Rifugio Falier, compie 70 anni la sentinella della Marmolada

Dante Del Bon aveva solo 6 mesi quando nel 1953 salì in braccio ai genitori al rifugio Falier: vi è rimasto per sempre

Giovedì 27 Luglio 2023 di Dario Fontanive
Rifugio Falier, compie 70 anni la sentinella della Marmolada

ROCCA PIETORE - Era il 1953 quando, quasi per una scommessa con l'amico Luciano Luciani che aveva gestito il Rifugio Falier l'anno prima, Nino Del Bon boscaiolo di Forno di Canale, oggi Canale d'Agordo, saliva con la moglie Agnese Zuliani e il figlio Dante di appena sei mesi per la prima volta il sentiero della val Ombretta, per prendere possesso del Rifugio "Onorio Falier". Un presidio a 2mila metri ai piedi della "Parete d'argento", la sud della Marmolada, struttura di proprietà della Sezione Cai di Venezia, che pochi conoscevano: quasi nessuno ci saliva perché allora il turismo di massa era ancora lontano. Da quel lontano giorno del giugno 1953, Nino e Agnese Del Bon al Rifugio Falier ci hanno trascorso ben quarant'anni di ammirevole dedizione a questo lavoro per poi passare il testimone al figlio Dante Del Bon che con la moglie Franca per altri 30 anni ha portato avanti la tradizione e il 10 settembre si festeggeranno i 70 anni di gestione Del Bon nel rifugio simbolo della Marmolada "bellunese".


Gli albori

Nino e Agnese Dal Bon nei loro quarant'anni di lavoro in quota hanno visto nascere e svilupparsi quel turismo montano dei grandi numeri.

Hanno accolto schiere di turisti che salivano al Falier volentieri per scambiare due chiacchiere con Nino, ma per lo più per gustare quel prelibato strudel di Agnese e godersi al tempo stesso un panorama unico e stupendo della parete sud della "Regina Marmolada". Al Falier sono saliti i più bei nomi dell'alpinismo dolomitico da Reinhold Messner a Maurizio Giordani, Armando Aste e Franco Solina, da Igor Koller (il cecoslovacco che trent'anni fa aprì una delle vie più difficili sulla sud: la via del "Pesce") a Giovanni Battista Vinatzer e Hans Mariacher. Molti di questi alpinisti salivano la parete sud della Marmolada con la sicurezza che a ogni appiglio a ogni chiodo conficcato nella roccia viva, c'era Nino che con il suo binocolo li seguiva costantemente dal rifugio, pronto a dare l'allarme a valle se qualcosa fosse andato storto. Un presidio importante il Rifugio Falier ed è sempre stato anche per i vari casi di soccorso in montagna: si prestava perfettamente a diventare un ottima base per coordinare le ricerche o per coordinare i recuperi accolti sempre dalla generosità e dalla disponibilità di Nino e Agnese.

La svolta

Nel 1993 dopo ben quarant'anni di ininterrotta gestione Nino e Agnese decidono che era venuto il tempo di passare la mano. Convocano i loro due figli Dante e Bruino e prima di rimettere la gestione nelle mani del Cai di Venezia chiedono se uno dei due fosse stato intenzionato a continuare questa gestione. Così Dante decide di provare per un anno, un anno che ormai sono diventati trenta di appassionata gestione, portata avanti con professionalità nel segno della tradizione e degli insegnamenti dei genitori. Al suo fianco la moglie Franca e della figlia Sara che forse un giorno prenderà il testimone per continuare nel segno della terza generazione. Dante ricorda così il discorso del padre: «Ci disse se uno dei noi due figli fosse stato intenzionato a continuare la gestione del Falier. Io risposi "ci provo io". Forse non ero convinto al cento per cento ma mi dispiaceva vedere il tanto lavoro dei miei genitori di quei quarant'anni passare di mano senza provarci. Direi che anche per me e mia moglie Franca è stata una scommessa, una scommessa che ora dopo trent'anni di gestione considero per noi unica e irripetibile in quanto ogni anno che saliamo quassù in estate proviamo sempre delle emozioni nuove e diverse».

La storia

Il Rifugio fu inaugurato il 15 agosto 1911 col nome di "Rifugio Ombretta" denominazione della valle omonima dove sorge. Durante la prima guerra mondiale fu adibito a comando della 206esima compagnia "Val Cordevole" comandata dal Capitano Arturo Andreoletti, il quale continuerà anche nel dopo guerra ad avere un legame particolare con questo Rifugio dolomitico, tanto che per molte estati divenne un suo ospite fisso, trascorrendo dei lunghi periodi di ferie. Proprio durante la Grande guerra il Rifugio Ombretta venne distrutto dai bombardamenti nell'aprile del 1917 da parte dell'artiglieria Austriaca. Fu ricostruito nel 1939 grazie al contributo economico del conte Onorio Falier, ed è di proprietà della Sezione Cai di Venezia.

La tradizione

E ogni mese di giugno, quando la famiglia Del Bon sale al Rifugio Falier per aprire la stagione la grande tradizione avviata ancora da Nino e Agnese si ripete. Molte persone del paese e tanti altri amici si radunano a casa di Dante e Franca. Poi una lunga comitiva parte alla volta della val Ombretta: chi porta una cassa di birra, chi una damigiana di vino in quanto lassù non si arriva con la funivia e nemmeno con il camion. Si porta ancora tutto a mano o con l'elicottero. E allora per l'apertura tutti quanti salgono portando qualcosa: una splendida tradizione che continua a ripetersi ogni anno.

Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 09:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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