino ed ero io che lo accompagnavo, attraverso i Serrai a Malga Ciapela da dove Andreoletti saliva al "Rifugio Falier" per trascorrere un periodo di vacanza. Una volta ci accompagnò anche Roberto Sorgato, un nostro famoso alpinista di Belluno, in quanto volevano parlare tra loro di montagna».


A corte

Ma di aneddoti da raccontare, dall'alto dei suoi 92, Paolo Terribile ne ha tantissimi. «Nel 1972, ricordo che era Martedì Grasso, mi trovavo a Lisbona per lavoro assieme ad un mio collega Ambrogio Locatelli - ricorda -. Lavoravamo entrambi per l'export della Zanussi. Quel giorno però eravamo liberi così al mio collega venne in mente di fare una cosa che io pensai assai azzardata: andare in visita dal Re Umberto di Savoia che a quel tempo era in esilio in Portogallo a Lisbona nella sua Villa Italia». Un piano pazzo che però si realizzò. «Ambrogio mi disse che era già stato a trovare il Re anni prima come ufficiale dei Bersaglieri - prosegue Terribile -. Io non avevo preso molto sul serio la cosa ma Ambrogio non ci pensò due volte e telefonò a Villa Italia e la segretaria che rispose disse che il Re riceveva solo su appuntamento. La cosa venne fatta cadere se non fosse che circa un'ora dopo giunse una telefonata in albergo che Re Umberto ci voleva ricevere. Così partimmo per Villa Italia». «A riceverci sulla porta - fa sapere l'ex presidente - c'era il marchese Falcone Lucifero che ci disse "Ricordate che è il vostro Re quindi rivolgetevi sempre come maestà". Quando entrai in una delle prime sale rimasi stupito nel trovarmi davanti tutte le bandiere antiche dei Savoia e su una grande parete la sagoma dell'Italia in legno dove ogni regione conservava un sacchettino di terra».

Il protagonista

«Venimmo ricevuti da Re Umberto e si parlò un po' di tutto - racconta Paolo Terribile -. Poi mi venne in mente quello che mi aveva detto Andreoletti e lo riferii al re: spiegai che avevo saputo da Andreoletti che era stato suo istruttore di roccia e che con lui nel 1937 era salito al Rifugio Contrin. Il Re rimase stupito da quello che gli avevo esposto, mi chiese come avessi fatto a sapere queste cose, così gli disse che Andreoletti era un nostro amico di famiglia. Poi gli dissi anche che Andreoletti aveva intenzione di scrivere le sue memorie. Così oltre a confermare tutto Re Umberto mi chiese che appena rientrato in Italia avrebbe avuto il piacere che mi mettessi in contatto con il commendatore Andreoletti perché gli facesse pervenire tutto quello che lui aveva scritto delle sue memorie in quanto era interessato a leggere». «Così feci - conclude Paolo Terribile - tornato in Italia mi misi subito in contatto con Andreoletti». Ma quei ricordi di guerra erano troppo dolorosi: «Alla mia richiesta di chiedere che gli facesse recapitare gli scritti a Re Umberto mi disse che aveva bruciato tutte le sue memorie in quanto le aveva mandate per sistemarle ad un giornalista bellunese, il quale però queste memorie le aveva completamente travisate».

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